Love Ghost – Clouds

Nuova collaborazione per i Love Ghost, questa volta con Scarlett Rose per il singolo “Clouds”, un’odissea di punti di vista.

La collaborazione è preziosa, e non solo nella musica. Permette il confronto e l’emergere di nuovi punti di vista. Rende possibile la convivenza di prospettive diverse, il loro scambio, il loro reciproco arricchimento. E di un duplice punto di vista si parla appunto nel nuovo singolo dei Love Ghost, un pezzo a metà tra trap e l’r&b composto in collaborazione con la cantautrice Scarlett Rose. Un pezzo che parla moltissimo, con ritmo cadenzato, scandito, di esistenze rotte, divise, perse in quella ricerca di senso che è l’esistenza di ognuno di noi. Perse nella comune, ma diversa, assenza di amore.

Con l’affermazione di questa convinzione inizia il brano, dopo qualche nota di chitarra pulita: “Love’s not good for me” afferma una voce in maniera rassegnata, ma quasi dolce. ‘L’amore non è cosa per me’ e poi, con lo stesso tono sommesso, prosegue rincarando la dose, dichiarando di non esser degno di amore. Con il sapore amaro di questa constatazione sulle labbra, la canzone ci sorprende con l’irrompere di una drum machine e di una voce più forte, parlata, quasi rap. Ma questa convinzione (“l’amore non fa per me, non ne sono degno”) tornerà altre due volte nel corso del brano, a metà e alla fine di esso. La voce parla, incalzante. Si fa fatica a starle dietro, confonde. Sembra di seguire i flussi disordinati di uno flusso di coscienza alla Joyce, l’espressione di un’interiorità ferita, delusa, costantemente alla ricerca. Alla ricerca di cosa? Chissà. Ma le droghe, che hanno alleviato il dolore, sono sembrate a tratti una risposta. Le verità più ovvie, che parlano del senso di vacuità dell’esistenza, quelle vengono sempre ignorate, minimizzate, perché sono difficili da affrontare. Preferiamo occuparci di altro. Preferiamo drogarci. Oppure andare alle feste. Cercare un senso. Cercare un senso è importante, quell’amore che tanto ci dileggia dovrebbe darci una lezione. Dovrebbe insegnarci che la vita è piena di benedizioni. C’è un fondo di dolcezza nelle ultime parole di questa prima strofa, della prima voce, che ci getta subito nel ritornello.

La drum machine è sempre presente, con un ritmo più incalzante e accompagnata da un synth leggero che ricrea l’effetto di una chitarra distorta. Il tema del ritornello aleggia pesantemente su tutta la canzone, sia su quanto già è stato cantato che su ciò che ancora deve esserlo: l’oscurità del posto buio dove ognuno è perso, dove ogni mente si perde quando non sa dove andare, da dove cerca di fuggire e da dove finisce per perdersi ficcandosi tra le nuvole. Smarriti, confusi, dimenticati. Eppure è una fuga inutile, perché stiamo fuggendo da ciò che non possiamo fuggire. Che ci raggiungerà sempre, nel buio, nella luce, in cielo, tra le nubi. A questo punto interviene per la seconda volta la frase iniziale: “l’amore non fa per me, non ne sono degno”, che introduce le altre due voci, i successivi punti di vista. Abbiamo sempre la drum machine e una voce maschile che narra con il rap un dolore che ha a che fare con una ragazza. E quindi, ancora più concretamente, con quell’amore che si ritiene di non meritare. In un’attribuzione ed un rimbalzare di colpe sembra annaspare tra sconforto e risentimento, desiderio, mancanza, pentimento e rancore. Non cerca né chiede perdono, ma pronuncia parole amare, quasi eterne, sull’immutabilità di certe cose.

La voce femminile interviene di seguito alla sua, quasi rubandogli il fiato. Non sappiamo se è la ragazza di cui si parla nella strofa precedente, ma la sua storia, la tempesta di cui parla, la lotta che sente di aver perso, si intonano perfettamente ad essa. Perdita, delusione, errore. Non accusa nessuno, le colpe sembrano caderle addosso. Sembra scusarsi, sembra spiegare. La sua voce ha uno stile più melodico, meno rap, che si adatta al dolore che lascia intravedere.

Torna il ritornello, l’appello all’oscurità, alla fuga, alle nuvole. Al volo che ci dà l’illusione di essere liberi e felici. Per un po’, forse, prima di cadere a terra. La frase che chiude la canzone è la stessa che la apre. Generalmente ci piace pensare ad ogni narrazione come il racconto di un’evoluzione, come il raggiungimento di un lieto fine, di una superiore comprensione: è nella nostra natura, ci permette di andare avanti con la vita. Eppure a volte non c’è nulla di diverso. Non ci sono consapevolezze nuove, ma solo la fredda, dura, crudele, certezza iniziale. Immutata. “L’amore non fa per me, non ne sono degno”.

A cura di Giulia.