Intervista a Cafiero

Cafiero ha voluto spiegare il suo indipendente approccio all’emergenza del Coronavirus, diffondendo l’ascolto del suo nuovo brano, “Ti guardo ancora un po’”, disponibile esclusivamente su YouTube. Un messaggio su come la musica sia in grado di comunicare il concetto di “unione”, liberando le anime, attraverso l’aspetto solidale degli uni con gli altri. Con le parole e le note morbide di questo nuovo inedito, Cafiero cerca di alleviare il cuore degli italiani: un vero e proprio “antidoto al Coronavirus”.

• Cafiero, grazie anticipatamente per l’intervista concessa ed approfitto del momento per partire immediatamente dal brano “Ti guardo ancora un po’”. Quale difficoltà si è presentata nella creazione di un singolo a distanza dalla tua band?

Sicuramente la difficoltà primaria è stata quella di non poter interagire fisicamente con gli altri, facendo più prove, per far suonare meglio il brano in termini di arrangiamento ma, per fortuna, con i componenti della band, con cui suono da quasi 20 anni, c’è un’intesa immediata, ci capiamo al volo.

• La musica come termometro della vita: cosa pensi di questa attuale situazione, critica e disastrosa?

E’ una situazione gravissima per tutti ma inevitabile, come tante altre tristi vicende attraversate dal genere umano per lottare per la vita. Nel nostro presente si sta verificando questo e vinceremo! La vita vince su tutto.

• Definirei il tuo inedito un invito a fare un passo indietro per cercare di guardare e riflettere sul quadro generale in Italia cercando di uscire dal limbo della quarantena attraverso il concetto di solidarietà? Tu come lo definiresti?

Proprio così è un “un passo indietro” necessario per un passo avanti, per il bene del futuro. La solidarietà, come la salute, deve essere tra le priorità del genere umano prima del denaro e di tante cose futili a cui ci eravamo troppo abituati.

• Questa apertura al “noi” è essenziale nella canzone, diventando un invito a vivere l’esistenza fino in fondo, al carpe diem… Credi alla forza del nostro popolo?

Credo alla forza della vita che risolve sempre tutto e che continua anche in situazioni estreme.

• Come descriveresti l’Italia attraverso le immagini della tua memoria?

E’ la terra più bella del mondo per natura, arte, cibo e storia e continuerà ad esserlo.

• Una riflessione sul periodo di quarantena che stiamo vivendo, una canzone collettiva. Ma cosa pensi sulla contraddizione insita nel dover restare lontani per amore di chi amiamo?

Per me non è una contraddizione e ancora di più adesso. Se ami veramente qualcuno ma sai che puoi fare del male standole vicino, come non si può capire che la distanza serve? Forse solo per egoismo ma il vero amore, ad un certo punto, mette da parte anche l’egoismo e nel caso attuale è un atto d’amore universale non solo per se stessi o per i propri cari.

• Attraverso l’importanza del tuo inedito ti senti investito di una responsabilità sociale?

No assolutamente perché credo che la mia canzone sia semplicemente una canzone… non di più. Ha un’importanza relativa alle emozioni che suscita, al messaggio che ogni individuo scova allinterno di essa e, in questo caso, sostiene la campagna promozionale di raccolta fondi destinata alla Protezione Civile Nazionale e alla Regione Puglia, la mia terra d’origine.

• Se dovessi scegliere una citazione per descrivere il tuo singolo direi: “Vita agli italiani attraverso la speranza!” Tu cosa come lo descriveresti?

La speranza è fondamentale per agire bene ma, per me, ha un significato più profondo. Ci speri e ci credi perché sai che accadrà. “Ti guardo ancora un po’” per me si racchiude in uno sguardo verso un bel tramonto e verso il futuro.

• Il termine “libertà” ha preso in ciascun momento storico un significato diverso. Cantarla in questo preciso momento quale significato gli attribuiresti?

Per me ha lo stesso significato di sempre. Siamo chiusi dentro casa ma liberi, .non siamo in prigione e credo che un essere libero lo sarebbe comunque in qualsiasi situazione. Siamo fermi in casa solo per consentire alla libertà fisica di riprendere presto e fermare la morte ingiusta a qualsiasi età.

• Cosa pensi dell’iniziativa di aver cantato sui balconi mentre si ci nascondeva dal fantasma del paese?

Se ha fatto stare bene qualcuno o tanti ne sono contento. Io, invece, non l’ho fatto perché non ne ho sentito il motivo. Non mi andava di cercare gioia “organizzata” per non pensare. Mi sento troppo triste per festeggiare ora, lo farò quando l’ultimo malato sarà guarito in tutta Italia e continuerò a sperare che finisca questo spiacevole periodo anche per tutto il mondo.

• Attualmente come definiresti la tua musica attraverso l’analisi di generi passati e presenti?

La definirei sempre spontanea, senza tanti pensieri di generi musicali che ho suonato di più o di meno.

• Attraverso un’esperienza live hai avuto la possibilità di lavorare non solo in Italia, ma anche in Europa ed in America. Quale esperienza ha segnato di più la tua carriera?

Tutte, dal primo locale nel mio piccolo paesino Miggiano (LE) fino all’Arena di Verona in cui ho suonato mesi fa.

• Nel 2014 esce progetto “Suck my Blues”, disco blues in lingua inglese: come valuti questo tipo di esperienza?

The blues will never die! Non sarà mai una parentesi ma un punto di partenze e di ritorno.

• Questo nuovo inedito potrebbe definirsi l’inizio di un “work in progress?”

Più che altro un’aggiunta ad un lavoro quasi ultimato che vedrà la luce nei prossimi mesi! Ho deciso che i miei prossimi brani saranno disponibili, in un primo momento, attraverso una particolare pen drive che conterrà, oltre a brani, contenuti speciali, anteprime e video. Avevo deciso già prima della crisi che stiamo vivendo di fare un passo indietro e di tirarmi fuori da un circuito oramai uguale per tutti (ep/ uscite in digitale/radio), estraniarmi da un mondo musicale che non mi piace più percorrendo una strada alternativa, più artigianale, basata nel rapporto diretto con chi vorrà ascoltarmi ma anche più moderno  e originale come modalità di supporto fisico per far veicolare il mio nuovo progetto.

• Dal 2014 sei membro della band di Gianluca Grignani: come ti trovi a lavorare con lui?

Un cantautore che oramai è una leggenda vivente della musica italiana, un genio folle, un amico a cui voglio molto bene.

• La musica: veicolo di espressione artistica per valorizzare un patrimonio per le difficili circostanze che stiamo vivendo. Quale sarebbe il tuo ultimo messaggio?

La musica libera e cura le anime e non solo… Prendiamoci cura anche di lei ma ascoltiamo ciò che ci fa stare bene e non quello che ci costringono ad ascoltare!

a cura di Cristina Siciliano