Intervista a Chiara Arciprete

Benvenuta su system failure. Ti ho conosciuto per Il Periodo, “Blog di intrattenimento, di grande attualità e cultura, per leggere e riflettere”, come viene riportato sul sito. Come è nata l’esperienza di questo sito? Raccontaci tutto per bene….

Io ero agli inizi della mia carriera giornalistica. C’era intorno a me, una gran voglia di fare sempre di più, che gli altri non mi permettevano di fare: quel passo in più che serviva a me e alla mia creatività irrequieta. Il fondatore è mio fratello Emanuele, grande appassionato della fotografia e della scrittura. Gli venne in mente questa idea di creare uno spazio innovativo per la comunicazione, dedicandoci agli altri, alle persone, così è nato Il Periodo. E’ “una stanza nel mondo digitale”, mi piace pensarla così, dove poter intervistare e realizzare tutto a modo nostro. Il Periodo è diventato negli anni un punto di riferimento per i giovani, per la loro musica e per tutti quelli che non hanno voce, ma hanno talento, ed hanno la necessità di emergere, di farsi sentire.

Il Periodo parla di musica, tv, moda, teatro etc. Quale è il filo rosso che tiene tutto insieme?

Il filo che unisce tutto è sicuramente la passione. Se manca la passione crolla tutto, conviene non partire e non procedere. Non occorre forzare le cose. “Il Periodo” è venuto fuori in un momento particolare della nostra vita, ha trovato la sua strada sul web, regalandoci numerose emozioni, diverse nuove opportunità. Insieme, equilibrando le energie, riusciamo ad occuparci di musica e spettacolo a 360gradi, con molta cura nei dettagli.

Hai pubblicato “Contro i miei occhi”, edito da Book Sprint Edizioni. Di cosa parla questo libro?

“Contro i miei occhi” è il mio primo viaggio. Un libro che ho pubblicato durante la maturità, una fase decisiva della vita, dove si sceglie da che parte stare, che ruolo recitare nella vita, a chi assomigliare, e dove si vuole andare. Prima della maturità si attraversa l’adolescenza, un punto delicatissimo di ogni teenager che pensa di rivoluzionare il mondo e invece la realtà arriva ed appare più severa che mai. Io l’ho scritto con tutta la forza che potevo, perché in quel periodo la mia anima pretendeva di essere compresa non solo con sguardi e silenzi. La protagonista del libro si ritrova ad affrontare le sue paure, le sue debolezze e gli sbagli quotidiani e a dover dare inizio ad un nuovo scenario, che la porta a comunicare e confrontarsi ogni giorno col mondo dei grandi, tra conflitti, traguardi e aspirazioni. Tutti abbiamo una storia da raccontare con la rabbia e con i rancori. Tutti viviamo esperienze che ci allontanano da ciò che davvero vorremmo essere. Tutti almeno una volta nella vita siamo rimasti delusi da altri occhi, ci siamo confusi, illusi, incolpati. “Contro i miei occhi” è il risultato di una serie di vicissitudini, però da qualche parte è giusto ricordarsi che c’è sempre un modo per rinascere. In fondo al tunnel c’è sempre la luce, ed è chiara.

Hai vinto da giovanissima la 15esima edizione de “Il tema della vita”, rappresentando il tuo Istituto scolastico di Aversa per la kermesse letteraria “Perché sostieni Telethon?”, nel corso della maratona per la solidarietà targata Telethon. Cosa ricordi particolarmente di quella esperienza? Che emozioni hai provato?

In quell’anno mi sembrava una responsabilità enorme mettermi in discussione, con un proprio scritto e rappresentare il proprio Istituto. Ma se ci penso adesso, era l’occasione giusta al momento giusto, che non dovevo assolutamente perdere. Mi spronarono a partecipare due docenti dell’Istituto, la prof d’italiano del mio corso Grafica e Comunicazione, che mi ha seguita dal primo anno scolastico fino alla maturità, quindi ha vissuto la mia evoluzione, il mio percorso, ed è stata la prima persona ad insegnarmi l’impostazione di un articolo di giornale, mi ha permesso di credere in me stessa e nella scrittura come cura personale. Sono rimasta aggrappata ai suoi insegnamenti, molto spesso penso: “Questo me lo ripeteva la prof!”, saranno sempre consigli preziosi da custodire. Ed inoltre la docente di inglese di un altro corso, che ha scoperta la mia scrittura, e mi ha lasciato sognare ad occhi aperti. È scomparsa recentemente, le sono grata per avermi dato tantissima fiducia e per aver dato un colore ed un’attenzione particolare al mio talento emergente. La vita ci fa incontrare alcune anime purissime, anche se per pochi istanti, ma ci cambiano l’esistenza, te ne accorgi nel corso degli anni e lei con la sua, mi ha insegnato a non tirarmi mai indietro ed affrontare sempre tutto con estrema determinazione. Quel trofeo della vittoria, è dedicato ad entrambe.

Sei ideatrice del format “Na Capata”, uno spazio dedicato alla grafica, alla comunicazione e alla produzione dei videoclip. Ci puoi raccontare qualcosa a riguardo? Magari anche un aneddoto?

Il format ‘Na Capata l’ho ideato mangiando un enorme pizza fritta nel cuore di Napoli. A Napoli l’affermazione “Capata” la utilizziamo quando ci focalizziamo su un unico obiettivo, e a tutti i costi lo dobbiamo raggiungere. “‘Na capata” significa un colpo di testa, agire istintivamente, senza però aver valutato razionalmente le conseguenze. Ad inaugurare la prima video-intervista del format ho avuto come ospite un amico cantautore che doveva raccontare la sua musica attraverso una serie di domande e parole chiavi, le interviste del format si svolgevano davanti ad un caffè o mangiando un dolce, in location sempre diverse. Mi piace l’idea di mettere a proprio agio gli ospiti, chiacchierando in amicizia. Ora l’Instagram di ‘Na Capata si è evoluto, mi occupo di grafica, condivido le foto dei live dei concerti degli artisti, quindi non solo video ed interviste. E’ una capata a tutti gli effetti, perché pubblico tutto quello che mi passa per la testa.

Durante il primo lockdown hai omaggiato Luciano De Crescenzo attraverso un podcast con un testo tratto dal libro “Le donne sono diverse” disponibile su Youtube. Perché hai scelto proprio questo artista/intellettuale? Secondo te perché è importante per la cultura del Sud e non solo quella?

Mio padre ha una serie di libri di Luciano autografati, con dedica personalizzata, a casa praticamente sono libri preziosi. Non avevo mai avuto modo di leggere un suo libro, e spinta dalla curiosità durante il primo lockdown ho deciso di iniziare con “Le donne sono diverse”, e sono rimasta affascinata dalla sua scrittura. Ho scelto Luciano? In realtà ci siamo scelti. Qualsiasi sua opera cadeva a pennello in quel momento nella mia vita, dovevo leggere un suo libro. Si, ho omaggiato lui, interpretando un pezzo che è riportato nel libro, e fa riferimento al processo della vita, dalla gioventù alla vecchiaia. Luciano è diventato importante per i napoletani e non solo, perché a differenza di tanti altri filosofi è riuscito a diffondere la filosofia, anche laddove non poteva arrivare, e non poteva essere compresa. Non posso che concludere con una sua citazione: “Molti studiano come allungare la vita. Quando invece bisognerebbe allargarla, con la sensibilità. E guarda caso, la sensibilità cresce proprio col passare del tempo”.

In occasione per la Giornata Mondiale della Poesia e per il compleanno di Alda Merini hai scelto di omaggiare la poetessa attraverso un podcast intitolato “Il rigo della mia follia”, fatto di musica e poesia, unendo in un unico monologo diversi versi di poesie della Merini. Come è nato questo progetto? Quanto è importante unire le arti in un connubio di grande fascino?

Alda Merini rappresenta la poesia fatta persona. Mi sono innamorata di Lei, quando mi hanno consigliato di intrecciare il mio libro ad una sua opera. Attraverso mesi di analisi e di ricerca scelsi “Diario di una diversa”, dove c’era tutto di lei, il male, la solitudine. Alda, non è stata compresa. Non tutti apprezzavano la sua arte, infatti non è presente nei libri di letteratura a scuola, perché il suo stile, la sua scrittura risultava essere pragmatica. Nel lontano 2001 è stata candidata al premio Nobel per la letteratura, e ancora oggi i suoi testi, le sue poesie curano l’anima. Gli ho dedicato un podcast per i suoi novant’anni, forse era il minimo che potevo fare, c’è stato uno scambio tra me e lei, molto intenso, sentivo il bisogno di dirgli “Grazie” a modo mio, e di far rivivere le sue poesie attraverso la mia voce, in ogni momento della giornata, sulla piattaforma Spotify.

Link Spotify: https://open.spotify.com/show/1dRmH6eU1HHZlRrgvJq4OD

Siamo in un mondo in crisi climatica, economica e sanitaria. Ebbene in questo mondo quale è il ruolo della musica o dell’arte?

La musica, ed ogni forma d’arte svolgono funzioni ricreative, hanno un ruolo importante nella vita di ognuno di noi. La musica riesce sempre a trovare la strada per raggiungerci, nei momenti di totale silenzio o di totale caos, c’è sempre una sottile colonna sonora di sottofondo che ci accompagna. In ogni fase della vita scegliamo di farci cullare e accompagnare da una canzone, il ruolo della musica e dell’arte sotto ogni punto di vista, è quello di diffondere cultura, messaggi, verità, dichiarazioni. Nell’ultima edizione del Festival di Sanremo sono esplosi nuovi giovani talenti con brani che raccontavano e denunciavano realmente la realtà, abbracciando temi delicati che affliggono la società odierna.

L’esperienza insieme a Marco Mengoni…

L’esperienza con Marco Mengoni presso il Museo ferroviario di Pietrarsa a Napoli rappresenta per me la realizzazione di un infinito sogno. Ho sempre fatto file chilometriche per incontrarlo ai vari firma copie, anche solo per pochi istanti, seguirlo in tour in ogni tappa della Campania. Poi improvvisamente la vita passa e ti spiazza, in un giorno qualunque mi telefonano da Milano per prendere parte a questo incontro per la presentazione del suo nuovo album. Ho avuto l’onore di ascoltare in anteprima alcuni brani inediti dell’album, in un luogo magico di Napoli, con Marco ad un passo. E’ stata un’esperienza pazzesca!

Per finire, saluta i nostri lettori e parlaci di eventuali tuoi progetti futuri….

Nei progetti futuri sicuramente rientrano altri podcast e nuovi monologhi scritti e interpretati da me. Tutte le cose che realizzo hanno una valenza, le valorizzo al massimo, sono molto perfezionista. Grazie per l’opportunità, un caro saluto a tutti i lettori di System Failure….