Intervista a Delalibra

Delalibra, nome d’arte di Diego Ferrari, nasce a Bologna il 17 ottobre 2001. Il giovane artista bolognese ha da poco pubblicato “Needle”, il suo singolo d’esordio. Un brano che presenta sonorità allegre e piene di energia, un mix di suoni elettronici che vanno dall’house pop al pop anni ‘00.

Ciao Delalibra, hai appena pubblicato il tuo singolo d’esordio Needle quando e come è nato questo lavoro? 

È nato nel 2021 grazie a un insieme di emozioni e ad eventi molto complessi che mi hanno portato ad avere una forte speranza nel futuro, una speranza nel potersi svegliare e dimenticare tutto come se fosse un incubo. “Needle” parla proprio di questo! È nata nella mia cameretta, una melodia orecchiabile non lasciava in pace il mio cervello, desiderava di essere condivisa. Alla scrivania ho scritto delle parole che da giorni mi rimbalzavano nella testa, e le ho trasformate in una storia. Needle è nata così.

Ce lo descriveresti con tre aggettivi?

Direi che ‘Needle’ è scintillante, intima e esplosiva. Riesce a toccare corde emotive diverse attraverso un’atmosfera molto suggestiva.

Ci sono delle realtà in Italia che hanno influenzato il tuo modo di fare musica? E fuori dall’Italia?

Diciamo che ho un concept che rispecchia molto quello condiviso da cantanti non italiani, che sono esponenti del genere del mio inedito. Il dance house ha predominato nella creazione di questo brano. Tutto ciò solo grazie a icone come Lady Gaga, Dua Lipa e Ariana Grande.

Ti senti più a tuo agio in veste di solista o preferiresti una dimensione più da band in cui ci si divide i compiti e ci si sostiene?

Mi trovo molto a mio agio in veste di solista essendo che ho idee molto complesse e poche persone sono in grado di coglierle e aiutarmi a renderle realtà, quindi è come se una band ce l’avessi già… il mio team con cui ho realizzato interamente questo progetto. Un team in cui ci si divide i compiti e ci si sostiene!

C’è un album che avresti voluto scrivere tu?

L’album che avrei voluto scrivere è “Chromatica” di Lady Gaga. Ha un sound, una qualità sia vocale che strumentale che mi ha colpito sin dal primo ascolto. Sia l’estetica del progetto che i messaggi e le sonorità, rispecchiano a pieno la mia essenza. Mi ritrovo moltissimo in questo album di analisi introspettiva.

Il tuo sogno nel cassetto?

Sogno di poter aiutare più persone possibili con la mia musica. Mi piacerebbe fosse un momento di svago, di riposo. Vorrei essere vicino a chi mi ascolta, che siano momenti felici o meno. Sembra assurdo, ma la musica aiuta tanto e anche io vorrei fare la mia parte.