Paul Pedana – Ex-Human

Paul Pedana nasce a Umbertide nel 1987. All’età di 6 anni inizia a suonare il piano; a 12 aveva già molta familiarità con batteria e chitarra. Ad appena 16 anni, con un LP già in cantiere, è coinvolto in un terribile incidente stradale che, a detta di molti medici, avrebbe segnato la sua carriera. L’incidente e le gravi cicatrici (fisiche quanto psicologiche), pur avendo lasciato un segno distinguibile nel suo percorso artistico, non hanno di certo minato l’estro creativo di Pedana, che da quel momento ha dato inizio ad una carriera discografica di successi. Oggi parleremo del suo ultimo lavoro, Ex-Human, concept album che si pone come una forte analisi introspettiva dell’essere umano in un’era dove, visto il forte e costante avanzamento tecnologico, la parola “umano” potrebbe diventare obsoleta.

L’album parte carico con All These Rubbles, le cui melodie ci calano subito in un album alternative rock che strizza l’occhio al pop, in un brano ben riuscito e che colpisce; complici anche le linee vocali molto emotive e ben piazzate, ma delle quali parleremo meglio in seguito.

Psyborg apre ad orizzonti già più sperimentali, che ricordano i lavori più eccentrici dei Muse, tenendo il ritmo sempre ben scandito e ad alte dinamiche.The Hummingbird raffredda l’andatura introducendo sonorità estremamente più malinconiche, che richiamano ai lavori più strazianti dei Pink Floyd, in un brano estremamente emotivo. Qui, come accennato prima, giocano un ruolo fondamentale le linee vocali, capaci di trasmettere un ampio spettro di emozioni.

Ellie The Alien è un chiaro esempio della forte ispirazione a Steven Wilson in fase compositiva. Ancora una volta il pezzo trasporta con sé tutta la carica emotiva, caratteristica dell’intero LP, data in questo caso da un uso sapiente di archi ed elementi atmosferici. Sonorità più semplici, ma ugualmente evocative, si raggiungono con Silence. Il pezzo è forse il meno forte del disco, ma resta in ogni caso molto piacevole da ascoltare, forse strategico perché capace di rilassare l’ascolto con un brano più semplice, ricordando le primissime produzioni dei Coldplay. Terminato il breve intervallo del brano precedente, si arriva alla fortissima carica malinconica di Come in, in cui tornano forti le influenze del suddetto frontman dei Porcupine Tree, qui richiamato in causa con un cantato molto cupo, accompagnato da una chitarra acustica che orchestra nella creazione di un’atmosfera angosciante.

Con la versione remastered di Kate, settima traccia dell’album, iniziamo a capire il significato del termine “Existential rock”, utilizzato dall’artista: ascoltando un album che parla di deumanizzazione, siamo noi stessi al centro di un percorso che rema nel verso opposto. Impossibile non emozionarsi con un brano del genere, ma se ancora non ci siete riusciti, mancano ancora 5 canzoni. L’album infatti continua con Pay, traccia dal forte sapore Radiohead, che offre delle scelte melodiche molto interessanti soprattutto nel finale. Mentre Hello Sweet World ci introduce ad un lato più “Verve” della composizione, è Dreaming a proiettarci verso le battute finali del disco, con una sezione che vede protagonista il piano.

My Lovely Lonely Place è l’incarnazione dell’emotività dell’artista, che nell’album non si fa quasi mai drammatica, ma che è spesso leggera e luminosa, nonostante le ferite passate del Pedana, spesso riscontrabili nella forte sensibilità nella scrittura dei testi. Con Suave, brano che ricorda molto l’era “The Wall” dei Pink Floyd, si chiude Ex-Human, una produzione eccellente e di larghe vedute, in grado di fornirci un’ampia panoramica della grandezza compositiva dell’artista. Ex-Human è un viaggio carico di emotività, atto a ricordarci quanto possa essere struggente, ma al contempo meraviglioso, essere umani.

Voto: 9/10

Recensione a cura di Davide Scognamiglio