Intervista a Tibe

Tibe è innamorato delle parole…Puoi commentare questa affermazione?

Le parole per me sono sempre state un mezzo di grande valore e ho sempre cercato di utilizzarle per rendere nitidi i miei pensieri. Provo un grande senso di piacere e di sollievo quando le parole prendono ordine e riescono a esprimere un concetto nel modo esatto in cui lo penso. L’amore per le parole nasce da un senso di soddisfazione quando sintetizzano uno stato d’animo e lo rendono facilmente condivisibile a chi le ascolta.

Cantautore con influenze urban? Perché proprio l’urban e il cantautorato e non altri generi?

Per questi due generi hanno come protagonista le parole. Sicuramente nel mio modo di fare la mia musica questi due generi sono quelli da cui prendo più ispirazione concentrandomi particolarmente sul testo. Ma come mio ascolto personale spazio in qualsiasi genere, prediligendo spesso e volentieri anche genere in cui non è previsto l’uso delle parole, come il jazz. Genere a cui rimango molto legato da un punto di vista stilistico e di sonorità.

Quale è il filo rosso che unisce le tue canzoni? Come nascono?

Il filo rosso delle mie canzoni direi che sono io, non vorrei essere eccessivamente sintetico in questa risposta. Ma non ho mai pensato a una storia da seguire se non la mia vita. Nascono con io che mi alzo dal letto e ho voglia di scrivere.

“Pain au chocolat”. Di cosa parla questa canzone? Con che spirito è nata?

In questa ultima canzone ho voluto semplicemente ricordarmi quali sono le cose importanti per me. Senza parafrasare il testo che non mi sembra il caso, parla del coraggio che non è solo superare la vergogna o l’imbarazzo di essere se stessi ma è anche tante altre cose. Parla della vita, alcune volte bisognerebbe un po’ prenderla come viene come le cose che ci capitano. Nel testo parlo di un altra figura e può sembrare che mi rivolga a questa ma parlo di me stesso con me stesso, cercando di ricordarmi nell’insoddisfazione che alcune volte ci accomuna, di riordinare le priorità, lasciandomi andare nelle braccia delle piccole parzialità di cui siamo composti.

Oltre la musica che arti preferisci?

Mi diletto particolarmente nella fotografia. Credo che mi aiuti quando non ho voglia di scrivere o non mi sento particolarmente ispirato, è una forma d espressione che mi permettere di conservare un immagine che un giorno potrò utilizzare nella mia musica.

Siamo in un mondo al collasso per diversi aspetti. Quale è il ruolo della musica in questo mondo?

Io credo fortemente nell’intrattenimento. Il problema principale per me rimane la credibilità delle intenzioni. Ci sono artisti che riescono ad essere comunicativi pur non dovendo raccontare l’epopea omerica della struggle della loro vita, perché a conti fatti non interessa a nessuno. Per me l’importante è ascoltare delle canzoni che mi distraggano dalla quotidianità certe volte noiosa che tutti abbiamo. Con ciò non voglio essere cinico e dire che dobbiamo scrivere baggianate anzi. Il ruolo della musica dovrebbe spronare le persone ad essere sempre più loro stesse, felici imperfette e impaurite come tutti.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Fare dischi…