Intervista a Cybertronix

Benvenuto su system failure. Come è nata in te la passione per la musica?

La mia passione per la musica ha radici in una combinazione di esperienze personali e di un’educazione musicale ricca. Come tanti altri, i miei genitori hanno avuto un ruolo significativo nell’introdurmi a una vasta gamma di generi musicali durante gli anni formativi. Le melodie e i ritmi che riempivano la nostra casa sono diventati la colonna sonora di innumerevoli ricordi preziosi. Man mano che entravo nell’adolescenza, ho scoperto un amore appena nato per il ballo e mi sono sentito attratto dalla cultura del DJing, che mi ha offerto non solo un mezzo di espressione personale, ma mi ha anche conferito uno status tra i miei coetanei. La musica scorre veramente nelle vene della mia famiglia, in particolare dal lato di mio padre, dove tutti condividiamo un profondo coinvolgimento e una connessione con il mondo della musica.

Perché la musica electro e non altri generi?

La mia predilezione per la musica electro deriva principalmente dalla mia adolescenza, quando la scena elettrizzante della drum and bass decollò a Londra, coincidendo con l’apice dell’influenza dei Prodigy. È stato durante questo periodo che sono entrato in contatto intimo con il coinvolgente mondo della musica elettronica. I ritmi pulsanti, le linee di basso ipnotiche e gli scenari sonori sperimentali hanno risuonato profondamente in me. Ho scoperto che la musica elettronica, con la sua energia dinamica e i ritmi coinvolgenti, si sposava perfettamente con il mio amore per il ballo e mi permetteva di immergermi completamente nei suoi paesaggi sonori elettrizzanti. La capacità del genere di superare i confini e di evolversi costantemente ha ulteriormente consolidato la sua posizione come mia scelta preferita sia per il piacere personale che per l’espressione creativa.

A livello personale quali consideri i momenti incisivi del tuo percorso e della tua carriera?

Un momento fondamentale nel mio percorso è stato partecipare al Glastonbury quando avevo 16 anni e venire a contatto con una moltitudine di incredibili band di vari generi musicali. È stata un’esperienza trasformativa che ha consolidato il mio amore per le performance dal vivo e ha alimentato il desiderio di creare musica in grado di suscitare emozioni così potenti negli altri. Inoltre, la vivace scena drum and bass a Londra ha svolto un ruolo cruciale nel plasmare il mio gusto musicale e alimentare la mia passione per i suoni elettronici. Un altro punto di svolta significativo è stata la mia collaborazione con Timeslave Recordings e l’incontro con Alex Vecchietti, che mi hanno ispirato a fondare Retro Reverb Records, una piattaforma dedicata a preservare e promuovere l’essenza della musica elettronica a ispirazione retro.

Quale è il filo rosso che unisce le tue canzoni? Come prendono forma?

Quando si tratta di creare le mie canzoni, non c’è una formula rigida o una struttura predefinita che guidi il mio processo creativo. Spesso mi siedo con i miei strumenti e semplicemente lascio che la musica scorra attraverso di me. A volte intraprendo un’esplorazione musicale senza capire appieno dove mi condurrà, solo per assistere alla sua graduale evoluzione e trasformazione in qualcosa di straordinario. Tuttavia, ho notato che la linea di basso tende a svolgere un ruolo significativo nel guidare la direzione delle mie tracce, fungendo da fondamento su cui si uniscono gli altri elementi. Inoltre, la mia affinità per la percussione alimenta la mia creatività, poiché trovo che questi componenti ritmici siano i più intuitivi e naturali da utilizzare.

“Being without you” è il tuo nuovo singolo. Di cosa parla questa canzone?

“Being without you” è un inno synthpop emotivamente carico che esplora le conseguenze di dare l’amore per scontato. Con la voce incantevole di Kosmic Kiss, la canzone esplora le profondità inquietanti del rimpianto in un paesaggio sonoro semi-oscuro. L’arrangiamento pop non convenzionale del brano è guidato da una linea di basso pulsante che spinge l’ascoltatore in avanti in un viaggio sonoro. I suoi testi introspettivi dipingono un quadro vivido della tormenta causata dal trascurare le responsabilità verso i propri cari.

Cosa puoi dirci di Retro Reverb Records? È difficile portare avanti questa realtà? Quali sono le maggiori difficoltà?

Gestire un’etichetta come Retro Reverb Records presenta sicuramente una serie di sfide. Una delle principali difficoltà risiede nel gestire le insicurezze delle persone, poiché alcuni individui tendono a dare priorità a questioni politiche o ad affiliazioni personali rispetto alla qualità della musica. Ciò può essere frustrante, poiché la musica stessa dovrebbe sempre avere la precedenza. Inoltre, la saturazione dei social media rende sempre più difficile distinguersi in mezzo al mare di pubblicazioni, influenzando gli aspetti commerciali. Può essere scoraggiante osservare post creati per attirare clic che generano più coinvolgimento rispetto a pubblicazioni veramente eccezionali. Queste sfide non sono esclusive della nostra etichetta, ma sono spesso condivise in tutta l’industria musicale. Infine, riuscire a far sì che gli artisti leggano effettivamente le informazioni necessarie è più difficile di quanto si possa pensare, poiché la loro attenzione è divisa in un panorama estremamente competitivo.

Siamo in un mondo al collasso per tanti aspetti. Quale è il ruolo della musica in questo mondo? Perché fare musica?

In un mondo sull’orlo del collasso, il ruolo della musica diventa ancora più vitale. La musica è sempre stata un potente mezzo in grado di unire le persone, superare le barriere linguistiche e toccare le profondità delle nostre anime. Durante tempi tumultuosi, la musica svolge il ruolo di un faro di speranza, ricordandoci la nostra comune umanità e offrendo conforto di fronte all’avversità. Come creatori, dovremmo ricordare il valore intrinseco di fare musica e non diventare troppo preoccupati dalle risposte esterne. Ogni composizione diventa un’eredità duratura, lasciando un’impronta indelebile nel mondo, e ciò da solo giustifica l’impegno creativo.

Chi sono i tuoi miti musicali?

I miei idoli musicali spaziano attraverso vari generi e hanno lasciato un’impronta indelebile su di me. Dal leggendario David Bowie e Bob Marley all’energia elettrizzante dei The Prodigy, ogni artista ha plasmato il mio paesaggio musicale. Trovo ispirazione nei suoni eclettici di Peter Gabriel, nello spirito ribelle dei Guns N’ Roses (soprattutto nei loro primi album), nella lirica cruda di The Notorious B.I.G., nelle melodie emotive dei Tears for Fears, nel viaggio psichedelico dei The Doors e nella potenza dei Metallica. Potrei elencare alcuni nomi da ogni genere musicale, tranne l’opera, di cui non sono un fan.