Intervista a Blut

1)Benvenuti su System failure. Mi raccontate come si è formata la vostra band? Chi c’è nella line up attuale?

Marika: La band così come la potete vedere si è formata verso la fine del 2017, i componenti attuali sono: Alessandro Schümperlin (voce, compositore e fondatore), Marika Vanni (Voce e performer), Valentina Carlone (Voce e Performer), Fabio attacco (Basso e performer), Alessandro Boraso (Batteria)e Andrea Faglia (chitarra).

Alessandro: Per come si è formata la band è cosa “partita” da lontano ovvero dal 2015 come solo project a band da studio fino a quella che è la nostra realtà definita da Marika.

2)Mi parlate del vostro background musicale? Che musica ascoltate? Nominate anche 3 album che hanno segnato la vostra vita…

Marika: Ognuno di noi ha in effetti differente background, io ad esempio sono appassionata alla musica in quanto tale anche se provengo dalla realtà del symphonic power metal con i miei album. Tre album direi: Unia- Sonata artica, The wall – Pink floyd, Raw Poetry – Eternal silence, ma molte sono le canzoni che come tasselli sostengono la sia vita.

Alessandro: personalmente direi Bloodie kisses – Type O Negative, Wildhoney – TiamaT e Jonah’s ark – Skyclad (ma ci aggiungerei il prossimo lavoro dei Blut come bonus). Come lei del resto direi che vi sono alcune canzoni che sono oltre il semplice album e che ci porterebbe a dover andare avanti per settimane a nominar canzoni.

Fabio: Io arrivo dal Metal classico, ho suonato/cantato diversi generi, principalmente Heavy e Thrash, ma anche qualcosina A.O.R. Ascolto tutto ciò che mi trasmette emozioni e idee, prediligo l’Hard ‘n’ Heavy anni ’80, ma non mi pongo limiti. 3 dischi? Son pochi ma ci provo… Judas Priest – Unleashed in the east, Slayer – South of heaven, Manowar – The triumph of steel

Vale: Son cresciuta a pane e Guns n’ Roses, crescendo son passata poi a generi più ‘oscuri’ del metal quali il gothic, doom e black, ora sono orientata verso il ‘middle eastern metal’ ma, ovviamente non disdegno altri generi come l’industrial, l’EBM ed il darkwave.
Gli album che mi hanno segnata maggiormente sono: 1. Moonspell – Irreligious; 2. Orphaned Land – Mabool; 3. Paradise Lost – Draconian Times.

3)Il vostro progetto musicale fonde tanti generi musicali diversi. Me ne parlate? Come avete elaborato il vostro particolare sound tanto eclettico? Raccontatemi tutto per bene…

Alessandro: Per questi primi due album di fatto è praticamente colpa mia, nel senso che arriva dalla mia voglia di sperimentare “infezioni” e variazioni provando a spingere oltre il limite di “genere” i Blut, provando a mischiare cose e soluzioni che normalmente non sarebbero possibili. Per i prossimi lavori vedremo, ma la voglia di sperimentare rimane molto forte

4)Mi parlate della genesi di Inside my mind part II? Quali sono le differenze con i vostri lavori precedenti e con Inside my mind part I?

Marika: Inside my mind part II è sicuramente un album più omogeneo del primo, la mente è sempre di Mr. BLUT, ma questa volta invece di riversare i suoi pensieri come un secchio colmo d’acqua egli ha ponderato con più attenzione il nuovo lavoro. Gli argomenti trattati riguardano, come il primo album, le malattie mentali e le sindromi che colpiscono l’uomo, creatura fragile ed indifesa a questi mali.

Vale: sicuramente in ‘Inside My Mind – Part II’ vi è stato più lavoro a livello di gruppo e più attenzione ai dettagli rispetto al precedente.

5)Quale pezzo preferite di Inside my mind part II? Oppure su quale dovrei soffermarmi di più secondo voi?

Marika: Difficile sceglierne uno… personalmente adoro “matter of choice” e “folly of two”, ma direi che a pelle si possa scegliere su quale soffermarsi.

Alessandro: Io ho nel cuore “My naked soul” ma perché parla di me, poi direi “Ekbom” per il groove molto “Rammstein” che ci è uscito e “Jerusalem calls me” perché è stato il singolo di lancio di questo secondo album e “Sigmund Freud ist mein Nachbar” per l’ironia del testo (che è capibile solo da chi sa il tedesco, lo so). Concordo con Marika sul fatto che il soffermarsi è pratica intima e personale di conseguenza il mio consiglio potrebbe essere fuorviante.

Fabio: Su Ekbom si scapoccia parecchio

Vale: Quella che ovviamente sento più ‘mia’ è sicuramente ‘Jerusalem Calls Me’ ma sicuramente consiglierei ‘Windego’, che trovo molto coinvolgente sotto tutti gli aspetti

6)Ho letto tali parole: “Quindi è impossibile definire Blut? Forse la vera essenza di questo progetto è la sua indescrivibilità assoluta”. Potete commentarle?

Marika: Beh non è semplice etichettare questo progetto, sicuramente ci si può sbizzarrire a commentare quanto viene proposto come temi e come show, siamo felici ed orgogliosi di non essere di facile collocazione.

Alessandro: Concordo pienamente, e ci aggiungo che neppure io ho idea di come catalogare ciò che facciamo, se non un musica che ci da sensazione e ci crea feeling.

Vale: Beh, posso dire che le persone che ci hanno ascoltati, spesso hanno fatto fatica ad inserirci in un certo genere, le canzoni sono un mix di diverse sonorità che, ovviamente è quasi impossibile descrivere.

7)Mi descrivete il vostro concerto perfetto? Come vi sentite quando suonate?

Marika: Il concerto perfetto è quell’evento in cui, anche se ci fossero imprevisti, tutto scorre fluido, la musica invade il locale, ma soprattutto sia i componenti della band, sia il pubblico si diverte e torna a casa con sensazioni positive.

Alessandro: Concordo, aggiungendo che personalmente quando sono sul palco mi sento “altrove”per citare Morgan, proprio nel senso che indipendentemente da tutto io entro in uno stato non ben definibile per me, forse come cantiamo in “Double trouble” ho il mio personale “Doppelgänger” che esce e fa cose al posto mio.

Fabio: Trovo che il palco sia il mio habitat naturale, nel concerto do tutto me stesso per trasmettere la carica e l’adrenalina a chi ci ascolta, quando ci sono le condizioni giuste è il pubblico stesso a rendermi l’energia e a chiudere il cerchio del concerto perfetto.

Vale: Per quanto riguarda me, che interagisco con i vari componenti sul palco, il concerto perfetto è quello dove tutto fila liscio, dove c’è la complicità con gli altri. Mi sento sempre un po’ nervosa prima del concerto ma, solitamente passa quando salgo sul palco.

8)C’è un filo rosso che lega tutte le vostre canzoni? Come prendono forma? Parlatemi del processo creativo alla base…

Alessandro: Per questi due album di fatto si, dato che sono le due parti del concept legato alle malattie mentali. Come prendono forma le canzoni fino ad oggi ho lavorato in “forma disgiunta” ovvero da un lato i testi, e molto spesso nati prima della canzone, e dall’altra le composizioni poi si fa taglia e cuci per incastrare al meglio le parole con le melodie. Per il nuovo lavoro la cosa si è modificata e non poco ovvero ho messo su carta alcune idee legate ad un concept pensato mesi fa, ora ho condiviso le idee con gli altri e vedremo cosa accadrà nel frattempo per le liriche e le linee vocali stiamo lavorando alacremente in tre. Per cui la cosa è in continua evoluzione.

Vale: ovviamente il fil rouge è la mente umana, in tutte le sue sfaccettature e complessità. Le basi vengono gettate da Alessandro, poi i vari componenti ci mettono del loro, suggerendo e proponendo idee, dando opinioni, insomma, si discute molto a livello di gruppo per ottenerne il meglio possibile.

9)Se la vostra musica fosse una città a quale assomiglierebbe? E se fosse un quadro?

Marika: Potremmo essere un quadro del filone astrattista

Alessandro: Non sarebbe male essere un Dalì oppure, ma stiamo sconfinando nella blasfemia e permetteteci di sognare a colori, un Caravaggio. Per la città, mi piacerebbe poterci vedere come Berlino.

Fabio: Città, per via della fusione di tanti generi e la loro miscela, direi New York, quadro ti direi uno qualsiasi di Bosch.

Vale: domande difficili queste eheheh… direi che potrebbe assomigliare a qualsiasi città, in fondo, sono tutte un mix di persone diverse, con le proprie storie e sicuramente… paranoie. Per quanto riguarda il quadro beh… direi una qualsiasi opera di Salvador Dalì, un visionario come pochi

10)Quale è la vostra massima ambizione come band. Quali traguardi pensate di aver raggiunto e quali vorreste ancora raggiungere?

Marika: Siamo riusciti, grazie anche alla nuova lineup, a crescere come band e come musicisti, ma nulla ci ferma dal migliorare; questo è sicuramente un buon traguardo, ma non ci accontentiamo, puntiamo a suonare per il mondo su grandi palchi e a fianco a grandi bands.

Fabio: Sono entrato da circa un annetto nella band, prima come elemento non ufficiale, poi effettivo, non compaio nei 2 album già usciti, perciò come primo obiettivo mi sono posto quello di aiutare Alessandro a portare questo progetto dal vivo, arricchendo con il mio sound le canzoni e creare un’immagine live di quello che si sente sul disco, penso di esserci riuscito. Il prossimo obiettivo sarà quello di contribuire con le mie idee alla stesura del prossimo disco. Non pongo mai obiettivi finali, una volta raggiunto il prossimo, me ne porrò un altro.

Alessandro: Come band concordo con Marika, ho in testa alcuni festivals ed alcuni “palchi” che gradirei calcare nei prossimi anni; come persona vorrei riuscire a veicolare meglio la creatività e non a singhiozzo come è stato fino ad ora.

Vale: Beh, per quanto mi riguarda, ovviamente uno degli obiettivi raggiunti è stato mettermi in gioco (non ero mai salita su di un palco da sola), musicalmente si vuole portare qualcosa di differente sia a livello di genere che di spettacolo. Ovviamente c’è sempre del lavoro da fare ma, non demordiamo 😉

11)Per concludere, cosa avete voi di diverso rispetto alle altre band?

Marika: Probabilmente cariolate di autoironia.

Fabio: Veniteci a sentire dal vivo e lo scoprirete!

Alessandro: Usando una canzone dei Sepultura “We who are not as others”ma nel senso buono, ovvero è oggettivo il fatto che non siamo come gli altri ma per il fatto che siamo degli spostati, io per primo e con la bandierina in mano, che si sono imbarcati in un viaggio strano. Siamo usciti prima con un album, poi poco prima di fare il primo live avevamo già registrato il secondo album e non è la “normalità” per una band. Sull’autoironia assolutamente concorde, è forse una delle componenti del nostro carburante.

Vale: Siamo un amalgama di personalità diverse, provenienti ognuno da realtà diverse e con le proprie storie. Andiamo d’accordo tra noi e credo, che al giorno d’oggi, non sia così scontato.