Intervista a Joshua Thriller

Bentornati sul nostro sito. Ci siamo conosciuti con “Cloud on the water”. Ora siamo all’ep di cui questo singolo fa parte. Ci parlate della genesi dell’ep?

Giorgio: L’EP “Milkshake” è nato praticamente in un mese e mezzo di lavoro, dove mi sono buttato a capofitto nella scrittura e nella registrazione insieme alla mia compagna a collaboratrice Elektra. Tra Novembre e Dicembre 2022 abbiamo finito tutte le tracce, approfittando di un flusso creativo che non si manifestava da tanto tempo. Gli overdubs di voci e chitarre sono stati un gioco da ragazzi.

Alessio: Sono entrato nella band dopo aver sentito “Cloud on the water” e “Things i don’t say”, il progetto prometteva molto bene e quando siamo arrivati in sala non c’è stato bisogno di molte parole, la musica ha fatto tutto il necessario. L’idea dell’ep era già nella testa di Giorgio, i brani erano pronti e si respirava nell’aria il bisogno di pubblicare questa musica che suonava al contempo nuova e nostalgica, con sonorità ed elementi musicali piuttosto catchy. C’era bisogno di un primo passo per dire “ci siamo anche noi, siamo pronti a suonare la nostra musica e a condividerla”, e l’ep è stato proprio questo, un primo passo fatto di libertà espressiva, passione, divertimento e tanta voglia di condividere.

Di cosa parlano le canzoni dell’ep?

Giorgio: Amore, passione, introspezione, sesso… la solita roba. (Ride)

Cabin Music Studio di Catania. Come è collaborare con loro?

Giorgio: Cabin Music Studio è una piccola realtà ma per me è come casa. Il suo proprietario si chiama Carmelo Spadaro ed io ho l’onore di suonare il basso per lui nel suo progetto “Nesima Park”. In questo studio ci ho passato davvero tanto tempo. Registrare con Carmelo è relax puro: lui preme REC e ti lascia esprimere al massimo. Ti incoraggia a fare un’ulteriore take se ne senti la necessità ma ti lascia anche scegliere un “buona alla prima” con altrettanta facilità.

Quale è il filo rosso che unisce le vostre canzoni?

Giorgio: non saprei: È un mix tra necessità di produrre qualcosa per cui essere ricordati ed il semplice piacere di scrivere canzoni.

Produciamo, inventiamo, scommettiamo su noi stessi. Joshua Thriller possiede questo spirito”…diteci qualcosa in più dello spirito della band. Perché questo nome?

Giorgio: lo spirito è quello dell’ironia e dell’autoironia. Siamo di Catania, una città nota per il suo spirito volto alla “farsa”. Purtroppo molti progetti artistici che nascono nella nostra città sono davvero seriosi; tutti cupi e avvolti da un’aura di mistero quasi gotico. Guarda la copertina del nostro EP. Quelli “non siamo noi”, sono dei personaggi che non rispecchiano necessariamente quello che siamo individualmente. Ma giochiamo con le immagini e i concetti. Ce li portiamo a spasso. Perché questo nome? Perché siamo la versione pulita di Marilyn Manson. Produciamo arte benevola. Niente mistero, niente oscurità.

Alessio: Joshua Thriller è un nome nato un po’ per scherzo da un gioco di parole che voleva unire i titoli di due album storici (the Joshua Tree degli u2 e Thriller di Michael Jackson) e che per strane coincidenze, accomuna una parte del background di tutti noi componenti della band. Alla fine incarna alla perfezione lo spirito della band: un incontro di background diversi che messi insieme quasi per gioco, creano qualcosa di cazzuto e che suona bene!

“Mr. Granny Lover” e “Waiting”, due brani che la band definisce di “concettuale voyeurismo”. Ci spiegate questa affermazione?

Sono canzoni scritte dalla prospettiva di qualcuno che guarda dall’esterno ciò che accade. Non ne è protagonista. È quasi un cronista. “Concettuale Voyeurismo” è semplicemente una definizione che suona bene!

“It’s only up to you”, un invito alla consapevolezza con una rilettura tangibile della filosofia tolteca. Potete dirci qualcosa in più riguardo questa filosofia?

Giorgio: Questo è qualcosa in cui crediamo veramente. È tutto nel titolo. Qualunque cosa tu creda, qualunque cosa tu faccia, qualunque cosa tu possa immaginare, tutto dipende da te. Sei l’artefice di ciò che ti accadrà. Non potrebbe essere altrimenti.

Quale è la cosa più importante nello scrivere una canzone secondo voi?

Giorgio: Comunicare uno stato d’animo attraverso il suono.

Alessio: La composizione è un’arte ma anche una scienza esatta. Ho avuto la fortuna di studiare con un compositore di altissimo livello, e ho imparato che la chiave sta nel trovare un equilibrio tra quello che sono le regole tecniche, la teoria, la “scienza” della musica e ciò che si ha dentro, le sensazioni, atmosfere inspiegabili e tutte le cose aleatorie che non si possono quantizzare. La cosa più importante è lo scopo di tutto questo: comunicare. Comunicare un “messaggio”, più o meno profondo, basta che ti susciti qualcosa e che te lo faccia sentire.

Viviamo in un mondo al collasso per tanti punti di vista. Ebbene, in questo mondo, quale è il ruolo della musica?

Alessio: La musica ha sempre rivestito un ruolo sociale nel corso della storia umana, ma in primis è e rimane una forma di comunicazione superiore, un linguaggio senza barriere che nel corso degli anni è stato veicolo di varie cose, dal “mero” intrattenimento alla protesta. Credo che ancora una volta la via giusta stia in mezzo, nel cercare un equilibrio tra la profondità artistica e il non prendersi troppo sul serio.

Avete mai pensato ad una maggiore presenza dell’elettronica per il vostro sound?

Giorgio: Solo se la canzone lo richiede. In “Milkshake” ci sono episodi come “Waiting” e “Cloud on the water” che sono dominati da elementi elettronici. Ci piace l’elettronica.

Per finire salutate i nostri lettori e fate una sorta di appello per invogliarli ad ascoltare la vostra musica….

Un grande saluto a tutti i lettori di System Failure , ascoltate “Milkshake”, mettetelo a ripetizione, suonatelo ad alto volume. È musica sincera, fatta con l’anima e con il cuore. Musica per uscire fuori dal letto ma che può anche portarti dentro le lenzuola!!

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