Intervista a Tormalina

Benvenuti sulle nostre pagine. Come è nato il progetto Tormalina? Lo potete presentare ai nostri lettori?

Il progetto iniziale nacque nel 2021 e comprendeva Mick al basso, Abi alla batteria e Sal alla chitarra. Si aggiunse Max alla voce e chitarra. Per motivi personali Sal lasciò il gruppo poco dopo e come trio fu registrato il primo Ep, collaborando anche con altri chitarristi della zona. Recentemente si è unito al gruppo anche un quarto elemento, Luigi alla chitarra solista.

Il vostro sound mette insieme alternative rock, grunge e pop. Come lo avete elaborato?

Sicuramente ognuno di noi ha portato il suo bagaglio di ascolti e preferenze; diciamo che all’inizio si è lavorato di addizione, ora stiamo limando gli spigoli. Credo siamo a un buon punto con la scrittura del materiale nuovo.

Chi si cura del songwriting? Come nasce una vostra canzone? Quale è il collante, il filo rosso che unisce le vostre canzoni?

Solitamente Max ha lo spunto, poi ci giriamo un po’ intorno, si stabilisce la struttura grezza e poi si rifiniscono i passaggi, le intensità. La cosa importante è che il pezzo sia semplice da ricordare e che abbia almeno un hook. Idem anche per le linee vocali e i testi. A volte invece nascono da jam session che improvvisiamo.

E’ uscito il vostro ep omonimo? Di cosa parlano le canzoni?

I temi sono variegati: amori finiti, amori immaginati, riscatto, critica sociale e molto altro.

Cosa rappresenta l’artwork dell’ep?

Abbiamo voluto provare l’intelligenza artificiale in ambito grafico, quello che è uscito fuori è il prodotto di una macchina ai nostri ordini. Viste le potenzialità, speriamo che il paradigma rimanga così, altrimenti siamo in 2001: Odissea nello spazio!

Qual è la canzone dell’ep che più amate?

Pensami, ma anche Come vorrei; a pensarci bene anche Allena gli occhi non è male, e neanche Mayday. Vabbè, diciamo tutte!

Quali band italiane o straniere sono fonte di maggiore ispirazione per voi?

Verdena, Afterhours, Marlene Kuntz, Il Santo Niente, Ministri, Tre allegri ragazzi morti, Green Day e anche il filone brit pop e indie anglosassone.

Siamo in un mondo al collasso per tanti aspetti. Quale è il ruolo della musica in questo mondo?

Forse collasso è eccessivo. Le cose cambiano, la musica è cambiata. Immaginare la musica come catalizzatore di significati per le masse come è stato fino agli inizi 2000 è ingenuo. Ora tutto è molto frazionato, spezzettato, ramificato in migliaia di rivoli che è difficile rintracciare una certa cultura vasta e popolare. Per fare un esempio: il riff di Jeremy significa molto, non sono solo note in fila, accomuna milioni di persone in giro per l’occidente e bastano tre note per far scattare a tutti un senso di appartenenza comune. Oggi cosa può essere l’equivalente?

Che cosa consigliereste a voi stessi e a chi decide di provare a vivere di musica?

Ascoltare tanta roba diversa, smanettare col computer e continuare a suonare e sperimentare. Prima o poi qualcosa ne esce fuori, ma vivere di musica oggigiorno è molto difficile. Il mercato è saturo, c’è un’offerta musicale impressionante per cui emergere è davvero complicato. Bisogna insistere, e se lo si fa con e per passione, non pesa.

Per finire salutate i nostri lettori e provate a spiegare loro quanto è importante per voi fare musica….

E’ fondamentale, noi lo facciamo per passione, perché amiamo suonare e creare musica. Se dopo anni e anni di sala prove ci emozioniamo come fosse la prima volta… diciamo che è imprescindibile. Grazie a tutti dai Tormalina. Ascoltateci e seguiteci sui vari social….

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