KAT – The Last Convoy

Chi adora quell’immenso ed interessantissimo genere che, tra sfaccettature e manifestazioni varie, ora melodiche ora “estreme”, prende il nome di METAL, sa bene che l’Est Europa ha spesso partorito band interessantissime: pensiamo alla Polonia, e a mostri sacri del calibro di VADER e BEHEMOTH. Ma è ovvio che la storia del metal polacco inizia molto prima, e si perde tra le complicate vicende che porteranno alla severa dittatura, ad opera del governo polacco, satellite dell’URSS, nel periodo tra l’81 e l’93. E tra censura, persone assassinate, drastiche limitazioni alla libertà, muove i primi passi una band leggendaria, anzi LA BAND dell’heavy metal polacco: i KAT, guidati dal chitarrista Piotr Luczyc, che in 41 anni d’attività è stato l’unico membro ad essere sempre presente, e attorno al quale hanno ruotato vari musicisti. La portata di questa band è tale che anche gli stessi VADER e BEHEMOTH ne hanno coverizzato vari brani! VADER and BEHEMOTH suonano tuttora in brani dei Kat ai loro rispettivi concerti.

I KAT hanno registrato 11 album, il primo dei quali, Metal and Hell, nel 1984. Alla fine degli anni ’70 il movimento della New Wave of British Heavy Metal imperversa in Europa: i nostri ne prendono le ritmiche serrate, le voci tenorili, l’indole ed il temperamento. Ma il primo album è già oltre, essendo molto influenzato dal trash metal, che soprattutto negli USA, con METALLICA e MEGADETH, sta partorendo dei capolavori. Proprio una trash band, gli Overkill, suonerà assieme ai KAT in una serie di concerti in Polonia, assieme a RUNNING WILD, HALLOWEEN ad altri.

E nell’87 la band polacca supporta i Metallica in una serie di concerti e, negli anni successivi, band come i Motorhead, gli Iron Maiden, i Six Feet Under (qui andiamo sul pesante!). Il tempo è passato, ed il nuovo millennio, dopo due anni di inattività (2001-2003 circa) ha visto la band impegnata tra nuovi album e concerti.

Il 25 Settembre 2020, per l’etichetta Pure Steel Band è uscito The Last Convoy, undicesimo album della band: si tratta di otto potenti tracce, che sbattono in faccia all’ascoltatore 5 inediti e 3 cover: apparentemente, da una parte l’originalità della band, dall’altra un omaggio a tre band che sicuramente hanno influenzato i KAT fino al midollo: DEEP PURPLE, SCORPIONS, AC/DC.

Il disco si avvale di vari ospiti e collaboratori: Tim “Ripper” Owens, ex vocalist dei Judas Priest dal 1996 al 2003 (nella traccia Flying Fire 2020), il musicista Maciej Lipina (Dark Hole, anche con il pianista Paweł Steczek ) ed il cantante Henry Beck ( in Mind Cannibals). La dicotomia tra l’originalità della band e le tre, delle quali vengono fatte delle cover, è solo apparente: tutto l’album può considerarsi come un tentativo molto ben riuscito nel piegare in una direzione personale tutto ciò che riguarda il metal degli anni 80.

Si inizia con Satan’s Night, tra un riff che sa di MOTORHEAD, floyd rose urlanti, grandi assoli e una voce eccellente sui gravi e sugli acuti, si va a Flying Fire 2020, nella quale rivivono i Judas Priest ed i Maiden (quelli di Flight of Icarus)degli anni 80, e si passa alla mistica e bellissima Dark Hole, ballad che si perde tra tramonti delle praterie americane, percussioni etniche, voci che sanno di blues, ariose frasi di pianoforte, assoli ai confini del jazz. A mio avviso questa traccia è una punta di diamante, assieme alla cattivissima Mind Cannibals, dura come una macigno, nella quale la batteria sostiene perfettamente le voci.

Ma ascoltiamo le tre cover: Highway Star (che non ha bisogno di presentazioni) è più serrata nelle ritmiche, ma la voce ha un approccio più grezzo: così un classico è riprodotto in una versione più “contemporanea”; in You Shook Me All Night Long l’interpretazione (soprattutto vocale) è interessantissima, Blackout suona molto più epica dell’originale.

The Last Convoy si lascia ascoltare per ciò che realmente è: un grande disco heavy metal, di una grandissima band, e dopo questo grande album si ha il desiderio di scoprire la loro lunga carriera, che li ha resi i “padri” del metal polacco.

a cura di Francesco