Intervista a EMPTY SET

1) Benvenuti su System failure. Come si è formata questa band? Raccontate tutto per bene…

(Alessandro): EMPTY SET non è una vera e propria band, è un mio progetto dentro il quale ho cercato di convogliare alcune idee che in passato, in altre formazioni, non ho avuto la possibilità di esprimere per diversi motivi (strettamente musicali). Ad Enrico Tiberi (amico e collaboratore da parecchi anni ormai) è stata affidata la parte vocale e il mastering del disco. Io ho curato tutto il resto, dalla scrittura all’esecuzione e registrazione/missaggio.

2) Ci parlate del vostro background musicale? Inoltre, quali sono le band del progressive rock degli anni 70 che più hanno influito sulla formazione del vostro sound?

(Alessandro): Il mio background è molto eterogeneo. La musica che ha influenzato la scrittura di questo disco fa parte del mio DNA musicale (i Beatles, il Prog inglese settantiano, l’alternative metal anni ‘90, certo grunge e psichedelie diffuse). Il tutto filtrato da una mia personale visione, che spero emerga.

3) Come prendono forma le vostre canzoni? Parlate del processo creativo alla base…

(Alessandro): Per questo progetto lascio che il flusso di coscienza prenda febbrilmente il sopravvento. Posso partire da una piccola cellula ritmica o melodica e sviluppare da lì un intero pezzo senza che mi renda conto perfettamente di cosa stia succedendo. Riascolto spesso a distanza di giorni quello che ho registrato e, se mi soddisfa vado avanti. La cosa curiosa è che, dopo aver registrato, dimentico tutto; non sono in grado di risuonare le mie parti se non ristudiandomele e non trascrivo le partiture per questo progetto. E’ un modo di dare forma a qualcosa e rimanere ogni volta stupito di fronte a ciò che si è fatto, dimenticandosene.

4) Come è nata in voi la passione per la musica?

(Alessandro): In casa, fin da piccolo, ho ascoltato un mare di dischi e visto mixer, registratori multi-traccia a cassetta, a bobina, mixer, tastiere, chitarre, di tutto. Penso sia normale essere finiti a sognare ancora ad occhi aperti un mondo che non esiste, il che mi spinge ad andare ancora avanti.

5) “EMPTY SET è ispirato da alcuni episodi della serie televisiva “The Twilight Zone”. Potete commentare questa frase?

(Alessandro): L’impianto lirico è liberamente ispirato al primo episodio della serie televisiva “Ai Confini della Realtà”. E’ una storia che può essere interpretata in molti modi e il fumetto, che viene venduto insieme alla copia digitale del disco, è una sorta guida all’ascolto.

6) Nella recensione al vostro disco omonimo abbiamo scritto che “EMPTY SET presenta un mix senza dubbio interessante di sonorità progressive metal, alternative metal, postrock, ambient”. Come siete riusciti a mettere insieme tutto questo senza “stonare”?

(Alessandro): Il fatto che tu dica “senza stonare” per me è un gran complimento, perché in tutto quello che faccio cerco sempre di dare una mia “firma”. Non so risponderti con esattezza, io cerco solo di evocare (e in qualche caso di allontanare da me) immagini e sensazioni.

7) Il vostro disco non è di easy listening. Però presenta grandi capacità narrative… “Illuminateci” su queste scelte spiegandoci anche la genesi del disco e dove è stato registrato. Diteci pure se ci sono difficoltà nel processo di registrazione.

(Alessandro): La genesi dell’album è singolare. Le prime note registrate avrebbero dovuto musicare/sonorizzare un fumetto digitale, lavoro non andato a buon fine. Però ho continuato a scrivere materiale sulle linee guida che avevo imbastito, anche se in realtà è stata una scrittura abbastanza caotica e che mi rappresenta al 100%. Non seguo disegni preparatori, mi lascio guidare da ciò che vado scrivendo e registrando, al momento. Ogni cosa si lega ad un’altra, come in una associazione di idee. Il difficile è capire quando fermarsi e dare senso compiuto ed un’unità al tutto. La capacità narrativa forse si lega al fatto che ci sono molti “cambi di scena” all’interno di ogni brano, con l’alternarsi di dinamiche e sonorità. Il disco è stato registrato a più riprese nel mio Plaster Productions (facebook.com/PlasterProductions) e masterizzato a Berlino da Enrico nel suo Lullaby Productions (facebook.com/enricotiberidotcom).

8) Secondo voi è importante emozionare con la musica? Quale delle tracce del disco è la più emozionante secondo voi?

(Alessandro): Se la musica non sapesse emozionare, non sarebbe musica o arte, in generale.

9) E invece quale è la traccia migliore del disco e perché?

(Alessandro): Sono legato a tutte per diverse ragioni, non saprei scegliere. E’ una domanda che farei a chi ascolta il disco più che farla a chi lo ha scritto.

10) Ad accompagnare il disco c’è un libro di illustrazioni dell’artista Francesco Farneselli. Ci dite qualcosina di questo libro?

(Alessandro): L’idea del libro è stata di Francesco Farneselli; un’ottima idea, considerando che il disco è uscito unicamente in formato digitale, e quindi immateriale. Oggi la musica non è necessariamente legata ad un “oggetto contenitore”, ce lo dobbiamo ficcare in testa: i dischi non si vendono (se sei uno sconosciuto come me). Il libro illustrato non è un contenitore, è un complemento. Come l’inserto nei vinili. Stampare dischi costa, chi non ha soldi da investire deve necessariamente ricorrere a questa manna dal cielo che è il web. La gente compra i vinili per tenerli imbustati sopra uno scaffale, per poi ascoltarsi gli mp3 in macchina. Però se dai alle persone la possibilità di avere un fumetto legato al disco, come in questo caso, magari le spingi a superare la pigrizia e la superficialità con cui si approcciano normalmente alla musica.

11) Per finire, un saluto ai lettori di System failure…

(Alessandro): Visitate la mia pagina bandcamp (alessandrovagnoni.bandcamp.com), da dove potete ascoltare in streaming gratuito molti dischi e (in via eccezionale) comprarli. Grazie!