Bye bye japan – In the Cave
Kimberly Mangano (voce solista), Max Amoroso (basso elettrico) e Fabrizio Mascali (chitarre), coadiuvati alla batteria da Andrea Tascone, sono i componenti del gruppo palermitano dei Bye bye japan. Già abbiamo più volte parlato di questa band su System failure e li abbiamo elogiati per il loro inconfondibile talento. “In the Cave”, che esce per DCave Records, è il loro disco d’esordio. System failure lo ha ascoltato e quelle che seguono sono le nostre considerazioni a riguardo.
Recensire i Bye bye japan è facile come fare l’amore con una persona di cui sei perdutamente innamorato. Mi spiego meglio!?? Per mia cultura musicale ho amato diversi generi musicali: dal grunge, all’hard rock, al noise(Sonic Youth) all’alternative metal, al funk, al postpunk/new wave(Siouxsie and the banshees, The Cure, Joy division), all’alternative rock(anche d’autore alla P J Harvey o più contemporaneo come Wolf Alice o Sunflower bean) e tanto altro ancora. Tutti questi generi musicali coesistono perfettamente nel sound “mostruoso” dei Bye bye japan che incarnano in modo perfetto quello che cerchiamo su System failure: band che abbiano voglia di stupire e sperimentare, band che abbiano voglia di spakkare tutto proponendo novità e facendo scorrere la musica nelle loro vene al posto del sangue…con il rischio di morire per questo? Ma no?!!…col rischio di apparire come la parte violenta della scopata di cui parlavamo all’inizio, quella che ti porta all’orgasmo perché stai godendo troppo…
Nella splendida opener “Elephant people” sonorità grintose si mischiano con refrain abbastanza catchy e il cantato superbo e carismatico della frontman Kimberly Mangano. Un alternative rock/noise rock tanto contemporaneo per sonorità sembra dialogare con striature hard rock appena percettibili. Stupendo questo pezzo dal beat impareggiabile. “The bump” è il pezzone del disco con quel basso iniziale e sonorità funkeggianti che questa volta contaminano l’alternative rock. I refrain electro catturano tanto l’attenzione dell’ascoltatore come pure il cantato di Kimberly che lo diciamo a fare??! “Drifting” è la perla per gli amanti del postpunk/new wave, davvero una canzone ipnotica e ancora dal beat convulso che fa pensare a qualcosa di più “sconnesso” dei Wolf Alice. “Candle code” mi fa viaggiare con la testa con le sue impressioni a tratti psych rock. “Time to do everything” è quella canzone che schianta tutto e forse messa apposta alla fine: ti manda al KO, quel KO finale dal quale Apollo Creed non riesce a rialzarsi in Rocky 2. Altro pezzo che mi ha colpito particolarmente è stato il cattivo, insano ed aggressivo “Brazzaville”, aggettivi che forse sono fondamentali per i palermitani che tutto sembrano fuorchè di Palermo. Sembrano una band da Manchester o dal Bronx con le loro sonorità pronte per conquistare il mondo intero…Per finire cito pure la super grunge “In the cave”, title-track del disco che definire solo grunge è davvero poco. Se dopo le Hole e i Nirvana mi innamorai di Brody Dalle e degli Angelfish della Shirley Manson pre Garbage forse è ora che mi innamori dei Bye Bye Japan definitivamente…
Il “mostro sonoro” dei Bye bye Japan va ascoltato mille volte per capire quante caspita di sfumature ci sono nella loro musica. Imparate da loro band che proponete musica piatta e priva di emozioni, sensazioni e contenuti…e soprattutto…imparate da loro come metterci un po di follia e di pepe perché sono la follia e il pepe insieme all’appeal che scatenano la voglia di ascoltare di chi preme play….