Intervista a Fabris
Su System failure oggi con noi Marco Carella, aka Fabris. Buondì Marco, ti va di presentarti ai nostri lettori e raccontargli un po’ di te?
Buondì a voi! Sono Marco, in arte Fabris, e ho deciso di concretizzare un progetto nato verso la fine del 2020 che mi vedeva autore e interprete delle mie canzoni. Contando sull’esperienza, sulla conoscenza, sulla fiducia e sulle capacità del mio produttore Gianni Colonna, e sull’aiuto di Giovanni Placido (frontman dei Rocky Horror) tutto questo è stato possibile e oggi sono qui a condividere con voi l’inizio di questo viaggio.
Il tuo singolo d’esordio si intitola “Supererrore”, ti va di parlarcene?
“Supererrore” è un dialogo sincero che si pone, sin dalle prime parole, l’obiettivo di mostrare all’interlocutore alcune fra le ansie tipiche del nostro tempo come, ad esempio, l’ansia di non avere mai sufficiente tempo o l’ansia di prendere posizioni impopolari tali da farci rimanere fuori dai giri che contano. Questa manifestazione di stati d’ansia lascia il posto all’idea di una rivoluzione silenziosa che propone di far fronte comune davanti a quelle posizioni assunte da quelle persone che magari tendono a escluderci quando non ci uniformiamo ai loro pensieri, come ad esempio l’idea del maschio senza paure, anche a costo di sembrare “quello strano”. Non è semplice, potremmo anche spaventarci una volta rimasti soli a tal punto da non volere avere più la
ragione dalla nostra parte. Per esorcizzare la mia paura di uniformarmi a qualsiasi tendenza sociale senza rendermene conto, mi sono messo dalla parte di colui che rinnega tutto ciò che ha sostenuto a inizio canzone. Da qui è nato il gioco di parole “Supererrore”: in una società nella quale la cultura dell’errore è diventata un tabù, portando le persone a scegliere pensieri e strade via via più sicuri e “tranquilli” a tal punto da sembrare infallibili (supereroi, appunto), ho voluto creare un supereroe che non solo ammette di avere paura ma non fa neanche niente per nasconderla, commettendo una serie di errori imperdonabili agli occhi degli altri.
Esordisci con un contratto siglato con Virgin Music Group: solo gioia a riguardo, o anche un minimo di pressione?
Prima di tutto gratitudine per avermi dato la possibilità di uscire con un singolo e ovviamente gioia perché è sempre bella l’idea che un giro di accordi di chitarra possa cambiare forma con l’aggiunta di diversi suoni e che una melodia possa musicare parole per dare un certo tipo di messaggio, se si ha davvero qualcosa da esprimere. La pressione c’è ma è qualcosa da estendere a qualsiasi ambito della vita se si cerca di fare sempre meglio una determinata cosa. Non sentirla potrebbe portare ad accontentarsi, evitando così tante occasioni di crescita.
Prime impressioni su questa uscita a livello di pubblico e addetti ai lavori?
Anche se non amo parlare di visualizzazioni devo riconoscere che quelle relative al video ufficiale di “Supererrore” sono state in positivo sconvolgenti (oltre 10.000) considerando che era il mio primo singolo e che, ovviamente, ero e sono un perfetto sconosciuto. Gli addetti ai lavori, il mio produttore Gianni Colonna, così come Giovanni Placido che cura la parte relativa alla promozione, ha avuto una buona impressione molto tempo prima che uscisse il singolo e ciò mi spinge a continuare le due collaborazioni così da portare alla luce altri lavori.
Il brano è accompagnato da un videoclip che non sarà di sicuro passato inosservato agli amanti delle automobili vintage. Come è nata l’idea dietro questo video?
Durante la stesura della sceneggiatura del video si era pensato di girare alcune scene a bordo di un’auto e Gianni ha proposto di utilizzare una Lancia Fulvia degli anni ’70. Tale idea mi ha convinto sin da subito perché si sposava bene con l’immagine di un supereroe errante e quindi avere un’auto appartenente a dei tempi passati, a differenza di auto performanti come la Bat-Mobile del caro Bruce Wayne (chiedo scusa a Batman per aver rivelato la sua vera identità, altro “supererrore” commesso), conferma tutto ciò che dico nella canzone. L’auto mi è stata gentilmente prestata da Fabio Casiero, mio conterraneo, artista e cantautore nonché collezionista di auto e moto d’epoca. Lo trovate su instagram con il nome di @perceptions_of_a_silvery_god)
Un cantautore nel 2024: una vita tutt’altro che semplice o sbaglio?
Non è semplice perché ogni venerdì escono migliaia di nuove canzoni, anche solo pensando all’Italia. La vera difficoltà è quella di farsi notare e, di conseguenza, alzare sempre di più il livello di quello che fai diventa un imperativo categorico se vuoi fare le cose per bene. Sta a chi fa musica decidere se migliorare, anche un po’ per volta, oppure sedersi dall’altra parte del palco e criticare chi sta suonando, magari senza nemmeno ascoltare, rimpiangendo epoche gloriose, mai vissute da loro, che hanno avuto come protagonisti artisti di un livello mai più raggiungibile, magari senza averli mai ascoltati attentamente.
Ciao Marco, grazie della disponibilità, a te i saluti!