Intervista a Fratelli Cecchi

Benvenuti su system failure. “vengono folgorati dalla musica e dal teatro fin da ragazzi quando trasformavano le loro camere in sale polivalenti in cui sfogare la loro creatività”, leggo dal comunicato stampa. Potete commentare queste parole?

Un caro saluto alla redazione di System Failure e grazie per la bellissima recensione del nostro album “Guardando più in là”! Fin da ragazzi, anche se tra noi c’è una distanza di quasi 12 anni, c’è stata un’intesa unica, a volte telepatica. Eravamo ancora giovanissimi quando abbiamo trasformato le nostre camerette in laboratori di produzione musicale e teatrale. All’epoca condividevamo i nostri primi lavori con gli amici più stretti che sono ancora i nostri primi sostenitori. In seguito, la nostra collaborazione è proseguita nella banda del nostro paese (Filarmonica Verdi di Poggio a Caiano, nata nel 1864!) che tuttora, dopo quasi 20 anni, dirigiamo insieme. Con il tempo la nostra collaborazione si è aperta al mondo del cinema. Samuele Luca, dopo essersi diplomato in canto moderno presso l’Accademia Lizard di Fiesole, si è distinto come polistrumentista e anche come autore di musica da film; Gabriele Marco invece, abbandonata la professione di Avvocato, si è distinto come docente, sceneggiatore e attualmente insegna scrittura cinematografica presso la Scuola di Cinema Anna Magnani di Prato. La nostra intesa ha raggiunto l’apice con il progetto cantautorale dei Fratelli Cecchi, iniziato nel 2016, che ci sta dando grandi soddisfazioni.

Fuori dal 27 giugno “Guardando più là”, il nuovo disco dei Fratelli Cecchi. Potete presentare questo album ai nostri lettori? Di cosa parlano le canzoni?

Il filo conduttore delle canzoni è l’invito a guardare più in là; più in là delle logiche di mercato che trasformano le emozioni in cose “usa e getta”, più in là anche dei piccoli e grandi fallimenti personali, con la certa speranza che dopo un temporale ci sarà sempre, di nuovo, il sole. Già la copertina, con la bella foto del fotografo Andrea Foligni, invita ad andare oltre “quello che sembra”: basta girarla di 45 gradi per svelare la realtà ad di là dell’apparenza. Nell’album ci sono canzoni che parlano di problemi sociali, di liberazione da forme di violenza, di disabilità, di libertà dagli schemi preordinati. Ci sono anche canzoni d’amore che però hanno sempre l’obiettivo di raccontare storie a tutto tondo e mai stereotipate: insomma, si parla d’amore, ma nello stesso tempo si parla del tempo che passa, di autenticità del dialogo di coppia, fino a prendere di mira quella forma di narcisismo che, amplificata dai social, mina i rapporti interpersonali. La canzone che dà il titolo all’album è dedicata a Elisa, un’amica scomparsa recentemente e che, superando con il sorriso i limiti della disabilità, ci ha insegnato a guardare oltre gli ostacoli.

C’è tanta poesia nella vostra musica….Potete commentare anche queste mie parole?

La poesia dei testi è una delle caratteristiche peculiari delle nostre canzoni. Quando scriviamo il testo di una canzone manteniamo un controllo maniacale sull’uso delle parole, della metrica e di tutti gli strumenti della tecnica poetica. La poesia nasce da un’ispirazione come una scintilla, ma poi è “costruita” con tanto mestiere, con la pazienza e il cesello di uno scultore. Questa attenzione è un modo per difendere la differenza tra la canzone commerciale e la canzone d’autore, che si distingue come forma d’arte autonoma. Questa è una delle nostre battaglie culturali. E una forma di resistenza. Di resistenza culturale.

Quanto è importante offrire al pubblico diverse sfumature sonore?

Ogni canzone è una storia a sé. Ha i suoi personaggi, una sua tematica e anche una sua particolare atmosfera. Ecco perché è importante variare le sfumature sonore. Ogni canzone è un’opera d’arte autonoma e completa. Dare alle canzoni sonorità coerenti al loro testo e alla loro melodia, significa avere rispetto per questa forma d’arte meravigliosa che è la canzone d’autore. Su questo punto, se pensiamo al nostro ultimo album, ha avuto un ruolo fondamentale Andrea Benassai che ha arrangiato sette brani su dieci.

“Nuvole viola”, canzone sul tema della violenza contro le donne che è stata premiata al Prato Film Festival. Quanto è importante parlare di questo tema al giorno d’oggi?

Siamo impegnati da anni in prima linea nella lotta contro la violenza di genere. Con concerti e canzoni a tema, abbiamo collaborato con associazioni, centri antiviolenza ed enti locali. Siamo convinti che il problema della violenza contro le donne riguardi anche noi uomini che siamo chiamati a metterci in discussione, a migliorarci, ad abbandonare abitudini e luoghi comuni che contribuiscono ad alimentare maschilismo e disparità di genere. Nella costruzione di una società migliore, la lotta contro la violenza di genere è una delle questioni imprescindibili.

I due fratelli presentano i loro brani come un crossover tra le arti”, ho letto pure. Quanto conta mettere insieme le arti?

Fin dall’inizio della nostra esperienza, quando facevamo le nostre prime apparizioni come ospiti per presentare le nostre canzoni, abbiamo messo insieme musica e teatro. Ancora il teatro è una componente importante dei nostri concerti che, ormai pienamente aderenti allo stile cantautorale, hanno conservato tratti tipici del teatro-canzone. Più recentemente anche il cinema è entrato a far parte del dna del nostro progetto cantautorale. Lo dimostrano le canzoni che abbiamo dedicato ai mestieri del cinema, tre delle quali fanno parte dell’album “Guardando più in là”. E’ bello mettere insieme arti diverse perché è come se dialogassero e si completassero a vicenda. Impossibile, per esempio, negare quanto il cinema abbia influito sul modo di scrivere le canzoni, ma anche i racconti e i romanzi. L’importante è che questo crossover tra le arti trovi concretezza in un’opera d’arte coerente con il messaggio che vuole dare e con l’emozione che vuole suscitare.

Chi sono i vostri miti musicali? Quali artisti vi entusiasmano in modo particolare?

Per quanto riguarda gli artisti internazionali, citiamo i grandi chansonnier francesi (primi tra tutti Brel, Aznavour e Ferré) e i brasiliani Jobim e Vinicius de Moraes. Per quanto riguarda gli italiani, i nostri punti di riferimento sono i grandi cantautori. Tra tutti: Vecchioni, De André, Fossati, Conte, Battiato, Gaber, Ciampi, Tenco. Citiamo anche Modugno e Jannacci che, come molti degli artisti precedentemente citati, si sono distinti per l’uso colto e raffinato del dialetto. Anche a noi piace fare uso del vernacolo quando dobbiamo raccontare storie della nostra terra toscana, come nella canzone “Il primo approccio non si scorda mai” che è la settima traccia del nostro album. Lì a parlare è un vecchio contadino della campagna pratese. Non può che parlare in vernacolo.

Quali sono le differenze con le vostre opere precedenti?

Le nostre prime canzoni erano ironiche e si prestavano allo stile giocoso delle nostre apparizioni come ospiti nei teatri della zona. Ci caratterizzava un uso raffinato del vernacolo pratese, mai volgare, ma senza dubbio comico. Poi è arrivato il primo album, con le sue sonorità dichiaratamente bandistiche. Già dal titolo (“Tu me le fai girare a elica!”) era chiaro l’intento di usare il vernacolo toscano per raccontare storie e situazioni con ironia. Non era comunque secondario l’aspetto musicale. Eravamo accompagnati dai Tacito Accordo, un ensemble di clarinetti e percussioni guidato da Tiziana Gacci. All’album infatti, soprattutto dopo il trionfale concerto al Festival delle Colline, ha fatto seguito una lunga stagione di concerti che ci ha portati anche in prestigiose location, come per esempio Piazza della Signoria a Firenze. Il nuovo album “Guardando più in là” rappresenta un passaggio cruciale che ci ha portato a sposare lo stile del cantautorato italiano, tra il pop e il teatro-canzone.

Un vostro concerto che ricordate particolarmente?

Il concerto dello scorso 6 agosto, organizzato dal Comune di Carmignano ad Artimino, splendida location, estremamente suggestiva. E’ stata una serata trionfale e anche emozionante perché eravamo chiamati a fare memoria di un eccidio nazista che ancora è una ferita aperta nel cuore della popolazione.

Per finire, salutate i nostri lettori e potete anticiparci qualcosa sui vostri prossimi progetti musicali?

Noi non ci fermiamo mai e quindi stiamo già lavorando a nuove canzoni. Alcune verranno presentate nei prossimi concerti. Attualmente nelle nostre esibizioni live siamo accompagnati dalla violoncellista Francesca Fedi Perilli, un vero talento del panorama musicale toscano. Salutiamo con affetto i lettori di System Failure, invitando gli amanti della musica d’autore a seguirci e ad ascoltare il nostro album “Guardando più in là” sulle piattaforme di musica digitale.

web links:

https://www.facebook.com/fratellicecchi

https://www.instagram.com/fratellicecchi

https://www.youtube.com/c/FratelliCecchi