Intervista a Martina Zoppi

Benvenuta su system failure. Come è nata in te la passione per la musica?

È nata quando avevo 3-4 anni quando mi padre mi faceva ascoltare artisti cardine della musica italiana. Già a quell’età sapevo a memoria “Generale” e “Albachiara”.

Vasco Rossi, Battisti e De Gregori. Cosa hanno significato per te questi nomi?

Hanno significato curiosità verso il cantautorato italiano. Prima di scrivere una canzone mi capita spesso di leggere molti dei loro testi. Sono stati la colonna sonora di gran parte della mia vita, soprattutto l’infanzia

R&B. Perché questo genere e non altri? Quali i tuoi modelli?

Sono sempre stata attratta dalla musica che viene “dal profondo” in questo genere percepisco molta Intimità e verità. Mi piacciono le sonorità e le voci black sia femminili che maschili.

“Avrò cura di te”. Di cosa parla questa canzone?

E’ una canzone d’amore, scritta davvero di getto sopra un beat da Safe. Ognuno di noi penso che abbia la necessità di sentirsi dire almeno una volta “avrò cura di te” e diciamo che ho voluto mostrare la mia parte più romantica in un momento ni della mia vita.

Safe di RKH Studio. Come è collaborare con lui?

Visto il periodo pandemico appena (Spero) passato, abbiamo collaborato a distanza. Io lo conoscevo solo di nome ed è stato assurdo come abbia azzeccato immediatamente il mio mood. Spero di lavorare con lui anche dal vivo perché merita veramente un sacco.

Suonare per una band e suonare per se stessi. Quale è la differenza?

La differenza è colossale. Con la band c’è un’unione, una condivisione di scelte e pensieri, ma c’è il rischio di avere più difficoltà poiché bisogna unire teste e pensieri spesso contrastanti. Da sola, non ci sono questi problemi però, in base all’esperienza che ho avuto con questo progetto, avrei preferito costruire la canzone partendo subito da una band. Dico questo perché i musicisti che hanno collaborato con me sono stati sensazionali e il loro tocco nato a seguito della produzione fighissima di Safe, ha dato un ulteriore valore aggiunto alla canzone.

Sei stata nella trasmissione di Rai2 “Mezzogiorno in famiglia”. Che emozioni hai provato?

È stato assurdo soprattutto com’è nata la cosa. Da un giorno all’altro ricevo una telefonata da una mia amica e mi dice che avrei dovuto fare un provino al telefono per entrare in una trasmissione Rai. Io allibita ed emozionatissima. Ho accettato in men che non si dica. Avevo molta paura, prima di cantare, tremavo come una foglia. Se ci penso è stato tutto molto surreale soprattutto perché mi tranquillizzavano persone come Adriana Volpe e Debora Caprioglio.

Se tu fossi sul palco di Sanremo…. Quale è il ruolo della musica nel mondo odierno secondo te?

Ora la musica funziona molto più con le hit rispetto ai testi impegnati, sono anche molto più importanti le belle produzioni rispetto al bel cantato. Non so se sia un bene o un male però, per me, entrare in questo sistema è veramente complicato avendo una formazione classica.

Io sono un tuo ascoltatore. La tua musica mi dovrebbe far pensare ad un quadro, un film o un libro…Quali sarebbero secondo te?

Io estrapolo i miei testi dalle cose reali che vivo, penso e ricordo immagini reali, ipotizzo conversazioni e situazioni, ma do soprattutto voce ai film mentali che mi creo quindi direi film.

Per finire, saluta i nostri lettori e parlaci dei tuoi progetti futuri..

Ciao a tutti ragazzi, spero che avrò cura di te vi sia piaciuta. In cantiere ho altre canzoni da farvi scoprire, sto scrivendo tanto e spero di incontrarvi presto ai miei concerti che a breve saranno con band al completo.

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