Lucia Fodde – Harlem Beats

Sarda, ma trapiantata a Berlino, l’abbiamo conosciuta con il disco Traces of youLucia Fodde coltiva da tempo l’intento di conciliare le sue origini con il jazz. Nel primo full lenght, preceduto dal singolo Dentro questo vento, echi di Sardegna erano evocati nostalgicamente attraverso una musica che pagava il degno tributo alla storia del jazz, mediante ri-arrangiamenti di brano di Chat Beker, Jerome Kern ed altri. Traces of you non è, però, il primo album: Lucia inizia a pubblicare musica con Just One Of Those Things, un omaggio a Cole Porter con il Lov’n Jazz Quartet di Cagliari (Paolo Carrus al piano, Massimo Tore al basso, Roberto Migoni alla batteria). Dopo essersi trasferita a Berlino, nel 2018, Lucia ha presentato al Copenhagen Jazz Festival, l’album Freedom registrato presso il Greve Studio di Berlino, con Davide Incorvaia (piano/synth), Giuseppe Bottiglieri (basso), Jesus Vega (batteria) e Regis Molina (sax). Nel 2020 pubblica i singoli Colours e Inútil Paisagem.

Con il nuovo nuovo disco Harlem Beats Lucia realizza il suo tributo alla musica di Duke Ellington, proponendo quattro ri-arrangiamenti di brani del Duca del jazz. Ad essi si aggiunge un ri-arragiamento da un brano di Charles Mingus, ed un altro di Billy Strayhorn

Già Duke Ellington’s Sound of Love si discosta notevolmente dalla traccia originale, di Charles Mingus: viene ridotta di lunghezza, il sax iniziale viene sostituito da una calorosissima tromba, ma l’autentica novità è la voce, che segue una complessa linea vocale attraversando complesse armonie. La batteria è sullo sfondo, synth elettronici si inseriscono con brevi accenni. Si noti come già dalla prima traccia Lucia sempre protesa a creare uno spazio del tutto personale attraverso il repertorio jazz. Successivamente, la voce scompare per dare spazio ad un solo di tromba, per poi ritornare e chiuderei l brano. Con Moon Indigo Lucia guarda direttamente verso Duke Ellington, rielaborando una sua celebre composizione. Anche questa volta l’approccio è del tutto personale: la batteria è tra la fusion ed il progressive, i leggeri synth elettronici danno notevole spazio alla linea vocale, del tutto diversa rispetto a quella originale. Ascoltando il brano si ha l’impressione di assistere ad un dialogo tra voce e percussioni, fino al solo di tromba, che successivamente conclude il brano duettando con la voce. Heaven è un brano disteso, che sprigiona coralità da ogni modo. Brano luminoso, è diviso in due da un breve assolo di tastiera. Alla mistica sacralità del brano originale di Duke Ellington Lucia sembra preferire un paradiso del tutto terreno, per non dire domestico. In Chelsea bridge, brano lento e denso di armonie cupe, Lucia rende maggiormente evidente quell’alone di mistero già originariamente schiuso dai suoni e dalle accordi. Lucia si cimenta in complessi vocalizzi, sostenuti dalle note. A concludere, ancora una volta è il duetto tra tromba e voce. In a Mellow Tone non è un brano jazz. Si tratta di una composizione tra la fusion e l’ambient, dove ariosi synth accompagnano la voce. Si tratta, senza dubbio della traccia più bella dell’album. L’elettronica crea armonie complesse, creando un paesaggio sonoro estatico e contemplativo, a tratti psichedelico. I riferimenti alla composizione originale quasi scompaiono. A Flower is a Lovesome Thing è un brano tanto caloroso quanto sussurrato. La composizione originale è di Billy Strayhorn,

La duttilità della voce di Lucia è in grado di adattarsi a qualunque soluzione sonora, di muoversi su intervalli complessi e su salti inaspettati. La produzione, di ottimo livello, rende perfettamente percepibile qualunque strumento. Il disco colpisce per l’approccio originale, che svela perfettamente come Lucia abbia trovato una strada personale attraverso il jazz, genere che nonostante sia nato oltre cento anni fa sembra avere ancora molto da dire…

Ascolta Harlem Beats su Spotify a questo link:  https://open.spotify.com/intl-it/album/5fRbBq9qJ5yhhjr48Pv7BB