Intervista a Simone Costa

Ciao. Puoi presentarti raccontandoci brevemente la tua storia musicale?

Buongiorno a tutti, ho iniziato a suonare timidamente la chitarra all’età di dieci anni e durante gli anni del liceo ho militato in diverse cover band. Poi ho avuto una mia band di inediti con la quale abbiamo prodotto le prime canzoni, progetto che stava anche andando bene ma, come spesso accade nelle band, ad un certo punto, ognuno per i propri motivi personali ha preso strade diverse. Nel frattempo io mi son dedicato alle arti visive, principalmente alla grafica e mi sono concentrato solo su quello. Tra il 2018 e il 2019 grazie allo stimolo di un amico cantautore ho ripreso a dedicarmi alla musica.

Quali sono gli autori e le band che ti hanno ispirato?

Sicuramente il rock alternativo anni ‘90 durante l’adolescenza: band come Marlene Kuntz, gli Afterhours di Manuel Agnelli e tante altre di quella scena. Oggi apprezzo molto il cantautorato italiano come De Andrè, Dalla. Tra i più recenti mi vengono in mente i Baustelle, gli Zen Circus e tutta la scena rock anni ‘70 da David Bowie a Lou Reed passando per i Beatles…

La tua musica è molto descrittiva ed inquadra una società sgradevole e allo sbando, anche se ogni tanto si intravede un po’ di speranza: come vedi il futuro di questo paese?

Socialmente son crollati dei valori, è crollata la politica, son crollate le istituzioni, sta crollando il sistema scolastico educativo. Oggi un professore quasi non può più svolgere il suo ruolo ossia quello di educare. C’è una finta libertà di espressione, vedo molta frammentazione, confusione e ostentazione di diritti acquisiti. Sarà colpa del post Covid-19 che ci ha reso tutti più egoisti e appunto frammentati? Non lo so, quello che so è che se non capiamo a livello collettivo che dobbiamo unirci nei valori e cercare la coesione, che va oltre le naturali diversità di ognuno di noi, allora non accadrà nulla di positivo nel prossimo futuro. Non voglio apparire nichilista ma non vedo un futuro roseo né per il nostro paese né a livello globale. Se solo pensiamo al fatto che il pianeta e la natura si stanno ribellando all’essere umano dovremmo capire che probabilmente abbiamo sbagliato nel nostro stile di vita consumistico e globalizzato. Ci sono troppi scenari in contemporanea, guerre comprese, ai quali è difficile trovare una soluzione per ognuno di essi ma il presente è frutto del passato e il futuro frutto del presente, quindi cosa stiamo facendo oggi per migliorare il nostro presente e di conseguenza il futuro? Dobbiamo partire dal qui ed ora, migliorare noi stessi per ritrovarci in una società migliore..

Quanto un autore deve essere sensibile e al passo con i tempi trattando argomenti di attualità e quanto invece dovrebbe dimostrarsi super partes?

L’arte nasce da percezioni di persone sensibili e per come la vedo io deve necessariamente sensibilizzare attraverso storie e racconti, è da sempre stato un mezzo di denuncia attiva, ed oggi come oggi dovrebbe esserlo più che mai, so che può sembrar retorica ma l’obiettivo di un artista dev’essere quello di scuotere la coscienza, vale tanto per la musica quanto per i film ed ogni altra forma d’arte. “Margot” il mio singolo precedente è un racconto di violenza domestica, di una famiglia disfunzionale e quell’idea è nata attraverso dei racconti di persone a me vicine che non potevano restare nell’omertoso silenzio. Non posso sapere se quella canzone l’ha ascoltata una persona che ha vissuto una situazione analoga ma se è accaduto o accadrà allora avrò raggiunto il mio obiettivo di artista: una persona si sarà sentita meno sola in quella situazione e forse avrà trovato anche la forza di denunciare quella condizione.

Le sonorità dei tuoi brani sono un mix di musica d’autore, rock alternativo, pop e folk. Qual è il processo che ti porta a mescolare tante sonorità e stili differenti?

I miei testi nascono da input che ricevo dall’esterno, può essere anche semplicemente una frase di un passante in strada, il racconto di un amico o delle esperienze personali, come nel caso del nuovo singolo a darmi l’idea e l’incipit per scrivere un testo. La musica nasce molto spesso contemporaneamente, a livello armonico parto da un giro di chitarra ed inizio a cantarci un testo, poi in una seconda fase creo l’arrangiamento, poi c’è una terza fase: quella in studio dove avviene una scrematura dell’arrangiamento e la scelta dei suoni… Gli stili che hai citato sono quelli che preferisco anche come ascoltatore quindi in maniera molto naturale mi vien da scrivere seguendo quei binari, ovviamente non escludo in futuro di sperimentare nuovi stili e sonorità…

Come vedi la scena italiana della musica emergente in un momento in cui i produttori si basano soprattutto su talent, social e numeri di visualizzazioni online per promuovere un artista?

Mai come ora c’è un gran fermento musicale che va oltre il talent. Il talent nasce per dare visibilità all’artista ma in realtà ciò che in molti non hanno ancora chiaro è che serve maggiormente alle major discografiche perché grazie al talent l’artista si ritrova con un pubblico istantaneo dal quale però il grande beneficiario sarà il discografico di turno che a costo zero si ritrova con un artista che fa già dei numeri e quindi istantaneamente in promozione, commerciabile con zero investimenti. Lo svantaggio è per l’artista che non sa che fine farà lui e la sua musica. Nei talent si firmano contratti allucinanti dove si cedono edizioni, diritti e quant’altro e molto spesso a parte rari fenomeni come i Maneskin pochi emergono dai talent. Quanti ragazzi abbiamo visto in 15 anni dei vari talent? E quanti sono realmente qualcuno oggi e ancora conosciuti? Pochissimi rispetto a quanti ne abbiamo visti tra audizioni e finali varie. Credo che nell’era del digitale per un artista oggi serva concretamente imparare più cose di questo settore, essere molto smart, imparare a registrare, mixare e avere un controllo totale sulla propria musica. Dopo aver valutato e rifiutato alcune proposte anche di case discografiche blasonate ho deciso di essere totalmente indipendente nelle mie pubblicazioni, affiancandomi con pochissimi collaboratori di fiducia.

Quali sono i tuoi progetti per il prossimo futuro e come porteresti dal vivo i tuoi brani?

Ho un album pronto da far uscire e che sto veicolando attraverso l’uscita di singoli brani, quasi sicuramente ad inizio anno nuovo farò uscire un nuovo singolo e probabilmente l’album intero.
Ho creato due format per i live, uno acustico in solo e uno elettrico in band, quindi ce n’è per tutte le situazioni.

Se potessi scegliere un artista famoso con il quale fare un “feat” chi sceglieresti e perché?

Francesco Bianconi dei Baustelle è un artista e scrittore che ammiro molto, credo che sia una delle migliori “penne“ italiane contemporanee.

Salutaci con una frase di una tua canzone che reputi adatta…

“Insegnaci a ballare come quella notte di tre anni fa, resuscitando l’anima bruciata dal sole…” L’ho scelta perché per me rappresenta la voglia di leggerezza, da non confondere con la superficialità.

Intervista a cura di Marco Germani.