Intervista a Vanexa
1)Benvenuti su System failure. Parlateci del vostro percorso artistico fino a qui, voi che avete cominciato tanto tempo fa…
Ok, inizio “carriera” con il nome Vanessa 1979, sound molto Rock/heavy ma cantato in Italiano. Primo album (ufficialmente riconosciuto dalla stampa specializzata come primo Disco di H/M uscito in Italia ) “Vanexa” s/t registrato 1982 uscito 1983 per la Durium Rec. Formazione Marco Spinelli voce, Roberto Merlone guitars, Sergio Pagnacco bass e Silvano Bottari Drums. Nell’ 83 partecipammo come Headliner e presentammo l’album al primo Festival H/M di Certaldo (Firenze). A seguire, dopo vari problemi legati al management e sfighe varie, pubblicammo “Back from the Ruins” 1986. Questi primi due Album sono ancora oggi considerati come puro Heavy Metal in linea con la scuola NWOBHM. Pausa di diversi anni, senza abbandonare mai la scena live, e uscita nel 1994 dell’album “Against the sun” con nuova formazione, aggiunta del tastierista Giorgio Pagnacco e per la prima volta Roberto Tiranti alla voce. Album di transizione tra il vecchio H/M classico e la ricerca di nuove sonorità. In mezzo a tutto questo sono uscite varie compilation, un live, l’ album Armless dei “404 not Found”, genere Hard Rock Psych in cui eravamo già presenti io Sergio e Artan ed un album (1979-1980) con inseriti inediti e live del periodo in cui cantavamo in italiano. Ultimo album “Too Heavy To Fly” uscito nel 2016 vede nella nuova formazione, oltre a me e Sergio, Andrea “Ranfa”Ranfagni alla voce, Pier Gonella e Artan Selishta chitarre.
2)Come è nato il nome Vanexa?
Il nome Vanessa è legato al primo periodo musicale quando cantavamo in italiano e il sound era leggermente più morbido, si trasformò in Vanexa quando decidemmo di cantare in inglese trasformando il sound in puro Heavy Metal.
3)Perchè come genere musicale avete scelto proprio l’heavy metal? In che rapporto vi sentite con i grandi nomi del passato di questo genere musicale?
Le nostre radici musicali (eccetto Pier che è più giovane) sono legate agli anni 70 e nei primi anni ‘80 siamo stati tutti coinvolti nei nuovi suoni dell’H/M. Era inevitabile, per chi suonava in quel periodo, non farsi travolgere da questo genere musicale. Noi abbiamo avuto solo la sfortuna di non essere inglesi o americani, probabilmente la storia dei Vanexa sarebbe stata differente. Non tutte le Band che arrivavano da oltre manica erano valide, noi avremmo potuto avere qualche possibilità in più.
4)E’ stato ristampato il vostro disco Too heavy to fly. Parlateci delle sonorità di questo disco oltre a dirci qualcosa sulla sua genesi e su come è stato registrato.
Too Heavy To Fly è nato di getto dopo il mio incontro con Ranfa ad un Festival di Genova. Notai subito l’ottima timbrica vocale che sentivo molto vicina al sound su cui stavamo lavorando da diversi mesi con il resto della Band ma eravamo senza frontman, quindi discutemmo con Ranfa sulla possibilità di unire le nostre potenzialità e lui ne fu subito entusiasta. Pochi mesi di prove e entrammo in sala di incisione “Music Art” di Pier Gonella. Pier è un professionista sia come chitarrista che come tecnico di studio e ha tanta pazienza (vi garantisco che con noi ce ne vuole…), il resto della band ha messo tutta la sua esperienza a livello di tecnica e gusto. Nel prodotto finale credo che si senta tutto questo.
5)Quale traccia preferite di questo album? Quella alla quale siete più legati…
L’Album a mio parere risulta molto omogeneo e si riconosce il nostro sound, questa era la nostra priorità, personalmente direi che sono molto legato a “Too heavy to fly”, “Paradox”, “007”, Traveller e “Kiss in the dark”. Parlo per me chiaramente…
6)Qualcosa sulla cover? Che ci potete dire a riguardo?
L’artista Kabuto di Genova ha realizzato la cover (apprezzata veramente da tutti i fans e da noi). Sergio credo lo abbia conosciuto sul web e abbiamo capito subito che faceva al caso nostro. Il poster contenuto nella special ed. del vinile è invece opera di Franco Ori, artista rinomato a livello internazionale per il suo stile anni ’70.
7)The grave è una bonus track di questo album e nuovo singolo della band. Di cosa parla?
Il brano è ispirato dall’antologia di Spoon River, scritta da Masters. L’assassinato chiede al suo esecutore di confessarsi davanti alla sua tomba e davanti al mondo. Lui aveva ancora tanto amore da dare e solo la risposta darà pace alla sua anima.
8)Che messaggio volete trasmettere con la vostra musica?
Quello che vogliono tutti i musicisti, trasmettere forti emozioni, a volte di rabbia a volte di dolcezza, ma portare tutti per qualche minuto, con la nostra musica, lontani dalla realtà di questo mondo di merda in cui viviamo.
9)Raccontateci come nascono le vostre canzoni e diteci se c’è un quid che le accomuna tutte…
Direi di no, molto nasce dalle improvvisazioni. Le nostre personalità, se pur differenti, si riversano sul nostro modo di suonare, c’è chi è più istintivo, come me ad esempio, e chi è più tecnico e ognuno di noi ha un background differente. Giusto che sia così, in questo modo nelle nei nostri brani c’è l’anima di ognuno di noi.
10)Riuscite a conciliare la vostra vita con la vostra carriera musicale? Quanto tempo provate a settimana?
Purtroppo non riusciamo a dedicare quanto tempo vorremmo alla musica. Le vite personali di ognuno di noi sono legate al lavoro, famiglia ecc. e nonostante tanti anni che suoniamo non viviamo di solo musica…
11)Quanto è importante secondo voi emozionare il proprio pubblico con sonorità “toste”?
(Ho già risposto nella domanda 8)
12)Avete dei progetti nuovi in cantiere?
Si, è in uscita la ristampa su cd e vinile di “Too Heavy to fly” in special ed. con una bonus track (brano inedito), un nuovo video, e un nuovo album con sorprese che speriamo spiazzeranno l’ascoltatore. Chiaramente continuare a suonare dal vivo resta sempre imprescindibile!
13)Ora un messaggio per le tante band italiane che cercano di tenere alto il nome del metal…
Tenete duro!!!
14)Per finire salutate i nostri lettori….
Vi aspettiamo al prossimo concerto!!!