Intervista a Fixes

Benvenuti su system failure. Ci parlate del vostro percorso artistico fino a qui?

Ci siamo conosciuti lavorando insieme in altri progetti, e da qui l’idea di collaborare per un progetto nostro di musica originale.

Come è nata in voi la passione per la musica?

Siamo tutti nati con la passione innata per la musica, da quando ne abbiamo memoria la musica è sempre stata una parte fondamentale e imprescindibile delle nostre vite.

Come prende forma una vostra canzone?

Si parte in genere dai brani composti per chitarra e voce. Li arrangiamo in maniera collettiva seguendo lo spirito in cui ci troviamo in quel momento, che viene dalle esperienze e dagli ascolti personali. Nel nostro modo di lavorare l’uso della tecnologia e quindi di una DAW è fondamentale anche nella fase di pre-produzione di un brano. Il più delle volte stiamo seduti davanti a un computer piuttosto che dietro ai nostri strumenti. E parliamo, parliamo tanto, di quello che c’è nel brano e di quali sono le emozioni che racchiude.

Fonte di ispirazione per i testi?

Si tratta sempre di storie vere, vissute direttamente da noi o di cui siamo stati spettatori. In questo processo creativo l’invenzione dello smartphone ha aiutato molto, prima giravamo col blocco e la matita, ora tra le note vocali ci sono cose che voi umani non potreste neanche immaginare eh eh

Abbiamo recensito “Everything’s Not Lost”. Ci potete parlare della genesi di questo progetto musicale? Dove è stato registrato? Difficoltà nel processo di registrazione?

A un anno di distanza da “Sorry For Being Late” avevamo idee per 40 brani, li abbiamo ridotti a 20 e di questi ne abbiamo scelti 12 da produrre per l’album. Durante la lavorazione ne abbiamo scartati altri 3 e ne abbiamo aggiunti 2 nati più tardi, che erano “Don’t Give Up” e “Future Never Lies”. Abbiamo già detto del processo di arrangiamento. Una volta convinti delle pre-produzioni di tutti i brani siamo passati alle sessioni di registrazione. Abbiamo cambiato studio a metà dell’opera e finito il disco a “Kate Academy Studio” che è diventata la nostra nuova casa. Difficoltà nelle registrazioni no, solo una maniacale attenzione ai dettagli che per forza di cose ha reso necessario un buon numero di ore di studio.

A proposito di “Future Never Lies”, è stata scritta da Bob Baruffaldi. Com’è nata? Raccontateci un po’ com’è stato lavorare con uno schema diverso dal solito.

È stato molto stimolante, sotto tutti i punti di vista, un’esperienza nuova per tutti. Tutto è nato anche in questo caso da una nota vocale e dal bisogno di raccontare quella storia. Una storia che parla delle fine di una relazione e dell’incontro con altre persone che hanno ridato un significato alla parola speranza. Dopo di ché abbiamo applicato lo stesso processo creativo che utilizziamo sempre.

Di “September” avete pubblicato un video. Ce ne potete parlare?

September è stato uno dei primi brani composti per l’album. È la storia di una coppia che si sta dividendo ma non ci riesce, facendosi del male tra continui ripensamenti. Il tema trattato non è nuovo ma il destino ha voluto che nascesse in 7/4 invece che in 4/4 e questo gli ha dato un equilibrio diverso dal solito. Per il video abbiamo deciso finalmente di mostrarci al pubblico e ci piaceva l’idea di realizzarlo divisi ma insieme, un po’ quello che è stato il tema delle band e di vari artisti per tutto il lockdown.

“Everything’s Not Lost” viene pubblicato a quattro anni di distanza dall’EP “Sorry For Being Late”. Quali sono le differenze con questo ep?

​ L’Ep è stata una sorta di esperimento, non ci conoscevamo ancora così bene. Non sapevamo bene quale fosse la nostra direzione ma sapevamo che volevamo farlo insieme. L’album invece è stato un lavoro più corale fin dalle prime battute, attraverso il quale abbiamo avuto la possibilità di andare in fondo a diversi aspetti della nostra musica. In più l’EP aveva sicuramente un carattere più pop, per Everything’s Not Lost(artwork in figura sotto) in accordo con le storie che volevamo raccontare siamo andati alla ricerca di un sound leggermente diverso.

C’è una traccia che preferite di “Everything’s Not Lost”?

Potremmo fare dei nomi, per Bob “Time Flies”, per Gianfranco “Sorry”, per Andrea “Give Me Your Eyes” ma la verità è che ognuna di queste 11 canzoni ha qualcosa che ci tocca nel profondo quindi è impossibile scegliere.

Tra i tanti generi musicali perché il pop rock?

Perché è il genere che ci appartiene. Siamo cresciuti ascoltando e suonando questa musica e tutto ciò che si trova al confine con essa. Abbiamo fatto individualmente dei viaggi all’interno di altri generi ma quando dobbiamo esprimere noi stessi come band, sicuramente questo è l’ambiente che ci è più congeniale.

Come state vivendo l’emergenza coronavirus?

La stiamo vivendo un po’ come tutti, aspettando il momento di tornare alla normalità. Questo però non ci impedisce di impegnarci in tutti i progetti possibili e realizzabili al momento. Certo, il lockdown ha mostrato che la tecnologica al giorno d’oggi può colmare molte distanze e rendere possibili cose che solo pochi anni fa giudicavamo infattibili. Ma ci dispiace che per forza di cose si sia perso un po’ il contatto umano e, quando ci si vede, i classici slanci emotivi che ci appartengono in quanto Latini.

Siamo in un mondo in crisi economica, climatica e sanitaria. Quale è il ruolo della musica in questo mondo?

Difficile rispondere a una domanda del genere. Soprattutto in questa situazione la musica è una sorta di riscatto e allo stesso tempo una ragione di vita. L’arte in generale è in crisi profonda e non solo in Italia, basti pensare ai teatri di Londra deserti da marzo. La musica gioca un ruolo centrale nella vita di tutti ma di fatto subisce la crisi economica e sanitaria peggio di altri settori. Questo ci impone di dover guardare con un occhio alla sopravvivenza dell’arte e degli artisti e con l’altro a cercare di capire come farla diventare un veicolo per uscire dalla crisi.

Se la vostra musica somigliasse ad una città contemporanea a quale assomiglierebbe? Invece, se fosse un film, un libro o un quadro?

Somiglierebbe a una città cosmopolita, aperta e piena di influenze, un posto libero e pieno di stimoli come deve essere la musica… nel caso di un film, libro o quadro dovrebbe esprimere gli stessi valori.

Per finire, salutate i nostri lettori ed invogliateli ad ascoltare la vostra musica….

Nella nostra musica ci sono delle storie degne di essere raccontate in cui molti possono ritrovarsi, e c’è un messaggio di speranza molto forte. “Everything’s Not Lost” è un album (nonostante tutto) molto positivo, aperto al futuro e alle possibilità che ci riserva.

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