Intervista a Suck my blues

1)Benvenuti su System failure. Come si è formata la vostra band?

La band si è formata in maniera spontanea. Io, Cafiero, Tonio Longo e Filippo Longo abbiamo condiviso 15 anni di carriera artistica con i Super Reverb, il progetto rock salentino che ha posto la parola fine al proprio seguito con la scomparsa improvvisa del cantante, Jessy Maturo, avvenuta lo scorso 11 aprile. Successivamente, d’istinto, abbiamo deciso di condividere insieme un nuovo percorso musicale avvalendoci della professionalità di un nuovo componente: Michele D’Elia. La composizione della band, dunque, è l’evoluzione naturale di un altro progetto.

2)Ci parlate del vostro background musicale? Quali sono gli album che hanno segnato la vostra vita?

Il background musicale è ampio e vario. A segnare il nostro percorso sono stati i dischi di Jimi Hendrix, dei Beatles ed il blues in generale: Stevie Ray Vaughan, Eric Clapton e tanti altri. Nell’esecuzione, Filippo ha una caratteristica prevalentemente rock blues, Tonio è più soul, mentre Michele è influenzato da ascolti più ampi orientati verso la musica elettronica, dai Daft Punk ai Prodigy, con la predisposizione verso ogni genere musicale.

3)Come è nata in voi la passione per la musica?

La passione per la musica è qualcosa di innato. E’ una magia che da sempre ci pervade e ci conduce al di fuori dell’aspetto terrestre. E’, come sosteneva Platone, “filosofia suprema” perché va oltre l’efficacia delle sole parole.

4)Abbiamo recensito “Rebirth”. Dove è stato registrato? Chi si è occupato del songwriting?

E’ stato registrato nel Salento, presso l’Home Studio di Michele D’Elia. Il songwriting è stato principalmente curato da Cafiero che ha collaborato con Gianni Montanaro nella stesura di quattro testi e con Michele D’Elia nei due brani strumentali.

5)Sempre parlando di “Rebirth”, cosa rappresenta la cover?

La cover è stata ideata dall’artista Marco Pisanelli, batterista dei Tiromancino. Egli ha colto il messaggio che volevamo lanciare ed ha realizzato graficamente, in chiave rock, la fenice, l’animale che simboleggia la rinascita.

6)Su quale traccia del vostro album mi dovrei soffermare e perché?

Soffermarsi su una sola canzone sarebbe riduttivo. Il nostro è un concept album in cui c’è un filo conduttore che collega tutti i brani.

7)Che strumentazione è stata usata per l’elettronica?

Il suono è generato da campionamenti di suoni reali con synth digitali.

8)“Madness” è il miglior pezzo dell’album a nostro parere. Ci parlate della genesi di questo pezzo?

Il brano nasce da un testo scritto dall’autore Gianni Montanaro, che da tempo aveva il desiderio di collaborare con la band. Attraverso il testo, abbiamo lavorato sulla musica. Ci siamo lasciati andare, ispirati soprattutto da Prince e dall’ atmosfera di “Sign O’ The Times”.

9)Come prendono forma le vostre canzoni? Parlate del processo creativo alla base….

Alla base c’è sempre l’ispirazione; molte volte da un riff di chitarra o da un testo ed altre in una maniera inconsapevole. Tutto parte da una scintilla non ben identificata. La creatività è qualcosa di magico.

10)Per finire, salutate i nostri lettori e invogliateli ad ascoltare la vostra musica….

Un energico saluto ai lettori di System failure; speriamo che il disco possa piacere a tutti e che possa invogliare ad aprirsi a qualcosa di nuovo, che sia fonte di ispirazione per realizzare qualcosa di diverso da ciò che gira intorno, soprattutto in Italia.

photo credit: Daniele Met photography