Intervista a THE THINGS WE HIDE

Benvenuto sul nostro sito. Puoi presentare pure il progetto musicale ai nostri lettori?

Jacopo: The Things We Hide è il nome di un’esperienza musicale nata nel 2019, con l’idea originaria di un trio votato a un sound quasi del tutto elettronico, che valorizzasse soprattutto l’alternarsi di due voci (una maschile e una femminile); con il tempo, in particolar modo grazie all’ingresso di musicisti inizialmente unitisi al progetto per supportarlo nella parte live, abbiamo cambiato forma e ci siamo trasformati in un collettivo musicale. Questo nuovo volto è molto più completo e soddisfacente, specialmente perché ci permette di sperimentare molto di più e di coinvolgere talenti sempre più numerosi nel percorso che abbiamo intrapreso.

THE THINGS WE HIDE. Ci puoi spiegare perché questo nome per questo progetto musicale?

Jacopo: Il nome è arrivato agli inizi: ci sembrava riassumesse bene le tematiche che abbiamo sempre voluto trattare – una su tutte il non detto, i sentimenti contrastanti che ribollono dentro nei momenti più bui di una storia d’amore (e che spesso vanno ricacciati giù, alla bocca dello stomaco).

The opposite side of love: una riflessione a cuore aperto su un amore senza lieto fine, una storia che comincia dal finale e in cui l’addio è il passaggio necessario per la liberazione. Puoi commentare queste parole…

Jacopo: La protagonista e “narratrice” del brano si rivolge alla persona amata – una persona fortemente tossica e nociva per il suo cuore – rievocando la loro relazione dolorosa e al contempo liberandosi dalle catene, lasciandola al suo destino di solitudine senza per questo provare altro rancore. In qualche modo, questo finale amaro è una grazia divina, la salvezza tanto desiderata, un nuovo capitolo.

After Life Music Dimension e Cristiano Sacchi. Come è collaborare con loro?

Jacopo: After Life Music Dimension è casa nostra, la casa di tutti noi da ormai molti anni. Marco Germani, chitarra solista e principale arrangiatore del progetto, ne è direttore artistico e mente, e questo sia per The Things We Hide sia per una serie di altre realtà artistiche come Limbo Neutrale (e diverse cover e tribute band che da tempo calcano le scene locali e non); a Marco questo progetto deve praticamente tutto, sia dal punto di vista tecnico che artistico che gestionale: la sua esperienza è la nostra bussola. Cristiano Sacchi – già batterista e fonico per importanti act del panorama rock emergente in Nord Italia – dà invece un contributo chiave nel mastering, momento finale della produzione dei brani; in quello che sarà il nostro futuro album, la nostra collaborazione sarà continuativa.

Come hai elaborato il tuo particolare sound?

Jacopo: In questo progetto ognuno ha portato davvero del suo; partiti dalla musica elettronica “pura”; abbiamo lentamente contaminato il sound con influenze prog, industrial, metal, alternative rock. Non ci siamo mai voluti porre limiti: ogni canzone è volutamente diversa dalle altre, anche in maniera sfacciata – ed è un viaggio che ricomincia da zero, tutte le volte.

Anna Campisi. Una domanda per lei…Hai frequentato scuole per il canto o sei autodidatta. Quali difficoltà hai incontrato nel tuo percorso artistico?

Ho frequentato una scuola di canto moderno per sette anni, dedicandomi allo studio di vari generi musicali. Mantenere una routine di studio costante é una delle più grandi difficoltà che si possono incontrare in un percorso artistico, ma grazie alla passione si riescono ad ottenere grandi risultati e molte soddisfazioni.

In un mondo al collasso per diversi aspetti quale è il ruolo della musica?

Marco Germani: La musica ha sempre avuto uno scopo aggregativo e sociale inoltre rappresenta il momento storico in cui è stata composta, essendo un parto dell’essere umano può tranquillamente essere utilizzata come metro per giudicare i progressi e le stasi della nostra razza, ultimamente stiamo vivendo un periodo confuso, infatti si tende molto a copiare la musica del passato reinventandola e riproponendola con sonorità più curate dato che abbiamo sistemi di registrazione e strumenti molto raffinati e precisi, questo non è un né un bene né un male, perché copiare ti insegna molto, ma sperimentare è fondamentale per trovare il proprio sound.

Tecnica, talento e studio. Come si devono intrecciare in un artista o in una band?

Marco Germani: tutto è studio perché se non ci si applica non si ottiene niente, ogni artista deve trovare un proprio metodo per migliorare le proprie abilità e diventare più bravo, in una progetto musicale tutti mettono sul piatto le proprie competenze e capacità che devo funzionare nell’insieme, essere fenomenici non è così importante, ma il talento è anche funzione della propria personalità, un artista che non capisce la propria attitudine farà poca strada e ultimamente anche nel mainstream si vedono individui che si atteggiano a qualcosa che in realtà non sono, bisogna trovare un equilibrio tra tecnica, studio e personalità, questo determina il talento.

Per finire, saluta i nostri lettori e parlaci dei tuoi progetti futuri…

Jacopo: Come già accennato, abbiamo iniziato a lavorare al nostro nuovo album (il primo, “The Law of Love”, è anch’esso disponibile su tutte le piattaforme digitali); il nostro obiettivo principale è pubblicarlo entro la fine del 2023, impegnandoci per trovare un’impronta sempre più riconoscibile e per spingere la nostra musica lontano dai nostri (ancora troppo) stretti confini. Grazie a tutti per l’attenzione!

Il singolo(artwork sopra) è disponibile su tutti i più importanti store digitali:

YouTube: https://youtu.be/6c3ZpbcMPvo
Apple Music: https://apple.co/3uHl5Uy
Spotify: https://spoti.fi/3FUFD2F

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