Intervista a The fottutissimi

Benvenuti su system failure. Ci parlate del vostro percorso artistico fino a qui? Come vi siete conosciuti?

Innanzitutto grazie, ci fa piacere essere qui con voi. Il nostro percorso artistico ha radici lontane, siamo diventati da poco maggiorenni, le nostre prime apparizioni risalgono al 2002. I The Fottutissimi sono una storia di amici e di passione per la musica. Tre sono i dischi fin qui BAD GRASS NEVER DIES (2009), ROCKNROLLGURU (2011) e MERCOLEDì BABILONIA (2013). Poi una lunga pausa di riflessione e di incomprensioni per poi ricominciare oggi con il nuovo ep FELICI O NIENTE ed una formazione allargata a quattro elementi con l’ingresso del chitarrista Davide Lucarelli, un talento ed un amico. Non ricordo quando esattamente ci siamo incontrati, ma abitando in piccole cittadine una vicina all’altra, non potevi non conoscere tutti gli altri che come te suonavano uno strumento. Con Davide è stato un po’ diverso perché lo abbiamo incontrato più tardi.

Come è nata in voi la passione per la musica?

Ascoltando band come gli U2 o i NIRVANA, ma anche i GREEN DAY che ai tempi del liceo riempivano le nostre giornate, ma un po’ tutto il punk rock a cavallo degli anni 80 e 90 quando ancora le chitarre distorte erano una vera moda! L’energia musicale di quei tempi è qualcosa che ancora ci suscita forti emozioni.

Quali altre arti preferite?

Di certo nel cinema troviamo spesso grandi ispirazioni ma anche nel disegno e nell’arte figurativa. Il nostro Ep è d’altronde accompagnato dalle illustrazioni dell’artista Luca Di Sciullo che per ogni brano ha realizzato una sua opera.

Come nasce una vostra canzone? Parlate del processo creativo alla base…

Oggi come ieri ogni canzone dei The Fottutissimi nasce da un riff o un giro di chitarra. I testi arrivano dopo e sono affidati sempre alla penna del nostro cantante Leonardo per tutti noi Lello. Raccontano tanto di lui ma allo stesso tempo anche di ognuno di noi. Gli arrangiamenti in grande parte oggi hanno la firma di Davide ma sostanzialmente ci si arriva insieme alla forma giusta.

Chi sono i vostri miti musicali?

Coloro che interpretano la musica con un grande senso di libertà, che sperimentano nuove strade a che soprattutto attraverso questo riescono a mandare grandi messaggi ed energia a chi li ascolta. Ci sono alcune band che hanno aperto in questo senso delle vere e proprie epoche ma stimiamo anche chi non è conosciuto ed ha un approccio alla musica libero e senza fronzoli.

Abbiamo ascoltato il vostro ep “Felici o niente”. Come è nato? Dove è stato registrato? Qualche aneddoto a riguardo?

Dopo anni di silenzio, ci siamo detti ripartiamo. Ma ripartiamo Felici o niente e questo è diventato il mood del nostro ep sia da un punto di vista di relazioni tra noi ma anche compositivo. Non siamo più alla ricerca di qualcosa che possa piacere a tutti ma preferiamo qualcosa che sia il massimo per noi. Felici di fare la nostra musica in libertà o non se ne fa niente. Le prime registrazioni sono di gennaio 2019. Il disco è stato registrato allo studio Vallemania recording dell’amico Graziano Ragni che da anni è coinvolto in tutti i nostri passi ed è stato mixato e masterizzato in Messico da Jason Carmer, vincitore di un Grammy awards che già aveva collaborato con noi ai tempi di Mercoledì babilonia. A lui affidiamo le nostre registrazioni per avere il sound che ci piace e che sia internazionale.

Perché questo titolo “Felici o niente”?

Beh, dicevo prima. Felici di essere noi stessi o niente. In questo ep ci siamo proprio noi.

Quali sono le differenze tra questo ultimo ep ed i lavori precedenti?

L’ingresso di Davide nella band ci ha spinto in una dimensione differente per arrangiamenti, attenzione alle parti e possibilità di combinazioni. Allo stesso tempo Davide è uno di noi ed è stato così naturale che il disco prosegue bene il cammino già iniziato in precedenza.

Ospiti alla corte di Pino Scotto nel suo Database in onda su Rock TV. Cosa vi ha lasciato di bello questa esperienza?

E’ successo un po’ di tempo fa ma con Pino abbiamo continuato ad avere un bel rapporto. Lui è un rockers vero. Non ti racconto cosa ci dice o scrive quando condividiamo in anteprima con lui l’ascolto dei nostri, brani. Qualcosa di irripetibile, ma Pino è così e per noi è una persona stimolante.

Come è collaborare con Jason Carmer?

Complesso, per via della lingua. Se vedeste la nostra chat durante il mix ci sarebbe da sbellicarsi dalle risate. Alle fine gli diciamo Jason siamo nelle tue mani e via. Lui è un grande professionista.

Autoproduzione per scelta o per necessità?

Noi siamo indipendenti nel vero senso del termine. Oggi Indie in Italia indica a volte anche un genere, diciamo che noi siamo rimasti al significato originale del termine e la nostra è una scelta. Autoprodurci per essere artisticamente liberi.

Siamo in un mondo in crisi climatica, economica ed ora anche sanitaria. In un mondo simile quale è il ruolo della musica?

Lo vediamo tutti, la musica e l’arte in genere sembrano non avere più il proprio approdo. La crisi climatica ed economica va di pari passo alla crisi culturale e di identità della nostra società. Le band possono raccontarne il caos come abbiamo cercato di fare nel nostro brano di chiusura dell’ep La gente normale e dare degli stimoli di riflessioni fuori dal dibattito convenzionale. Se poi non basta saremo i primi a metterci al fianco di chi ha voglia di rivoluzione.

Con quale band o artista emergente vorreste collaborare?

Che dire, penso che a questa opzione io non ci abbiamo mai pensato. Forse il sogno più grande è aprire il concerto di qualche rock band internazionale con un pubblico che ancora non ci conosce ma pronto ad ascoltare il nostro sound. Ecco in questo senso una collaborazione con qualcuno sarebbe interessante. Artisticamente non saprei scegliere davvero.

Per finire, salutate i nostri lettori e date qualche consiglio a band emergenti che stanno muovendo i loro primi passi?

Il consiglio è uno: non svilite mai i vostri brani, suonateli con sfrontatezza, scegliete la via dell’indipendenza, mostrate i vostri muscoli e curate ogni dettaglio. Abbandonate le cover e convincete il locale sotto casa che è arrivato il modo di dar spazio alla musica indipendente. Le cover band (con tutto il rispetto) ci hanno proprio stancato!

Mattia – Bassista The Fottutissimi