Intervista a Flic Floc

1) Benvenuti su System failure. Potete parlarci del vostro percorso artistico fino a qui?

Vi ringraziamo innanzitutto per averci reso partecipi della vostra Webzine. Partiamo col dire che abbiamo entrambi una formazione musicale molto simile, infatti abbiamo intrapreso gli studi classici e contemporaneamente ascoltato, suonato e studiato generi totalmente diversi, dal prog al pop, dal metal al jazz, dalla classica all’EDM. Quando c’era la possibilità di fare qualche concerto eravamo sempre lì pronti a suonare, ognuno con la propria storia e con le proprie band o cover band. Ci siamo conosciuti al Conservatorio di Verona mentre svolgevamo i nostri lavori di collaborazione nella produzione artistica. E da lì tutto è cominciato per gioco e il destino ha voluto che la nostra prima esibizione fosse a un concorso veronese che abbiamo vinto e che ci ha regalato la possibilità di girare il video di “Aria”, il nostro primo inedito che potete trovare su YouTube. Questo ci ha dato la spinta per continuare a credere in quelle che sono sempre state le nostre passioni, ultimando la scrittura dei brani che abbiamo poi finalizzato con Jacopo.

2) Come è nata in voi la passione per la musica?

Davide: il mio primo mentore e fonte d’ispirazione è stato mio fratello Gennaro, poli-strumentista. Ho sempre amato fin da piccolo esprimermi e l’ho sempre fatto attraverso il disegno. Amavo dare vita ad ogni singola cosa che mi venisse in testa attraverso colori, pennarelli e matite. Quando un bel giorno, durante i miei undici anni venni a scoprire che alla band musicale della chiesa che frequentavo serviva un chitarrista. Allora mi feci coraggio e imbracciai la chitarra classica che avevo in casa con l’intento di voler diventare il pezzo mancante di questa sgangherata band. In passato avevo provato a prendere lezioni di pianoforte da mio fratello senza ottenere grossi risultati. Da quel giorno non ho più abbandonato la voglia di picchiare le corde con un plettro.

Ilaria: ho vissuto fin da piccola circondata da tastiere di ogni tipo. Mio padre, come il fratello di Davide, è un poli-strumentista, ma la sua passione per le tastiere ha sempre primeggiato in casa Righi. Il costante desiderio di suonare come mio padre mi ha portato a prendere lezioni di pianoforte. In me crebbe negli anni anche la voglia di capire i meccanismi che fanno parte della creazione musicale. Ogni scelta era guidata dalla musica anche per quanto riguarda gli studi liceali dove ebbi la possibilità di studiare altri strumenti. Decisi di tentare l’ammissione al Conservatorio per studiare composizione. Venni presa e, di anno in anno, capii che scrivere musica poteva darmi la possibilità di esprimermi senza vincoli. Non scorderò mai la sensazione di libertà che provai quando sentii suonare per la prima volta un mio brano.

3) Ci parlate del vostro background musicale? Nominate anche 3 album che hanno segnato la vostra vita…

Davide: Ovviamente è difficile scegliere perché gli album, singoli e generi musicali ascoltati sono stati veramente tanti in questi anni. Però quelli che sento di aver realmente consumato maniacalmente e che allo stesso tempo hanno segnato il mio modo di suonare e concepire la musica sono questi tre:

All things to all people (Carpark North);

Immaginary Day (Path Metheny);

Good dog, happy man (Bill Frisell).

Ilaria: Non è affatto facile scegliere solamente tre album, però a primo impatto sento che questi in elenco abbiano forgiato maggiormente il mio modo di essere:

Pictures at an exibition (E.L.P.), che racchiude anche il mio amore per la musica colta;

Close to the edge (Yes);

Grace (Jeff Buckley).

4) Abbiamo pubblicato il video di “Canzone stupida”. Come è nata l’idea di fare un video così particolare e sbarazzino?

Abbiamo avuto fin da subito l’idea di sposare “Canzone Stupida” con l’animazione. Ci allettava l’idea di rendere concreto in un video qualcosa di surreale, un qualcosa che va oltre l’ordinario. Per fare una cosa del genere con i video normali si ha bisogno di uno studio cinematografico e comunque non avrebbe avuto la stessa resa. I cartoni animati, infatti, hanno sempre un elemento mistico in più rispetto alla realtà presa così com’è. “Canzone Stupida” parla allo stesso tempo di uno stato d’animo e di un momento particolare della nostra vita. Lo stato d’animo, essendo anch’esso astratto, lascia spazio a molteplici forme e interpretazioni. Nella testa abbiamo tanti personaggi e molte idee che vorremmo realizzare. Grazie all’aiuto e al lavoro di Martina e Piero siamo riusciti a fare in modo che un briciolo della nostra immaginazione potesse prendere vita. Ovviamente è nata prima la canzone e quindi, dopo aver messo un motivetto-cantilena e dopo aver inserito molti cori infantili e beffardi, non potevamo non pensare ad un video altrettanto buffo, particolare e sbarazzino, aggiungendo anche un pizzico di nostalgia, grazie all’utilizzo della grafica arcade 8 bit che ha segnato la nostra infanzia. Dobbiamo, nonostante tutto, ammettere che abbiamo tentato la pianificazione di un video non animato, perché in un primo momento ci era sembrato impossibile riuscire in un’impresa di questo tipo, ma abbiamo trovato le persone giuste al momento giusto con un pizzico di fortuna.
A volte i desideri si avverano.

5) Come avete conosciuto Piero Piccioli e Martina Varotto? Raccontateci tutto per bene…

Abbiamo pensato molto al video di questa canzone, e, in realtà, inizialmente abbiamo provato delle strade alternative, prima di giungere a questa soluzione finale. Abbiamo visionato i lavori di altri visual artist e di altri videomaker, ma l’idea del video animato è rimasta una costante. Un pomeriggio ci trovavamo nel nostro studio con Nicolò Angeleri, il videomaker che ha girato il video di “Aria”, e, tra un ascolto e l’altro delle nostre ultime produzioni, abbiamo esposto il nostro desiderio di voler provare la strada del video animato per “Canzone Stupida”. Quindi Nicolò ci ha passato il nome di Piero Piccioli, che abbiamo contattato poco dopo. Piero in quell’occasione ci ha comunicato che lavorava con Martina. Abbiamo condiviso con loro le nostre idee, inviando un file pdf con i disegni e spiegazioni. Loro ci hanno risposto inviandoci uno story-board dettagliato e disegnato. Da qui il passo è stato breve per rendersi conto che Piero e Martina erano i visual artist perfetti per questo lavoro. Nel frattempo abbiamo scoperto di avere molti punti in comune con loro e anche questo ha aiutato e semplificato il processo lavorativo.

6) Come è stato lavorare con Jacopo Gobber?

Buffo e istruttivo. Jacopo, prima di essere un producer e un sound designer, è un vero personaggio e un vero artista. Ha saputo muoversi senza intoppi, ci ha aiutato a dare una personalità al nostro sound, curando inoltre gran parte del sound design del video. Le ore con lui passavano in fretta, nonostante fossero sessioni spesso lunghe. È riuscito sempre a materializzare la nostra idea di suono mettendoci anche del proprio. La sua cultura musicale è molto vasta ed è stata di grande aiuto per fare importanti scelte stilistiche sugli arrangiamenti. Cogliamo l’occasione per invitarvi ad ascoltare il suo nuovo singolo che uscirà a breve.

7) Come nasce una vostra canzone? Parlate del processo creativo alla base…

Prima di tutto, siamo alla ricerca di un motivo per il quale scrivere. Tendenzialmente, se non abbiamo niente da dire, non scriviamo a caso. Una canzone per essere ascoltata ha bisogno di contenuti validi, un po come quando si ha una conversazione, ci sono tanti argomenti di circostanza e pochi per la quale vale veramente la pena spendere del fiato. Ecco, quando scriviamo, tendiamo a concentrarci su quelle cose che secondo noi vale la pena raccontare, che non necessariamente debbano essere condivisibili ma allo stesso tempo possano permettere ad una persona che ascolta di identificarsi con essa.

8) Quali sono le vostra ambizioni come band? Su quale palco vorreste suonare?

Le ambizioni sono ambizioni e i sogni sono desideri. Abbiamo entrambi sognato come penso quasi tutti i musicisti della nostra generazione, gli MTV EMA e Sanremo. È vero, sono palchi un po mainstream e nella nostra vita da musicisti siamo consapevoli del fatto di aver detto almeno una volta nella nostra vita la frase «Che musica brutta che gira a Sanremo», questo quando eravamo ancora dei rocker incalliti. Crescendo abbiamo imparato ad apprezzare il lavoro e la produzione che gira dietro certi nomi. E adesso proviamo solo che rispetto per l’evento musicale più famoso in Italia.

9) Con quale artista o band indipendente vorreste collaborare?

Che domande! Con Jacopo Gobber, ovviamente. Lo abbiamo visto dal vivo ed è una macchina da guerra! Fa tutto da solo, voce, loop, sequenze, tastiere, sample e magliette psichedeliche.

10) Quanto è importante trasmettere brio con la propria musica?

Brio non sapremmo, l’importante è trasmettere qualcosa e lasciare un segno, possibilmente positivo. Il brio fa parte del nostro modo di essere, chi ci conosce veramente sa che siamo dei giocherelloni. Ecco, crediamo che le produzioni di ogni artista debbano rispecchiare il proprio modo di essere.

11) Per finire, salutate i lettori di System failure e invogliateli ad ascoltare la vostra musica…

Ciao a tutti gli amanti della musica che seguono System Failure o che stanno passando adesso per caso! Ascoltateci e riceverete un biscottino tramite posta per ogni views.