Tafka – Hikikomori Sun

Il nostro lavoro tratta temi di attualità come i social, i videogames e la tecnologia e utilizza in maniera (in)opportuna diverse influenze musicali che spaziano su diversi generi, tenuti insieme da un’impronta rock molto decisa!

Così Tafka, band alternative rock, presenta il suo disco dal nome “Hikikomori Sun”. System failure ha avuto il piacere di ascoltarlo e quelle che seguono sono le nostre considerazioni a riguardo.

Il sound della band si presenta come un interessante modo di fondere hip hop, alternative rock e pop rock. Non mancano sonorità electro talvolta tanto dreamy talvolta da videogames. Costoro fanno pensare sia a band come Lunapop e Coma_Cose che Negrita, Subsonica o Depeche Mode.

“Binary Speak” mette insieme sonorità “videogiocose” con altre di matrice rock tendente verso il pop. I refrain tanto accattivanti rendono l’ascolto sicuramente gradevole. Anche il songwriting niente male. Belli gli stacchi, il cantato in rap e il chorus. “Bla bla man” offre un beat/sound più “dubbeggiante”. “Bug” parte con un solo di un certo rilievo che ha la funzione di intro nidificato nella canzone, solo che si ripete anche nel pezzo. Sonorità sempre tanto ammalianti tra hip hop, pop rock e dream pop colpiscono l’ascoltatore e lo “drogano”, lo “stordiscono”.

“Cristian non esiste” con il suo beat convulso e tappeti sonori che possono far pensare sia a Subsonica che Depeche Mode. Un pezzo tanto travolgente, sicuramente tra i migliori del disco. Qui il songwriting è straordinario. “Fuori dal tubo” sembra un approfondimento rock di “Cristian non esiste” per alcune sonorità che condivide con l’aggiunta di striature ruggenti rock.

“Hikikomori Sun”, title-track del disco, ci sorprende con altri refrain da videogame insieme a sonoritè rock pulsanti e smaniose alla Negrita, i Negrita meno pop si intende. Pezzo tanto elettrizzante questo con una batteria tanto robusta che fornisce tanto vigore con la sua ritmica. Il cantato si sposa con la ritmica e le variazioni e il tutto viene percepito da noi come quasi perfetto. Miglior pezzo del disco a nostro parere. Qualcuno potrebbe pensare pure ai Linea 77 per il mix tra rock e hip hop abbastanza solido.

“Instawar” presenta un basso corposo con sopra un rap a tratti frenetico a tratti più allettante. Tanto allettanti, come spesso succede nell’album, alcuni refrain. “Non c’è campo” ci porta tratti di malinconia espressa con impressioni sonore toccanti ed evocative. Un’altra perla del disco pure questa. Un pezzo secondo noi tanto radiofonico, il classico singolo da “spammare” in giro.

“Power bank” sembra un ibrido tra Motel Connection e Negrita con il solito flow che è una delle colonne portanti di questa band. “Spotfly”(con il campione di Spotify) presenta un beat tanto ritmato e melodie tanto fascinose che sono come la ciliegina sulla torta del “brand” Tafka. “Streaming your life” offre qualche tratto simil-funk.

L’ibrido tra hip hop, electro, alternative rock e pop rock proposto da Tafka è quantomeno interessante. Per noi i Tafka sono il “bug” nel sistema operativo del panorama indipendente italiano dove arriva spesso tanta solfa inconsistente. La loro sperimentazione sonora è da encomiare. Inoltre, songwriting, produzione sonora e mixing sono da 8 ed esaltano il loro prodotto musicale congegnato ad arte con refrain tanto studiati che mirano ad assuefare l’ascoltatore. I temi sono tanto attuali e di sicuro ci “interrogano” come l’arte “deve fare”, arte che non deve compiacere, anzi. In questa società dominata dal “grande fratello/schermo imperante” che ci tiene impegnati ogni istante con il suo flusso di immagini e video siamo tutti “Hikikomori” in disparte che devono essere risvegliati dal loro “sonno perpetuo”. I Tafka ci risvegliano con il loro prodotto “nerd” di grande riflessione sulla nostra società. Insomma, sono come un episodio di Black Mirror, per intenderci…