Intervista a N’to Stina
Benvenuto sul nostro sito. Come è nata in te la passione per la musica?
Ciao e grazie! La passione nasce quando avevo 13 anni. Quando frequentavo le scuole medie mi ritrovavo spesso il pomeriggio a guardare MTV e lì ho scoperto i Green Day che nel 2004 uscivano con American Idiot. Lì mi è scattata la scintilla e ho iniziato a suonare la chitarra e a scrivere testi miei, molto spesso tra i banchi di scuola.
Punk rock. Perché questo genere e non altri?
Per rispondervi mi piacerebbe rifarmi a una celebre frase di Fat Mike dei NOFX: “Il punk rock è ottima musica suonata da musicisti pessimi.” Questa frase coincide molto con il mio pensiero ma in tutta verità è perché il punk rock è un genere che in adolescenza e tuttora mi cattura per la sua semplicità nei testi e nelle melodie che di solito non vanno oltre i tre accordi (al massimo quattro!) e perché riesce a parlare di qualsiasi tema sociale, politico o sentimentale che sia in ogni suo sottogenere, con o senza aggressività.
“Musica Per Coppiette”, il terzo album di N’to Stina. Di cosa parlano le canzoni?
Le canzoni di “Musica Per Coppiette” parlano in modo ironico ma non troppo di temi come la vita di coppia, l’amore, la disillusione amorosa, i viaggi, i sogni e le delusioni. Alcune canzoni parlano di esperienze realmente vissute in prima persona, altre no, come ad esempio “Jesse & Tulip” che è un pezzo dedicato a due dei protagonisti che di fatto sono una coppia, del fumetto di Garth Ennis e Steve Dillon “Preacher”, il mio fumetto preferito che da qualche anno è diventato anche serie tv.
Quale è la differenza tra questo tuo ultimo album e i precedenti?
La differenza principale sta nel sound. Per questo nuovo album volevo un suono acustico più pulito e un basso in alcune canzoni e così è stato, poi se devo fare il confronto con i miei album precedenti, la differenza sta anche nel fatto che i testi di questo nuovo sono più cantautorali e meno taglienti rispetto al passato, mantenendo però la stessa dose di ironia. Poi c’è anche il fatto che ho iniziato a scrivere in spagnolo e una delle quattro bonus track presenti, ovvero “Al Menos Tú Me Ama Un Poco” in versione elettrica, è uno sfizio che mi volevo togliere da tanto tempo, registrare almeno un pezzo in classico stile punk rock, seppur con una drum machine al posto di una batteria vera. Dato che non sono mai riuscito a formare una band vera e propria questo è uno sfizio che ho sempre voluto togliermi in qualche modo. Aggiungo inoltre che questo nuovo album non sarebbe stato possibile senza il prezioso contributo in diversi brani di Valentina Pagano al basso, con cui da subito c’è stata molta sintonia musicalmente, di Ed Menichella, musicista della valtiberina molto importante che ha registrato e prodotto nel suo studio “Cazzeggiare” e di Gabriele Dolfi che si è occupato di tutte le fasi di registrazione dell’intero album nel suo DEA Recording Studio.
Quanto è importante sperimentare con la musica?
Bella domanda. Non saprei cosa rispondere dato che musicalmente non sono un grande sperimentatore ma credo comunque esista sempre un limite anche nello sperimentare. Andrò per gusto ma secondo me per esempio i Pink Floyd hanno fatto male a sperimentare troppo a lungo, dato che ad una certa e sicuramente anche per altri motivi si sono dovuti fermare. Ultimamente invece mi sono messo sotto ad ascoltare i Cure e credo che loro quel limite da non superare l’abbiano già capito tempo fa.
Quale è la differenza tra suonare in un gruppo e suonare da solo?
Non lo so con esattezza dato che il gruppo più longevo che ho avuto è stato un duo acustico con un mio carissimo amico, i Suppengreppo, dal vivo non abbiamo mai suonato insieme ma per i pochi mesi che siamo durati, siamo sempre andati d’amore e d’accordo su qualunque cosa ed ancora oggi stiamo in contatto e ci vediamo ogni tanto. Credo che la differenza stia nel fatto che da solisti si abbia più libertà espressiva per quanto riguardo il lato musicale in studio e pure in live, decidi quasi (se non) tutto tu e te la gestisci da solo pure per il lato social. La parte negativa però è che devi essere sempre tu ad andare a chiedere in giro date per concerti e oggi come non mai, se suoni musica propria non è sempre facile ottenerle. Mentre suonare in un gruppo richiede sicuramente il comune accordo di tutti i membri, in studio, come in live e richiede pure una buona dose di continuità del percorso di tutti i membri all’interno del gruppo. D’altra parte però puoi contare anche su gli altri membri del gruppo per gestire il lato social e anche per richiedere date per concerti. Ciò che è certo, è che trovare le persone giuste con cui suonare, oggi non è facile.
“N’to Stina ama suonare ed ogni occasione è buona per presentare nuova musica”. Puoi commentare queste parole del comunicato?
Voglio essere sincero, queste parole del comunicato mi calzano a pennello sicuramente per quanto riguarda i primi anni di attività, un periodo registravo in modo scrauso con Audacity e pubblicavo spessissimo oltre ai pezzi miei, molte cover. Ero veramente senza freni! Adesso non è più così ma resta il fatto che amo suonare.
Come dobbiamo immaginarci un tuo live? Ci racconti qualche aneddoto?
Un mio live, almeno ripensando a quelli già fatti negli anni, dovreste immaginarlo fatto in modo molto minimale. Chitarra acustica, amplificatore e microfono ma comunque molto energico.
Ammetto di non essere un grande oratore ma cerco di fare sempre del mio meglio per interagire con il pubblico. Vi racconto un aneddoto divertente: Nell’estate del 2017 mi esibivo a un festival per artisti di strada a Borgo San Lorenzo (FI), ero nel bel mezzo dell’esibizione in una piazzetta della città e mentre stavo suonando “Francesco”, a metà della canzone un signore anziano stacca l’impianto e mi dice: “C’era troppo casino!” e se ne va. Ovviamente scoppiai a ridere.
In un mondo al collasso per tanti aspetti quale è il ruolo della musica?
Credo che se pensiamo alla società in generale la musica abbia un ruolo molto marginale. Adesso la maggior parte della musica di qualunque genere che esce, una volta uscita diventa automaticamente “usa e getta”. Sicuramente i social e i distributori digitali hanno dato la possibilità ai musicisti emergenti e non di far girare di più la propria musica ma in tutta questa digitalizzazione manca il supporto fisico. Ancora resiste il vinile anche se negli anni se l’è vista brutta ma il cd è quasi totalmente scomparso e sembra che la gente non scarichi o compri più musica perché tanto ormai c’è Spotify ed è tutto lì. Non so come sarà il futuro della musica ma a casa mia ho cassette, cd e vinili e custodisco tutto come un tesoro.
Per finire, saluta i nostri lettori e parlaci dei tuoi progetti futuri….
Saluto con gioia tutti i lettori di System Failure! I miei progetti futuri tuttora sono molto incasinati: Di certo c’è che ho una voglia matta di tornare a suonare dal vivo e al momento ho una data non ancora confermata. Poi dato che sono al terzo album, ho intenzione di fare uscire un “Best Of” magari il prossimo anno ma non sono ancora sicuro al cento per cento perché ho delle canzoni inedite che potrebbero andare bene per una specie di EP e forse sarebbe il caso di registrare quello prima, poi sempre per il prossimo anno mi piacerebbe progettare un tour da qualche parte all’estero. Per il futuro magari un po’ più prossimo, forse, ho in mente di registrare un intero album di mie canzoni già edite in versione elettrica in stile punk rock californiano. Mah, in ogni caso, qualcosa scapperà fuori!