Intervista a Miller’s Wave

Benvenuto sul nostro sito. Come è nata in te la passione per la musica? Perché l’elettronica e non altri generi?

La passione è nata quando un mio compagno del liceo mi insegnò alcuni accordi al pianoforte, folgorandomi in maniera definitiva e irrecuperabile. Fino a quel giorno non avevo mai mostrato interesse per la musica, ascoltavo un paio di audiocassette di Vangelis e un vinile dei Goblin di mio padre; addirittura alle medie il professore di musica sancì che io e la musica non avremmo mai avuto niente a che fare… mai dire mai, evidentemente. In realtà suono e soprattutto ascolto anche altri generi, amo il rock, il pop anni ’80, la musica corale, la musica per videogiochi e per film (anche quella orchestrale di John Williams, Danny Elfman o del mio amato James Horner).
 L’elettronica però mi permette di comunicare meglio delle sensazioni che spesso sono difficili da codificare anche per me stesso, figuriamoci per un eventuale ascoltatore. Anche nel rock, soprattutto nel Progressive anni ’70 e in molte cose del decennio successivo, sono sempre stato attratto dai suoni elettronici, è come se mi permettessero di arrivare ai sentimenti più profondi dei musicisti prendendo una sorta di scorciatoia. E poi sono un fanatico dei film Horror degli anni ’80, lì ci sono un sacco di sintetizzatori e darei qualsiasi cosa per conoscere i compositori che ne hanno fatto la storia.

Chi sono i tuoi modelli musicali?

Musicalmente sono nato con i Queen e con i Pink Floyd (oltre che, come già detto, con i dischi degli anni ’70 di mio padre). Nel frattempo però sono arrivati i Radiohead, Enya, Vangelis e tutti quei compositori di musica per film, come Charles Bernstein, John Carpenter, Christopher Young e soprattutto il mio idolo Angelo Badalamenti. Se dovessi scegliere di abbracciare uno di loro per un giorno intero, sarebbe sicuramente lui. Oppure Michael Z Land, il compositore della Saga di Monkey Island.

Come nasce una tua canzone? Che ambiente hai intorno a te per creare la tua musica? Che programmi o tools usi?

Ogni volta che “programmo” di produrre un pezzo in un momento preciso della settimana fallisco miseramente. Nella maggior parte dei casi improvviso con vari strumenti fin quando non arriva qualcosa di sensato e utilizzabile. Ogni tanto recupero pezzi di queste improvvisazioni e provo ad incollarle tra loro per vedere cosa succede… spesso queste cose rimangono archiviate per mesi prima che ne trovi un qualche scopo; la cosa bella è che una volta trovata una direzione è difficile che mi alzi dalla sedia se prima non ho finito almeno una struttura ben definita.
Per quanto riguarda l’ambiente in teoria avrei un home studio con diverse tastiere e altoparlanti, ma finisco sempre per lavorare in altri ambienti con il portatile (con Logic Pro X) e le mie figlie che mi girano intorno. È impossibile concentrarsi e forse il bello è proprio questo. Uso diversi virtual instruments e un paio di synth di 30 anni fa, ma nella maggior parte dei casi registro in audio tutto quello che faccio, in modo da impormi dei limiti sulla quantità di modifiche che posso effettuare ad una parte. Il MIDI è essenziale per comporre colonne sonore emulando l’orchestra, ad esempio, ma in un disco come Outdoor Recreation utilizzarlo sarebbe stato complesso e frustrante.

Fuori dal 26 ottobre “Outdoor Recreation”, il tuo primo album. Lo puoi presentare in poche righe “fulminanti” ai nostri lettori?

Dunque, consiglio di ascoltarlo in cuffia tutto d’un fiato e di immaginare una storia. In questa storia ci sono dei bambini, la natura e le fobie infantili, a volte ridicole, altre volte ben giustificate. Molto probabilmente sarà una storia ben diversa da quella che ho in mente io, ma mi piacerebbe moltissimo conoscerla!

Quale è la traccia dell’album a cui tieni di più e perché proprio quella?

“Flourish in our Homes”. L’ho assemblata con in mente dei ricordi precisi, di un periodo definito della mia infanzia, in preda ad una nostalgia davvero potente.

Quanto è importante la ricercatezza musicale per te?

Sono importanti la coerenza e una certa onestà. Può aver senso stratificare all’infinito, facendo milioni di tentativi e ricercando i voicing più assurdi se questo permette di esprimere al meglio il messaggio che si vuole trasmettere. Altre volte può avere senso improvvisare e lasciare tutto com’è, l’importante è che si faccia con cognizione di causa. In tal senso lavorare con altri è utile perché consente di avere altri pareri in tempo reale, c’è un grande rischio di innamorarsi delle cose che si buttano giù quasi a caso solo perché si ascoltano continuamente mentre vengono costruite. Una certa tecnica e conoscenza dei linguaggi compositivi consente di affrontare questo pericolo con maggiore tranquillità.

In un mondo al collasso per tanti aspetti quale è il ruolo della musica secondo te?

Fare e ascoltare musica sono attività incredibilmente terapeutiche, si tratta di un modo diverso di meditare, e la meditazione è la chiave per il futuro. Oggi chiunque, anche e soprattutto un bambino, può comporre con un computer o uno smartphone o con uno strumento musicale qualsiasi, basta avere sensibilità e pazienza. Bisognerebbe però ricominciare ad ascoltare la musica come facevano i nostri nonni e genitori, dedicando quella mezz’ora senza distrazioni, solo noi e le nostre cuffie o impianto stereo. Le sensazioni che possono venir fuori sono davvero sorprendenti e possono fare bene al mondo intero, ma non è niente di nuovo, solo che ci siamo scordati come si fa.

La musica è in grado di dirci chi siamo? Da dove veniamo?

La musica apre delle porte nel nostro profondo, ci permette di dialogare con noi stessi in un modo ogni volta diverso e inedito. Sono piuttosto contento di questa domanda perché è un po’ il senso del mio EP. Senza dire troppo e mettere troppa carne al fuoco, spesso si può andare molto più oltre rispetto a queste due, già complesse, questioni esistenziali. Ci vogliono soltanto attenzione, sensibilità e calma.

Per finire, saluta i nostri lettori e parlaci di qualche tuo sogno nel cassetto o ambizione di artista…

Spero sia solo l’inizio di una conoscenza reciproca, mi piacciono tantissimo il dialogo e il confronto e spero possano continuare a lungo. Il mio sogno è avere sempre la motivazione per continuare a fare musica all’infinito, magari collaborando con i miei grandi idoli. Ti ringrazio moltissimo per le tue domande, per nulla scontate.

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