Intervista a STON

Benvenuto sulle pagine html del nostro sito. Hai suonato in diverse band. Ci puoi raccontare qualche aneddoto?

Avendo lavorato con persone diverse in contesti diversi mi sono capitate le situazioni più strane e disparate. La più assurda è stata durante un concerto nel vicentino: volevo provare un nuovo costume di scena che includeva una cravatta “a led” ma non avevo mai provato ad usarlo in prova. Appena abbiamo cominciato a suonare ha continuato a sentirsi un rumore fastidioso di elettricità statica nelle casse per tutta la durata del concerto. Pensavamo fosse stato un jack malfunzionante, ma in realtà era la cravatta che faceva interferenza con i pickup della mia chitarra.

Musicista e produttore. Quale preferisci dei due e perché?

Se devo scegliere tra le due preferisco musicista, in quanto dal mio punto di vista niente può sostituire l’organicità di uno strumento o l’abilità tecnica di un virtuoso. Secondo me però sono due facce della stessa medaglia, in entrambi i casi usi le tue abilità per fare musica ed esprimere te stesso.

“Underdogs”, EP autoprodotto in collaborazione con il collega di vecchia data Seabass. Lo presenti ai nostri lettori?

Underdogs(Artwork sopra) è il risultato di un primo tentativo di progetto solista che non mi aveva del tutto convinto. Era qualcosa che usciva dalla mia comfort zone ma era ancora troppo legato alla musica che facevo già con altre persone. Ricordandomi dei brani che mi aveva fatto sentire Sebastiano (seabass) ho pensato che ci volesse comunque un aiuto esterno per riuscire veramente ad “uscire dalla bolla” e fare qualcosa di veramente diverso. Così mi sono messo in contatto con lui e gli ho passato tutto il lavoro che avevo fatto finora. Da qui è nata la prima vera bozza del progetto e ammetto che ad entrambi aveva convinto così tanto che non riuscivamo a smettere di ascoltare i brani. Purtroppo, per motivi personali di entrambi, abbiamo dovuto sospendere il progetto ma questo non ci ha fatto smettere di ascoltare quei brani. Così quest’anno abbiamo deciso di ritrovarci e finire il lavoro, abbiamo sistemato l’equalizzazione dei pezzi e aggiunto qualche miglioria generale. Il risultato finale di questo processo di rifinitura è quello che potete ascoltare ora.

Come è collaborare con Seabass?

Io e seabass siamo due artisti con un carattere simile e questo ha i suoi pregi e i suoi difetti: abbiamo entrambi una idea precisa di ciò che vogliamo dalla nostra musica e questo porta molto spesso a scontri se le idee non coincidono. Tuttavia, vogliamo entrambi che il prodotto finale rispecchi il massimo delle nostre capacità e dei nostri sforzi ed è lì che il gioco di squadra si è sentito veramente. Questa collaborazione si basa proprio su questo principio di spingersi fino a dove si riesce ad arrivare con le proprie forze ma poi vedere se si riesce a migliorarlo ancora con l’aiuto di un artista che ha un’opinione, uno stile e un modo di produrre diverso dal tuo. Con questo metodo credo che entrambi abbiamo migliorato non poco il modo che abbiamo di produrre musica.

Con chi altro vorresti collaborare adesso della scena indipendente italiana?

Sarò sincero: personalmente non ascolto molta musica italiana di questo periodo storico; perciò, non ho una preferenza specifica su una possibile collaborazione musicale. Tuttavia, sono sempre aperto a proposte di collaborazione indipendentemente dal genere o dalla musica di appartenenza, quindi credo si possa dire che mi vedrei produrre musica con chiunque voglia farlo con me (che sia per divertimento, per sperimentare o per interesse verso i miei lavori)

Chi sono gli artisti EDM che più ti appassionano?

Gli artisti che sto seguendo più di frequente sono Marc Rebillet e DVRST. Nei lavori del primo sono capitato per puro caso navigando sui social network. Una volta scoperto il suo canale YouTube, mi si è parato davanti un nuovo modo di produrre e concepire la musica che è sia divertente sia sfidante, in quanto completamente basato sul concetto di improvvisazione e sull’utilizzo del loop per costruire una melodia complessa da pochi strumenti essenziali. Al secondo sono stato introdotto dal crescente interesse verso il genere Phonk che sta spopolando ultimamente nella cultura meme, i cui elementi che la distinguono lo rendono un genere molto semplice da produrre nel pratico ma (a mio parere) anche incredibilmente versatile. DVRST è uno dei tanti artisti portavoce di questo genere, ma trovo che il suo lavoro si distingua rispetto agli altri, come se avesse un suo proprio timbro che ti permette di riconoscere che la musica è la sua.

In un mondo come il nostro, al collasso per tanti aspetti, quale è il ruolo della musica secondo te?

La musica in questo periodo storico è lo specchio di quello che è il nostro attuale metodo di pensare e vivere la vita. È come una voce narrante che va a esporre quelli che sono i sentimenti comuni delle persone di diverse generazioni che si scontrano su quello che sembra un mondo grigio e un destino che viene descritto come inevitabile dalle principali fonti di informazione: c’è chi preferisce ignorare la negatività e cerca di trovare un modo per portare gioia a chi lo ascolta; chi vuole esprimere il suo malcontento e la sua rabbia nei confronti della società e vuole usare la sua voce per cambiare le cose; c’è chi abbraccia il caos e si fa agitatore di folle, come se ci si stesse preparando ad un imminente collasso; infine c’è chi cerca di aggrapparsi a quello che ha e vuole semplicemente vivere il suo momento finchè sarà possibile. Per quanto queste parole sembrano quasi descrivere un evento post-apocalittico, alla fine la musica è l’espressione più antica della nostra natura, reagendo e riflettendo i nostri bisogni essenziali e un istinto di sopravvivenza più o meno marcato a seconda di quanto la società sia in grado di soddisfare questi bisogni.

In un live per te cosa non deve assolutamente mancare?

Per me non deve mai mancare una sorta di interazione con il pubblico: ogni artista ha il suo modo, ma se la gente che ti sta ascoltando non si sente parte di uno spettacolo non credo che sentiranno il bisogno di vedere ancora quell’artista. Se non fosse così, perché esistono persone che rivedono lo stesso artista anche nell’arco dello stesso anno?