Intervista a Il Cervello

1) Benvenuto su System Failure. Ci parli del tuo percorso artistico fino a qui?

Vi ringrazio per il benvenuto ed è un piacere rispondere alle vostre domande. Il mio percorso artistico parte dal basso, strumento che ho iniziato a suonare a 13 anni. Verso i 16, sono diventato uno screamer e ho militato come vocalist – volte anche bassista – con band emergenti del panorama metalcore, hardcore, punk, nu.metal, stoner e indie rock. A 19 anni ho preso consapevolezza di che il mio ruolo di urlatore non bastava per esprimere la rabbia e le emozioni che avevo dentro. Così, ho deciso di intraprendere un percorso nuovo nel rap.

2) Come è nata in te la passione per il rap?

La mia passione per il rap è nata sempre verso i 13 anni. Fin da subito ho apprezzato la serietà degli MC nel trattare molte tematiche importanti, sia sotto il punto di vista politico che sociale. Il rap ha un grande messaggio che si può comprendere facilmente: lottare e rialzarsi sempre.

3) Quali sono le tue influenze musicali?

I Linkin Park sono stati uno dei maggiori punti di riferimento musicale per la mia crescita artistica insieme a Franco Battiato e affiancati dagli Slipknot, Deftones, Marilyn Manson, Faith No More, Red Hot Chili Peppers e Nine Inch Nails. Da una partenza crossover mi sono avvicinato al rap, in particolare ai Sangue Misto (Neffa, Deda, Dj Gruff), Articolo 31, Beastie Boys, Public Enemy, Run DMC, Turbe Giovanili (Fabri Fibra) e Kaos One. Ascolto praticamente tutto, non ho alcun limite.

4) Il tuo rap è abbastanza contaminato: ascoltiamo industrial, dubstep e drum n’ bass. Come mai questa scelta?

La vita non va scelta, si vive. Questo accade anche nel disco. Non riesco a soffermarmi su un solo genere, la ritengo una limitazione a ciò che voglio offrire artisticamente. Il merito della contaminazione di generi è di Deville, il beatmaker che ha composto questo disco. È stato molto bravo nel trovare le sonorità giuste da sposare con voce e testi.

5) Abbiamo recensito Spirale. Ci parli della genesi di questo disco? Dove è stato registrato?

Spirale è nato nell’esatto momento in cui mi sono reso conto di aver toccato il fondo. Stavo attraversando un periodo emotivamente e spiritualmente molto difficile, vedevo solo nero. Erano finite a distanza di poco tempo due storie sentimentalmente molto importanti, vecchi ricordi della mia adolescenza ritornavano sempre più forti e aggressivi nella mia testa e ho deciso di ritornare a scrivere per esorcizzare i miei demoni interiori e lasciare un messaggio positivo e di rinascita all’ascoltatore. Ho deciso di intitolare e rappresentare la Spirale (disegnata dal tatuatore e disegnatore Pellegrino Ragno e dal grafico Antonio Iannaccone) sul disco perché il simbolo della spirale è l’inizio e la fine di tutto. Nasciamo da un punto di origine e moriamo raggiungendo di nuovo quel punto. Dipende da noi e dal libero arbitrio capire quale sia la strada giusta da percorrere. Ognuno di noi è sia luce che tenebra, ecco perché si tratta di una doppia spirale con due giri e raggruppata una spirale unica. Il disco è stato registrato da Gamino in Irpinia, la mia terra di origine, per l’esattezza a Serino.

6) Su quale traccia di Spirale dovrei soffermarmi secondo te?

Sicuramente su “Io sono fatto di cera”. È quella che porto maggiormente dentro e quella che amo di più cantare. La canzone racconta la storia di un ragazzo che stanco dei continui e molteplici problemi nella sua vita vuole farla finita. Ognuno di noi può essere quel ragazzo, una vittima di bullismo, di abusi fisici o psicologici stanco della condizione in cui è costretto a vivere. Con internet e l’avvento del cyberbullismo, questi ragazzi non hanno pace nemmeno quando sono a casa. Una gogna che si sviluppa nella vita reale e anche sui social, senza una apparente fine. Potrebbe anche accadere ad un nostro potenziale figlio, ed è questo il futuro che vogliamo per loro? Farli sentire soli e abbandonati, senza vie di fuga o miglioramento a 13, 14 anni? Il senso di “Io sono fatto di cera è questo: “continua a lottare e tutto proseguirà per il meglio. Non arrenderti nonostante tutto e tutti”

7) Cosa vuol dire oggi essere un rapper?

Essere un rapper oggi vuol dire mettersi a nudo e dare un contenuto all’ascoltatore, sia leggero che impegnato. Il rap è in particolare un genere che nasce dal disagio, fare questo genere in Italia e – nel mondo è una responsabilità importante.

8) Secondo te qual è il tuo posto nel mondo della musica italiana?

Sono ancora alla ricerca del mio posto nel mondo. Probabilmente il mio posto nel mondo è la continua ricerca di qualcosa che mi porti a migliorare e sperimentare continuamente.

9) Come vedi il fenomeno dei talent show dove alcuni rappers arrivano?

Rispetto chi sceglie i talent come strada per esprimersi ma non la condivido. Attualmente sento che il mio percorso è diverso da quello dei talent, non ho bisogno di quel tipo di vetrina, non la vedo nelle mie corde. Se un rapper decide di andare ad un talent è perché probabilmente ha disegnato il suo percorso artistico in un modo che differisce dal mio.

10) Con quale artista indipendente vorresti collaborare un giorno?

Mi piacerebbe collaborare con Wrongonyou, voce e sound spettacolare. Lo ascolto spesso quando medito, ha la capacità di portarti in un’altra dimensione. I Sick Tamburo sono un’altra band con cui collaborerei con piacere, davvero anomali ed unici per il panorama musicale italiano. Teatro degli Orrori, Linea 77, Tre Allegri Ragazzi Morti e Ministri, sono altre 3 band che stimo da tempo immemore per la loro coerenza artistica, musicalità e cura per i testi.

11) Per finire, un appello ai nostri lettori per invogliarli ad ascoltare la tua musica…

Se avete voglia di ascoltare qualcosa di diverso dal marasma musicale proposto ultimamente, specialmente nei contenuti, avete trovato l’artista giusto.