Heatstrokes – Roof in the air

Oggi parliamo di Heatstrokes, band pop rock/alternative rock da Venezia. Abbiamo ascoltato il loro primo Ep che si intitola “Roof in the air” e che potete trovare su Spotify. Quelle che seguono sono le nostre considerazioni a riguardo.

Come abbiamo già accennato i nostri si muovono in una cornice tra alternative rock e pop rock che li accosta a band come U2, Arctic Monkeys, Kasabian e Coldplay: insomma sonorità prettamente british con qualche sfumatura alla U2.

Dopo aver inquadrato il loro genere di appartenenza passiamo con il parlare della title-track “Roof in the air”, canzone che presenta un esordio viaggiante ed electro. Poi entrano chitarre ruggenti e basso corposo in successione con sonorità anni 80 alla “War” degli U2. A tratti chitarre con riff in stile british che ricordano altre band sopra citate.

“Neon night” apre con chitarra tanto “effettata”. Poi refrain tanto accattivanti che catalizzano la nostra attenzione. Qui l’anima alternative/brit pop prende piede ancora più con paesaggi sonori sempre tanto curati che puntano a rapire letteralmente l’ascoltatore. Molto azzeccato il bridge che troviamo verso la fine della canzone: lievemente orchestrale. Segue “Flow of flight”, una sorta di semi-ballad filo-country rock con tappeti sonori tanto vellutati. Solo di rilievo verso la fine del pezzo.

Poi c’è “Remember me” con il suo afflato tanto toccante, emozionante. Un pezzo sicuramente tanto radiofonico. “Rosemary” ci conquista con i suoi refrain ripetitivi e le solite sferzate rock che troviamo sparse per tutto l’ep. Come non notare anche i passaggi melanconici verso la fine del pezzo.

In “Roof in the air” songwriting e produzione sono eccellenti non c’è che dire. Esecuzione strumentale da manuale. L’appeal di certo non manca. “Roof in the air” degli Heatstrokes è un prodotto da 85/100 secondo il nostro parere e porta un’aria di freschezza e di spirito internazionale nel panorama indipendente italiano. Con scelte stilistiche azzeccate, tecnica e talento gli Heatstrokes conquistano da subito il loro pubblico secondo il nostro parere. Essi, oltretutto, sono ben ancoranti sia alla tradizione brit-pop in voga negli anni recenti che a certe sonorità post punk più retrò come pure ad altre post rock più vicine ai giorni nostri. “Roof in the air” è un prodotto abbastanza stratificato che si deve assaporare pian piano col fine di carpire meglio le sue tante sfumature.

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