Intervista a Pappa

Benvenuto su system failure. Come è nata in te la passione per la musica?

Da quello che so mia madre durante la gravidanza ascoltava tantissimo cantautorato italiano, credo che qualcosa si sia trasmesso nel mio DNA. A 2 anni non dormivo se prima non guardavo il concerto di Umberto Tozzi in vhs, a 7/8 anni l’amore per Renato Zero, a 14 quello per Ligabue e a16 per tutto il resto da Dalla a Battisti passando per l’amore verso gli oasis e i Beatles. Poi la chitarra a 15 anni ha fatto tutto il resto. Inizia tutto da lì più o meno.

Quale è la differenza tra suonare per una band e suonare per se stessi?

In realtà non credo cambi tanto a livello di emozioni e sensazioni. Che tu sia un gruppo tipo i maneskin o un solista come Lucio Dalla alla fine conta la chimica tra tutti i componenti, il duro lavoro per far si che un concerto vada alla grande e la voglia di liberarsi da tutte le maschere mentre si è sul palco. Per quanto mi riguarda suono principalmente perché è l’unica cosa che mi fa sentire vivo.

Puoi presentare ai nostri lettori il tuo album “Sottoscala”?

Sottoscala è stato l’inizio di tutto più o meno. Era il 2017, i 30 anni erano ancora lontani e si respirava un’aria diversa dal solito per quello che riguardava gli artisti emergenti. Grazie a quel disco ho iniziato a fare tanti concerti in giro sia da solo che con la band, è stata una palestra perfetta per capire tutte le cose che dovevo sistemare sia per i concerti sia per la scrittura.

Canova, Luca Carocci, I Miei Migliori Complimenti, Mose Cov gli artisti con i quali hai suonato. Cosa ricordi particolarmente di queste esibizioni?

Sono state tutte esibizioni che mi hanno emozionato. Forse quella in cui mi sono divertito di più è stata la serata con i Canova, sarà che giocavo in casa quindi era pieno di facce che conoscevo, loro sono persone stupende quindi ci siamo divertiti tutti, sia noi musicisti che pubblico. Fu una bellissima serata quella.

“Cercarci di notte” è il tuo nuovo singolo. Di cosa parla?

Ho scritto questa canzone di notte, partendo da una domanda che in quei giorni mi tormentava: che cosa ho fatto per stare così male? Parte tutto da lì, una chiacchierata faccia a faccia con la solitudine, una compagna costante anche quando sono in mezzo a mille persone. Ho imparato a farci i conti e a conviverci fino addirittura a parlarci, è terapeutico. È quasi una dichiarazione d’amore ad uno stato d’animo.

Chi sono i tuoi modelli musicali?

Sono quelli che ho consumato di più negli anni, poi ascolto tanta roba diversa, ma torno sempre a mettere Oasis e Lucio Dalla al massimo del volume quando sono da solo in macchina.

Per finire, saluta i nostri lettori e parlaci dei tuoi progetti futuri…

Un abbraccio ai lettori di system failure webzine e grazie per aver letto fino a qui. Per adesso posso dire che stiamo chiudendo un EP, a luglio si ballerà in spiaggia con una cosa fatta insieme a degli amici ma di cui ancora non posso dire nulla. Poi spero di vedervi ai concerti. A presto.