Intervista a Marco Germani(A.I. e singolarità)

Sono in tanti che usano l’Ai per fare video per la propria musica? Tu cosa pensi a riguardo?

Non ho ancora provato questa metodologia di produzione, ma penso che possa essere utile per chi non può permettersi di investire in un videoclip. Alla fine è un po’ la stessa problematica dell’home recording che è una buona soluzione per chi non può permettersi una strumentazione di livello o delle sessioni in uno studio professionale.

L’Ai sta sempre più entrando a far parte della vita umana nel mondo odierno: l’automazione sembra il futuro. Fino a che punto l’essere umano si deve affidare alle macchine secondo te?

Ci siamo affidati alle macchine nel momento in cui le abbiamo inventate per aiutarci, credo sia impossibile fermare l’evoluzione tecnologica o controllarla perché è qualcosa che coinvolge tutti quanti; se pensiamo che anche solo cinquant’anni fa l’automobile era un bene di lusso e c’era un solo televisore per famiglia ci rendiamo conto che determinate invenzioni diventano parte della nostra quotidianità e poi ne diventiamo dipendenti.

Nelle saghe di “Terminator” e “Matrix” vediamo realtà nelle quali sono presenti eventi di singolarità(intelligenze artificiali che prendono il controllo sull’uomo). Secondo te in un futuro remoto sarebbe possibile una cosa del genere?

Di solito i lungometraggi, i videogiochi e i romanzi sono capaci di farci riflettere su possibili scenari, la saga di Resident Evil ci parla di quarantena e di un virus mutante che distrugge l’umanità, il Covid ci si è manifestato in modo simile e fortunatamente non ha portato alle stesse conseguenze, ci sono però anche versioni di automi simpatici e collaborativi come C-3PO ed R2-D2, mi ricordo da piccolo il film “War Games (giochi di guerra)” dove un giovanissimo Matthew Broderick rischia di scatenare la guerra nucleare globale giocando con il supercomputer del governo americano che non capisce la differenza tra simulazione e realtà, in Star Trek TMP la sonda Voyager ritorna modifica nel nostro settore e crede di essere Dio e nel mio romanzo Limbo Neutrale collassano più realtà proprio grazie all’utilizzo di tecnologie aliene ed il personaggio vive in un’altra realtà dimenticandosi di quella terrestre; penso che P. K. Dick abbia ipotizzato decine di scenari possibili già negli anni 60 dai quali sono stati tratti decine di film, sta anche a noi prestare attenzione e dirigere questo potenziale verso il bene.

L’automazione nel prossimo futuro potrebbe far perdere tanti posti di lavoro…

Non sono molto preoccupato di questo aspetto perché é sempre stato così, semplicemente bisogna imparare a seguire l’onda e riadattarsi, del resto non accetteremmo minimamente di lavorare in una fabbrica dei primi del Novecento rischiando di essere uccisi dagli stessi macchinari usati per la produzione, purtroppo capita ancora, ma almeno utilizziamo una logica differente e facciamo fare alla macchine i lavori più pericolosi.

Pc, tablet e smartphone rappresentano le nostre protesi tecnologiche. Che ne pensi del post-umano?

Sono un amante del Cyberpunk quindi la mia risposta è ovvia: non vedo l’ora! A parte gli scherzi penso che le protesi biomeccaniche e neurali siano importanti per chi purtroppo ha subito incidenti o ha gravi malattie e menomazioni, è vero che alcuni potrebbero pensare di potenziarsi per sorpassare i propri limiti con più semplicità, ne è un esempio Johnny Mnemonic ed il gioco Cyberpunk 2077, bisognerà vedere se se ne farà solo un business.

Secondo me il futuro del rock e del metal è nell’elettronica…Quale è il tuo pensiero a riguardo?

La musica industrial è da trent’anni che utilizza elettronica nel contesto punk e metal, i Nine Inch Nails e gli Smashing Pumpkins ne hanno fatto la propria caratteristica e non c’è nulla di male in tutto questo, anche se ultimamente vedo un’inversione di rotta e un ritorno al suono anni 60-70, come per Maneskin o Greta Van Fleet.

Il tuo progetto Limbo Neutrale mira a fondere diverse arti. Quanto è importante fondere le arti per uno sviluppo artistico trasversale?

Lo è sempre perché la musica da sola non basta, soprattutto al giorno d’oggi con la presenza dei social e di installazioni per i concerti live basate su video e luci, io penso che la creatività non morirà mai perché fa parte della natura umana, semplicemente si adatterà ai tempi come quando si è passati dalla registrazione stereo a quella multicanale per poi passare dai registratori a bobina alle schede audio e dall’amplificatore alla pedaliera digitale. Dobbiamo essere figli dei nostri tempi e costruire il nostro futuro non dimenticandoci mai del passato.