Intervista a Delaido

Benvenuto su system failure. Come è nata in te la passione per la musica?

Ciao e grazie per questa intervista, sono felice di essere qui. Come sia nata in me la passione per la musica credo sia impossibile dirlo. É qualcosa con cui nasci e di cui senti l’esigenza fin da piccolissimo. Non é semplicemente una passione. La vedo più come uno stato. Nasci cosi, suoni, scrivi e ascolti musica, esattamente come pensi, respiri o mangi. É una cosa molto viscerale.

Delaido. Cosa c’è dietro questo nome?

Delaido é una parola che ho trovato in un archivio che raccoglie tutta una serie di antichi vocaboli italiani in disuso. Mi sono innamorato subito di come suonava. Si tratta semplicemente di una parola che indica qualcosa di sporco. É stato quindi amore a prima vista. Anche perché la mia musica é esattamente così che vuole essere.

Hai fatto parte di alcune formazioni in passato. Quale è la differenza tra suonare per una band e suonare per se stessi?

É parecchio diverso devo dire, e ovviamente ci sono pro e contro. La verità é che questa é la mia prima volta da solo, quindi probabilmente é ancora troppo presto per poter rispondere a questa domanda. Sono stato benissimo in band. Quello é uno di quei contesti in cui tutto è amplificato. Se l’umore é alto, la spinta é fortissima e niente può fermarti… al contrario, nei momenti più bui, le difficoltà si ingigantiscono e ne risenti probabilmente più del dovuto. Amo le band, sono cresciuto col mito di alcuni gruppi. Sono conscio del fatto che é un meccanismo che deve funzionare alla perfezione, altrimenti é tutto più difficile.

“Come si deve” si chiama il tuo singolo. Di cosa parla?

Non amo molto descrivere il significato dei miei testi. In realtà non amo proprio le descrizioni dei testi in generale. Penso che in qualsiasi opera d’arte ci sia molta libertà di interpretazione e una certa importanza é rivestita dall’immedesimazione di chi ne fruisce. La mia casa é piena di dischi che contengono brani di cui non ho mai voluto conoscere il significato che gli ha dato qualcun altro. Preferisco immergermi io nell’opera, e interagirci fino a farla completamente mia. E questo spero sia quello che avviene quando qualcuno ascolta le mie canzoni. “Come si deve” parla sicuramente di una relazione complessa. Ognuno poi può vederci tutte le sfumature e le sfaccettature che vuole. Il vissuto e l’emotività di chi ascolta devono fare il resto. Altrimenti é tutto inutile.

Ci parli del video di “Come si deve” da chi e dove è stato girato?

La genesi del video(subito sopra) é stata un po’ particolare. Ho contattato il regista Alberto Culotta senza alcuna idea, probabilmente sperando che scrivesse lui il soggetto. Ma non so come, é riuscito a convincermi che l’idea doveva essere mia, e mi ha spronato ad impegnarmi in un lavoro di scrittura che, dopo mille stesure, é arrivato alla storia che vedete. É stato parecchio stimolante lavorare con lui. Una volta chiuso il soggetto, la performance di Anka Barešić, il lavoro di Vincenzo Viscuso, Fabrizio Fajlla e degli altri ragazzi della troupe hanno fatto il resto. Siamo molto contenti del risultato ottenuto. L’input iniziale é stata proprio questa idea del labirinto. Da lì poi sono partito per scrivere una sceneggiatura fatta di immagini simboliche che volevamo proprio risultassero più forti possibile.

Cosa rappresenta l’artwork di questo singolo e da chi è stato realizzato?

L’artwork(in figura a lato) é tratto dal videoclip. Quando cercavamo la copertina perfetta, c’era un’immagine che mi tornava in mente di continuo. L’istantanea del momento in cui Anka si guardava allo specchio mentre sull’occhio compariva il labirinto. Ho pensato che nulla forse potesse esprimere meglio l’ambientazione narrativa della canzone. Il labirinto che emerge dalle pupille, come uno stato emotivo che ha l’urgenza di uscire fuori. Non c’era bisogno di cercare altro, l’artwork era già lì, a portata di mano.

Oltre la musica che arti preferisci?

Amo tutte le arti, non credo ce ne sia alcuna che quanto meno non mi incuriosisca. Dalla pittura, al cinema, alla fotografia. Se dovessi sceglierne per forza una, direi che quella che più delle altre ha fatto parte della mia vita é la scrittura. Non sono proprio un divoratore di libri, ma riesco a chiudere le mie due o tre letture al mese. Ed il trasporto é totale, il modo in cui ti fa sentire un libro, può essere davvero qualcosa di magico a volte.

Se la tua musica fosse una città, un libro, un quadro o un film?

Ahahah… wow… un po’ difficile da dire. Descrivere la mia musica in maniera totale é molto complicato per me. Perché quello che produco cambia e si evolve insieme a me, io non sono lo stesso di un anno fa, e la mia musica cambia allo stesso modo. Focalizzandoci su questa mia prima uscita direi forse….. no, non lo so so. Troppo complicato. Ahahah… questa la salto.

Come stai vivendo questa emergenza sanitaria? Come passi le tue giornate?

L’emergenza per fortuna si é in un certo senso “strutturata”. Ha trovato una sua dimensione nella vita di tutti, e per certi versi abbiamo imparato a conviverci, nella speranza di tornare al più presto alla normalità. Il primo periodo é stato durissimo, lo sbalzo é stato enorme, e mi sono ritrovato catapultato come tutti in una quotidianità surreale, qualcosa dal sapore quasi distopico per certi aspetti. Ne ha risentito parecchio anche la mia produzione. Ero pronto per entrare in studio già l’anno scorso e tutti i progetti sono praticamente slittati di un anno abbondante. Come migliaia di altri musicisti, mi sono semplicemente adeguato, tentando di sfruttare al massimo le potenzialità dell’isolamento. Ho scritto roba nuova, ho perfezionato alcune canzoni che avevo già chiuso. Credo che a breve gli effetti di questi due anni inizieranno a essere più lampanti nelle nuove produzioni. Ricordo che quando tutto é iniziato, tra musicisti e appassionati, un po’ tutti abbiamo pensato almeno una volta “chissà che disconi verranno fuori da tutto questo, non appena sarà tutto finito”

Per finire, saluta i nostri lettori e parlaci dei tuoi progetti futuri…

In cantiere ho altre uscite, questo sarà un anno intenso per me e già fra un paio di mesi sarà fuori il secondo singolo, su cui stiamo lavorando. Spero di poter fare quanti più live possibile, nota dolente di questi mesi di pandemia. Saluto tutti i lettori e spero che “Come si deve” li abbia incuriositi abbastanza da iniziare a seguirmi. Abbiamo appena cominciato.Grazie mille e buon ascolto!

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