Resonanz Kreis – Methodology

“Doll” sembra unire dub, trip hop e downtempo, una sorta di Almamegretta e Massive Attack tradotti in downtempo. Un pezzo a nostro giudizio tanto cinematografico, un pezzo che potrebbe servire anche come base aggiungendo un cantato rap. Refrain sempre tanto curati da parte dell’artista come pure la sua bravura nel miscelare i pattern.

Poi segue “New day” e ritroviamo il solito Resonanz Kreis “alien-scifi” a cui siamo abituati: con lui è inevitabile finire su pianeti oscuri tanto lontani da noi. Il beat si abbina in modo magnifico con i vari delays, synth, bassi etc che ascoltiamo. “Time to change” è criptica, cavernosa e allo stesso tempo allucinante. Il piano addolcisce le sonorità marcate e marziali che spesso usa Resonanz Kreis. Barlumi sonori squarciano le tenebre fitte, queste parole scaturiscono dall’ascolto di “Time to change”, una sorta di esortazione come si deduce dal titolo.

E’ tempo di “Mainframe”. Un pezzo a tratti orientaleggiante, un pezzo pure tanto evocativo come è solito nello stile dell’artista. Qui pensiamo a qualcosa dei Massive Attack di “100th Window”. Il beat entra e ci sommerge. Come uscire da questo gorgo sonoro tanto allettante? Ci invita pure a ballare questo pezzo…Una delle migliori canzoni della serie a nostro giudizio…

Con “Radioactive” ancora mondi alieni, mondi che mirano a rapire letteralmente la nostra attenzione grazie a queste atmosfere sonore dark-ambient. I pattern si intersecano in modo labirintico, uno dei pregi di questo artista oltremodo talentuoso. Poi arriva “Afraid” con i suoi kick super-potenti e un refrain che ci trasporta fino ad un synth-pad tanto misterioso. “Afraid” è proprio il pezzo da novanta, quello al quale non si può resistere, poco da fare.

Verso la fine dell’album arriva “I need space” con altre fascinazioni sci-fi/dark. Qui il beat martellante segna il percorso e le varie divagazioni sonore rendono il tutto tanto complesso e stratificato. Molto apprezzabile il bridge verso uscita canzone. “Walkabout” termina il tutto con questi suoni tribali e beat sordo. Una sorta di organo elettronico accompagna il tutto. Canzone solenne, austera e grave allo stesso tempo.

Resonanz Kreis oramai lo conosciamo bene: è un artista che sperimenta, un artista che osa senza usare mezzi termini. In “Methodology” la sua ricerca continua e si arricchisce di nuove sonorità. Sempre tanta qualità dal lato tecnico: il sound esce dall’impianto oltremodo potente e nitido. I punti di forza di questo artista sono sempre gli stessi: il songwriting e la ricercatezza sonora. Le nuove sonorità sono un passo ulteriore nella sua ricerca sonora spesso ardita, impavida, due aggettivi che sono opportuni per descrivere Resonanz Kreis.

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