Joshua Thriller – “Milkshake”

Quante aperture possibili oggi per questa recensione! Beh, le uso tutte…

Ecco, come nelle ultime 3 recensioni siamo di nuovo davanti ad una analogia, ai tardoni risulta subito ovvia – anzi doppia, ma sfato subito l’apparenza. Questi ragazzi non volevano essere gli U2 e non hanno nulla a che vedere con mulatte procaci che hanno turbato i pensieri degli adolescenti generazione X quindi andiamo avanti…

La Sicilia, forse lo é sempre stato ma giunge a me solo da quando collaboro con System Failure, pare che sia un grande laboratorio musicale nell’underground, piú di quanto sembrino altre regioni piú blasonate. Abbiamo avuto altri progetti recensiti per questa regione, dal rock, alla fusion all’eletttronica – qui sentiamo qualche eco della prima produzione di Carmen Consoli con sonorità prettamente anni 60 che pervadono tutto l’EP ‘Milkshake’.

I Joshua Thriller però ce ne portano una fetta più ‘colta’ e controculturale: il Cabin Music Studio di Catania offre a questi ragazzi chitarre acide al punto giusto, equalizzazione generale priva o quasi di sub che ci da un senso di vinile riprodotto da sistemi vintage – interessante anche il fatto che i synth e alcune sequenze elettroniche abbiano lo stesso taglio di frequenze in modo da suonare coerente col resto. L’effetto ‘time machine’ é peró affidato al solo di chitarra che mi ha ricordato lo stile di Robben Ford – ma abbiamo anche ‘It’s only up to you’ che per loro stessa ammissione é una buona riproduzione di atmosfere beatlesiane, e aggiungerei anche compositivamente. Un esperimento ben riuscito e godibile.

La vecchia conoscenza di System Failure Elektra Nicotra, anche lei siciliana, fa il suo bell’intervento in ‘Things I don’t say’. Un approccio al mix un po’ piú moderno avrebbe fatto guadagnare qualche qualche punto in piú alla sensualità della voce di Elektra che comunque ci trasporta in quel mondo optical, di lava-lamp e proiezioni psichedeliche. La sezione ritmica in generale, suona bene, ma non morde. La band si definisce rock-pop e per il mio gusto personale avrei preferito un po’ più di cattiveria e groove.

Devo però fare la premessa sul contesto: la direzione artistica del progetto é di Giorgio Indaco, produttore e polistrumentista, e prevede l’incontro e collaborazione di diversi artisti per un’integrazione di moda e arti visuali. Se inseriamo il tutto in una Catania da Dolce Vita/Amarcord il tutto ha perfettamente senso anche con una ritmica piú rilassata.

Questo é perlomeno quello che la loro musica mi fa sognare, ma nei testi c’é invece la critica di una società al tramonto, introspezione e filosofia tolteca…

La scelta di cantare in inglese mira al raggiungimento di un pubblico più vasto e internazionale, ed é sicuramente funzionale ad un’ottica artistica-musicale multiculturale più ampia.

La formazione: nasce come one man band nella persona del direttore Giorgio Indaco, ma con la diffusione del progetto é diventata una band con individualità precise e tutte ben decise ad andare avanti e dare il proprio contributo. Se da una parte si cerca un approccio artistico comprensivo e collaborativo, questo EP mira invece all’essenziale, scarno, retró – forse nostalgico di un’epoca in cui il fermento artistico era affidato a relazioni genuine tra persone, piuttosto che ai post di Instagram.

Ed insieme ad Indaco troviamo, oltre alla già citata vocalist Elektra Nicotra, Federico Romeo alla voce, Walter Russo alla chitarra solista e Alessio Gentile al basso.

A cura di RikiAbi.

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