PNGazers – Dove il mio pensiero brucia

PNGazers è una band nata nel 2016 da cinque musicanti di lungo corso che, pescando a piene mani in una rinnovata “urgenza creativa”, producono un repertorio al 90% originale, completato da qualche cover di gruppi rappresentativi del nuovo rock italiano (Frigidaire Tango, Marlene Kuntz, Afterhours). Ne esce un rock non convenzionale in forma di ballate, con la forza della lingua italiana e supporto ritmico spesso offerto da due linee di basso.

La line up della band è composta da Stefano Cantoni: voce – Orfeo Ciampa (ex “Le Bambine”): batteria, chitarra acustica – Mirko Antoniolli (ex “Homo Silence”): basso, chitarra elettrica – Matteo Lecce: basso – Francesco Martinello (ex “Cape Canaveral Polaroid”): chitarra elettrica, cori.

Qui parliamo del loro disco dal titolo “Dove il mio pensiero brucia”, completamente autoprodotto dalla band. System failure ha avuto il piacere di ascoltarlo su Bandcamp e quelle che seguono sono le nostre considerazioni a riguardo.

Il disco parte con Quello che vedo, una ballata postpunk che manda il pensiero ad alcune sonorità in stile Gianni Lindo Ferretti(CSI). Infatti Stefano Cantoni sembra più salmodiare che cantare. Un arpeggio di chitarra attraversa tutto il pezzo e cattura tanta nostra attenzione. Canzone senza dubbio tanto poetica ed evocativa.

Segue Alice, qui ed adesso. Qui abbiamo sonorità tra post punk e alternative rock all’italiana. Pensiamo ai già citati Marlene Kuntz e Afterhours e anche ai Verdena o ai Zen Circus. Canzone veloce, dinamica con batteria battente e ispirazione tanto “sporca” e rockeggiante. Qui è un refrain tanto ruvido a serpeggiare per l’intero pezzo.

Con la successiva “Una parola di cinque lettere” la band ha ottenuto il primo posto nel “Caneva Music Contest” 2017. Una canzone che presenta alcune sonorità dei The Cure di tanto tempo fa, dei The Cure nei loro album più dark(Pornography, Seventeen Seconds). Un piccolo capolavoro tra gothic rock e postpunk. Miglior pezzo del disco a nostro giudizio con i suoi tappeti sonori colmi di tetraggine.

Poi arriva Canto d’amore (Quasi-a-modo) che presenta sonorità in parte simili a quelle della canzone precedente. Qui c’è un refrain ossessivo che fa palpitare il nostro cuore con sferzate sonore di contorno. Una canzone in parte orientaleggiante. Qui come altrove tanta poesia e tanta tetraggine. Verso il finale arriva una batteria tanto incalzante a chiudere il tutto.

Altre stanze è la penultima canzone dell’album e anche qui chitarra tanto tetra che mira ai più profondi nostri pensieri con le sue sonorità affascinanti. Anche questa una sorta di ballata postpunk/gothic rock/depressive rock. Verso il finale un’esplosione sonora degna di questo nome. Il tutto poi termina con Amore In-verso che parte con tappeti sonori tanto ambient che mandano la mente ad un certo Aphex Twin degli Ambient works ma anche ai Nine Inch Nails di Ghost o di altre loro canzoni.

Insomma, PNGazers con Dove il mio pensiero brucia hanno fatto un lavoro davvero da encomiare. Prima di tutto hanno fuso cose diverse fra loro e l’hanno saputo fare. Inoltre, molti refrain sono proprio azzeccati e non c’è una sola canzone che non desta interesse, il tiro è mantenuto sempre alto, sono sempre “sul pezzo”. Si nota tanto la loro voglia di sperimentare come anche il loro amore per poesia e parole. Un elogio sublime da parte nostra per PNGazers che con Dove il mio pensiero brucia hanno letteralmente “bruciato” il nostro cuore con il loro fuoco ardente di cantori/giullari di sonorità e parole tanto ammalianti e profonde. Per noi questo disco vale 82/100.