Caron Dimonio – Religio

Religio è il terzo album dei Caron Dimonio, duo apparso sulla scena indipendente italiana ed estera nel 2013 grazie all’interessamento del loro produttore Gianluca Lo Presti. Il disco è attitudine punk che si fonde con l’elettronica, realizzato per lo più di notte è stato scritto in una sorta di dimensione religiosa. La religione (Religio) è ciò che lega le persone al divino, i Caron Dimonio non credono nel divino ma credono che vi siano delle situazioni in cui l’essere umano e il pensiero vengono trasportati in una sorta di altrove, in cui il tempo è sospeso.

Brutale e malinconico questo disco tratta tematiche legate alla morte, alla memoria e alla perdita, alla percezione e alla consapevolezza della finitezza dell’esistenza e del nostro inconscio, i testi sono non narrativi e nascono da quello che esperiamo quotidianamente. Si contestualizzano in una dimensione definibile come “obliqua” (Il futuro va avanti, il passato è indietro) sopraffatta dall’eternità, dal senso di infinito che dalla percezione del reale nasce. System failure ha ascoltato Religio e quelle che seguono sono le nostre considerazioni a riguardo.

Il synthpop/new wave/postpunk in stile Caron Dimonio fa pensare a band come Depeche Mode, The Sisters of mercy, Joy Division. Infatti, costoro cercano di recuperare sonorità del passato in modo tutto singolare.

Nel primo pezzo, Pietra, un refrain ripetitivo si mescola a sonorità electro alquanto dolci. Hitler amava i cani è una cavalcata dalle aurore sonore stupende. Arrivano sonorità new wave/postpunk pazzesche in questo pezzo, alquanto dark. Luce e tenebre si mescolano in questo pezzo, come altrove. Il cantato è appena accennato e sembra perdersi nei tappeti sonori. Qua e là pensiamo anche a Siouxsie and the banshees.

Tonalità parte con una cassa secca, rigida e con sonorità electro sottili. Poi partono sferzate sonore laceranti e i soliti tappeti sonori ampi e dilatati. Di certo, il debito di questa band con The sisters of mercy è discreto: troviamo un’ispirazione gothic rock/postpunk davvero simile. In questo pezzo troviamo alcuni passaggi sonori che fanno pensare anche ai CSI di Gianni Lindo Ferretti. Poi arriva Dio pesante sulla schiena e l’aria si fa mistica ed evocativa con alcune spirali sonore che ti entrano nella testa. A metà pezzo troviamo un beat rigido ma sottile.

Giuseppe Lo Bue è ottimo ai synth e Filippo Scalzo (già bassista dei Black Veils band Post Punk/New Wave bolognese) al basso si fa proprio sentire, è imponente, carismatico con il suo strumento. I due sono proprio in armonia tra loro e il sound risulta stupendo all’ascolto, soprattutto per coloro che amano certe suggestioni gothic rock pregne di malinconia.

Anche Le tue cavità parte con una cassa secca. Poi arrivano delle illuminazioni sonore. Il solito basso di Filippo Scalzo da tanto corpo a questa canzone come altre. Che canzone emozionante Le tue cavità. Qui la drum machine è proprio magnetica!

Satelliti parte con un synth duro e marcato e altre sonorità basse quasi impercettibili. Poi entra il basso a squarciarci le membra. Qui il cantato ricorda ancora Ferretti. Anche Mezzanotte ci stupisce con i suoi synth e con le sue atmosfere oscure. Verso metà pezzo c’è una parentesi delicata, una sorta di pausa sonora che poi si contamina con sonorità electro.

In un giorno qualunque è tanto ammaliante, soffusa. Qui come altrove pensiamo anche a The Cure(quelli più dark di tanti anni fa). Con L’inganno del mattino ci avviamo verso la fine dell’album. Questa canzone è davvero sinistra, disturbante, per le sue sonorità che fanno pensare a Le Streghe di Salem di Rob Zombie, in alcuni tratti. Una canzone che trasmette arcano, che trasmette mistero, la più interessante del disco, a nostro giudizio. Il tutto finisce con la title-track Religio, una sorta di viaggio sonoro cupo e palpitante.

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