Intervista a Gilberto Ongaro

1)Oggi abbiamo ospite su System failure Gilberto Ongaro(Saffir Garland) del quale abbiamo pubblicato l’ultimo suo video “Ti mando in Congo”. Come è nata l’idea di questo video? Di cosa parla? Spiegaci tutto per bene…

“Ti mando in Congo” è la prima canzone italiana a parlare del coltan in maniera esplicita e diretta. Il coltan è una lega di columbite e tantalite, un elemento indispensabile per far funzionare smartphone, pc e in genere i circuiti integrati. L’80% del coltan si trova nella Repubblica Democratica del Congo, dove per ottenere questa risorsa, sia i soliti potenti occidentali che la Cina, in accordo con le milizie africane locali, hanno costruito un sistema di sfruttamento sistematico. Nelle miniere dove si estrae il coltan vanno anche donne e bambini, e il coltan è radioattivo. Se non vogliamo parlare di malattie, parliamo di donne. Per tenere sotto controllo psicologico le popolazioni, vengono stuprate. E’ una guerra che dal ’96 ha fatto 8 milioni di morti. Quando compri il nuovo cellulare, devi ricordarti che dentro c’è tutto questo. Il video invece è nato cercando di seguire l’allegria della musica, che prende spunto dalla rumba africana. Su YouTube vedevo tanti video di cantanti che sovraincidono la propria voce e poi si moltiplicano in quattro, e ho voluto provare a farlo anch’io. Andrea Liuzza è stato fondamentale alla regia, così come il produttore Alberto Nemo, che non vedete, ma qui mi tirava gli oggetti da fuori campo e io dovevo prenderli al volo!

2)Cosa pensi del rapporto tra musica e controinformazione?

Eh, un rapporto molto complicato. Il problema è QUALE controinformazione vuoi divulgare, e le conseguenze. I veri scandali internazionali alla luce del sole, o le bufale, le scie chimiche e le fantascienze di partito? Pensa a Povia: puoi criticare lo stile (assente), ma con onestà intellettuale, chi altri oggi sta facendo musica con quel tipo di impegno? Il grossissimo problema di Povia è che si è fatto prendere la mano dalle teorie del complotto, la cosa più deleteria e controproducente per chi vorrebbe davvero svegliare le coscienze. Parlare di poteri forti (errore in cui sono caduto anch’io qualche anno fa) e scrivere in maniera populista non aiuta a comprendere il mondo, semmai a mistificarlo e a creare una sorta di fumetto in cui sentirsi sempre i buoni, e dove i cattivi sono degli irraggiungibili massoni (che poi avrei da ridire anche su questa demonizzazione tout court delle massonerie, ma sorvoliamo, se no faccio notte). Invece il colonialista, lo sfruttatore, il truffatore, potremmo essere tutti noi. E non può esserci controinformazione se prima non si ammettono i propri limiti, e se non ci si rende conto che anche noi siamo i cattivi di qualcun altro. Altrimenti rischi di ridicolizzare le tue stesse istanze di giustizia, ed annullare tutti gli sforzi fatti negli anni da chiunque cerca di toccare la coscienza delle persone.

3)In un mondo dove si alzano nuovi muri, un mondo dove si torna a parlare di nuovo di protezionismo, di nazionalismo, in questo mondo quale è il ruolo della musica?

E che ti devo dire, dovremo sorbirci la nuova riedizione di “The Wall” dei Pink Floyd! Scherzi a parte, Roger Waters ha già indicato la direzione nel suo album solista “Is this the life we really want?”. Poi ecco, scusate se sono sempre critico verso artisti e produttori più che verso il pubblico. Il musicista che vuole portare una visione della realtà nelle sue canzoni, non può più fare il predicatore come i cantautori degli anni Settanta, e basta! Non dobbiamo essere dei preti che parlano da un pulpito o da un salotto buono di intellettuali, pensa a Jep come fa a pezzi quella snob ne “La grande bellezza”… Ecco, la musica deve tornare ad essere umana. E allora forse riavvicinerà più pubblico, persuadendolo ad essere più aperto contro i muri, per un fattore di istinto e non di razionalità. Puoi pure scrivere testi di denuncia, ma non va trascurata la musica, l’emozionalità, che invece oggi viene sempre sacrificata in virtù di arrangiamenti appiattiti, che annullano ogni possibilità di vibrazione del sentimento. Prima di dare del bifolco all’ascoltatore, chiediti se il bifolco non sia tu che suoni/canti/produci, perché sei tu che hai l’opportunità e la responsabilità di influenzare le masse.

4)Saffir Garland è un progetto musicale impegnato oltre ad essere un cantautore satirico? Se veicolata in un certo modo la satira sa essere tanto pungente. Che ne pensi?

Che ho sempre tanto da imparare. Io mi definisco satirico, ma a volte cedo a una ricerca poetica priva di ironia. Non sono né Crozza né Montanini. Per essere pungenti i sermoni servono a poco, meglio farsi beffe delle certezze comuni per cercare di evidenziarne le insensatezze.

5) Ho letto che “Nel 2018 uscirà l’album di risposta, La calma dei malvagi, che conterrà il brano Ti
mando in Congo”. Ci puoi dare qualche anticipazione?

Beh, conterrà anche altre due canzoni che saranno pugni allo stomaco. In un’altra invece ho riversato il mio amore per le scatole, scatoline e scatoloni. Parlavamo di muri; ho scritto anche una fiaba dove un muro è importante; poi c’è Tchaikovsky che rinasce negli anni ’80 e diventa glam, ma questa ve la racconto un’altra volta.

6)Ti salutiamo sperando di rivederti presto. Lascia un messaggio ai nostri lettori…

“La civetta di Atena dorme, portando al mondo un danno enorme”. Vi saluto tutti, ad maiora!

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