Intervista a Joy

Benvenuta su system failure. Ci puoi parlare del tuo percorso artistico fino a qui?

Salve, intanto grazie per questa occasione di racconto/ascolto. Mi chiamo Maria Chiara Scopelliti, in arte Joy: ho iniziato a suonare la chitarra all’età di 8 anni, spinta dall’incredibile fascino che la chitarra classica di mio padre esercitava sulla mia curiosità. Con il passare degli anni, mi sono sempre più appassionata alla tecnica finger-picking e al mondo della chitarra acustica, un’inseparabile compagna di viaggio. Ho iniziato a scrivere, cantare e arrangiare le mie prime canzoni all’età di 14 anni. Nel mio percorso di formazione musicale ho avuto la fortuna di incontrare e conoscere grandi professionisti, a partire da Riccardo Galardini, compositore, maestro, chitarrista e Beatrice Magnanensi, interprete e vocal coach. Poco prima di iniziare gli studi universitari, ho deciso di far uscire i miei brani dalle pareti dello studio di casa e di condividerle in varie occasioni di musica live. Da lì la partecipazione a rassegne musicali fino al Concorso Canoro “Un mare di stelle” 2019 di Arenzano (GE).

Come è nata in te la passione per la musica?

Come ho già accennato la mia passione per la musica nasce dal calore di casa, dall’amore di mio padre per le sei corde e per i grandi autori del cantautorato italiano e statunitense. Il sostegno degli affetti più stretti rappresenta tutt’ora, a vari livelli, un elemento importante per le mie creazioni.

Come nasce una tua canzone? Parlaci del processo creativo alla base….

Tutto ha inizio dalla musica, un giro di accordi, l’intuizione di una linea melodica, non la ricerca ossessiva di una costruzione armonica, quanto, invece, una sorta di epifania musicale. La sonorità della chitarra acustica, per me, rappresenta letteralmente uno straordinario bacino di ispirazione. Gioco con le accordature, le sfumature armoniche del legno vivo. Il testo viene di conseguenza. Nel mio caso, raramente la genesi di un brano inizia dal testo, questo mi è successo solo un paio di volte.

Quali sono i tuoi ascolti del passato e del presente?

Mi piace spaziare fra molti generi ed esplorare nuove firme. Sul panorama internazionale e non, fra i nomi storici sicuramente devo ricordare (in ordine sparso) James Taylor, Joan Baez, Cat Stevens, Burt Bacharach, Beatles, Queen, Eric Clapton, Bruce Springsteen, Fossati, Dalla, Fabi, Mia Martini, De Andrè, Pino Daniele. Sul versante moderno Amy Winehouse, John Mayer, Ed Sheeran, Coldplay, Lady Gaga, Jamiroquai, Elisa solo alcuni fra i tanti artisti che ascolto ed ammiro.

Abbiamo pubblicato Il videoclip di “Come Billie Holiday”. Ci puoi parlare della genesi di questa canzone?

Il brano nasce una sera di dicembre: stavo tornando da un concerto in macchina… riflettevo su una conversazione avuta poche ore prima. L’argomento riguardava il domani, “questo sconosciuto”: non riuscivo a togliermi dalla testa alcune considerazioni condivise da alcuni ragazzi della mia stessa età, la scelta consapevole di accantonare l’autenticità delle emozioni e delle proprie idee, la volontà di compiacere gli altri, schiacciati dagli idoli delle apparenze. Da qui “Come Billie Holiday”, una canzone che vuole raccontare la forza delle idee, quelle sincere, coraggiose di una personalità che non ha paura di improvvisare; idee capaci di togliersi le scarpe e correre a piedi nudi, lasciandosi alle spalle la polvere dell’indifferenza e della convenienza.

“Come Billie Holiday” e i tuoi lavori precedenti. Quale è la differenza tra loro?

Questo brano ha segnato, sia musicalmente che semanticamente, una svolta nella mia produzione artistica. I contenuti hanno acquisito un nuovo punto di vista e un orizzonte più ampio che guarda a problematiche attuali della realtà che stiamo vivendo. La materia prima resta comunque l’interiorità, una tela potenzialmente sconfinata. L’ispirazione si muove solitamente da esperienze autobiografiche, vicine o lontane. Musicalmente sto sperimentando tecniche di scrittura diverse, mi piace ricercare sonorità coerenti con il significato che voglio esprimere tramite le parole e viceversa.

C’è un album prossimamente in uscita?

Attualmente non sono prodotta da alcuna casa o etichetta discografica, quindi non ho avuto modo di immaginare un progetto discografico. Sicuramente la pubblicazione di un disco e la condivisione delle mie canzoni attraverso canali più ampi è un mio grande desiderio: la partecipazione a varie rassegne di cantautorato è finalizzata anche a questo.

Da dove trai ispirazione per i testi delle tue canzoni?

Dalla vita di tutti giorni, dalle storie incontrate, le sensazioni provate, le attese vissute, le cadute superate, dai miei studi.

Ho letto che suoni cajon, tastiera, guitalele oltre alla chitarra. Quale preferisci tra questi strumenti?

Mi diverte molto suonare il cajon, lo porto spesso negli appuntamenti live, accompagnata da un mio caro amico: la ritmica è, infatti, un altro spunto creativo per i miei arrangiamenti. Energia allo stato puro, un richiamo ancestrale tra mani e cuore.

Tecnica, studio, talento. Come si devono intrecciare in un artista?

Non penso esista una formula univoca, ma la sperimentazione e l’equilibrio fra ascolto, passione ed esercizio rappresentano, a mio parere, fattori imprescindibili.

Come stai vivendo l’emergenza coronavirus. Fino a che punto ti ha danneggiato?

Artisticamente parlando la cosa che mi ha toccato di più è stata l’impossibilità di incontrare le persone, raccontarmi attraverso le canzoni in occasioni di musica live. Tra marzo e maggio ho scritto alcuni brani, ma la voce è rimasta chiusa in se stessa.

Siamo in un mondo in crisi climatica, economica e sanitaria. Quale è il ruolo della musica in questo mondo?

Far interrogare le coscienze, offrire punti di vista e prospettive differenti, far divertire, strappare un sorriso, asciugare lacrime, spronare, incuriosire. È questa una delle cose che più mi affascina della musica: la capacità di rendere personale qualcosa di universale e universale qualcosa di intimamente personale.

Oltre la musica che arti preferisci?

Oltre al cinema e alla pittura amo molto la fotografia; uno dei fotografi che ammiro di più è Steve McCurry. Immagini che attraversano autostrade di luce, scorrono veloci nelle vene e si depositano nei nostri occhi: magia.

Per finire, saluta i nostri lettori e dai qualche consiglio a qualche artista che sta muovendo i primi passi nel mondo della musica.

Mi viene da sorridere perché questa per me è la prima uscita sul mercato discografico, quindi sono tutto meno che un’artista navigata: quello che posso fare è semplicemente condividere una sincera convinzione, vale a dire, l’importanza di scrivere ciò che realmente pensiamo, ascoltare di tutto, senza omologarsi a determinati target o mode, trovare la propria unicità, dire la verità, non cedere alle apparenze, essere curiosi e non aver paura di sperimentare e, soprattutto, divertirsi, divertirsi sempre!

https://www.facebook.com/joy.dore.568

1 thought on “Intervista a Joy

  1. Brava Maria Chiara, le tue parole e le tue canzoni sono un sorso di acqua pura in un mondo inquinato. Abbiamo bisogno delle tue parole e soprattutto dell’energia coinvolgente delle tue canzoni. Ci aiutano a vivere, a sentirci noi stessi, a capire e farci capire. Sono narrazioni che permettono di affrontare situazioni difficili come quella che stiamo vivendo. Grazie Joy

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