Intervista a Bunnyblack
Benvenuti su system failure. I vostri inizi con la musica come sono stati? Come vi siete conosciuti?
(Less): Siamo partiti da punti molto diversi. Maiqqu suonava musica elettronica, io suonavo alternative rock/cantautorale con i Velaut, finché non ci siamo trovati sullo stesso palco, da “avversari” in un concorso musicale… Il resto della storia è quello che vedete ora.
Potete parlarci del vostro background musicale? Nominate anche qualche album che conta tanto per voi…
(Maiqqu): Anche qui siamo di estrazione diversa. Io vengo dal punk, dall’elettronica e dal filone alternative ’90s; Less ha radici molto forti nel blues, nella canzone d’autore, ama la Dark-wave… abbiamo trovato punti di incontro in album come “Unknown Pleasure” e “Closer” dei Joy Division, o in “Loveless” dei My bloody Valentine. Ci discostiamo da questi artisti per alcune caratteristiche importanti, ma è innegabile che abbiano un ruolo importante nella nostra musica.
Essere emergenti ora. Che Italia discografica vi trovate davanti?
(Less): E’ una domanda spinosa. Ma la vera domanda forse dovrebbe essere: cos’è e cosa fa una Etichetta discografica in una Italia come quella di adesso? Ognuno filtrerà la risposta con la propria esperienza, ma credo che, soprattutto nella musica alternativa, quella outsider, quella “artigianale, da bottega” (come dice il mio amico Francesco Caprini), l’etichetta, come figura, abbia un po’ perso mordente. Esistono poi delle belle eccezioni, per fortuna.
Come nasce una vostra canzone? Parlate del processo creativo alla base…
(Less): Non abbiamo un vero e proprio processo prestabilito o un canovaccio da seguire, ogni canzone ha sempre una storia a sé. Generalmente Maiqqu porta una idea di base, su Gameboy, che definiremmo “grezza”. Di solito sono sempre semplici e vincenti, e mi dice una o due parole massimo, che descrivono la cosa a cui pensava mentre la buttava giù. Avendo un po’ più di esperienza nell’ambito della produzione, io la “sgrezzo”, sistemo la struttura, se servono faccio degli aggiustamenti armonici, e scrivo testo e linee melodiche. Poi ognuno prova l’arrangiamento sul proprio strumento elettrico. Ma va detto che è un processo sinergico in tutte le parti, nessuno di questi processi è isolato o delegato ad uno solo di noi. E’ bello lavorare così.
C’è un filo rosso che lega le vostre canzoni?
(Maiqqu): Si, è l’idea che l’elettronica 8 bit del Gameboy, che è lo strumento principale, è sempre presente, ma calata in un contesto che di base non è elettronico. Di per sé sembra paradossale, ma è per quello che andiamo a genio sia agli ascoltatori di elettronica che ai vecchi rockers.
Di quale messaggio volete essere portatori con la vostra musica?
(Less): A noi piace la gente che ancora sa stupirsi, che non ha paura di emozionarsi, che non vive la musica come si vive un acquisto compulsivo di un nuovo iPhone o come una occasione per un buon post su Instagram. Parliamo agli sconosciuti che sorridono, a chi non si tappa gli occhi quando la nostra strobo va forte, a chi ancora balla. Per la gente così non servono messaggi, loro lo sanno già tutto.
Abbiamo recensito il vostro ep omonimo. Dove è stato registrato? Che tecnica di registrazione è stata usata? Difficoltà nel processo di registrazione?
(Less): Il disco è stato registrato da Paolo Indelicato, al Buco, un piccolo studietto a Siculiana (Agrigento). La forza di quel posto non è la strumentazione, la stanza, i microfoni ecc… ma è proprio Paolo. Lui registra solo i progetti che gli piacciono, e lo fa con una passione incredibile. Ho avuto modo di registrare per diversi progetti, con lui, e quando qualcosa esce da lì, ha qualcosa che non si può spiegare. E’ una registrazione “lo-fi”, come si confà al nostro progetto. Gli strumenti elettrici sono stati registrati come da live, semplicemente con i microfoni davanti agli ampli già effettati analogicamente a monte. Per quanto riguarda le difficoltà, quando si lavora con Paolo, la difficoltà più grossa è la scelta della pizza da ordinare nella pausa cena.
Quale canzone preferite delle 4 da un punto di vista affettivo/emozionale?
(Maiqqu): Siamo legati fortemente a tutte. Ma se dovessimo dare una risposta credo sia “Abisso”. E’ una canzone che ha una storia pregressa, l’avevo scritta in precedenza e provata in diverse versioni. Ma quando abbiamo iniziato a lavorare alle nostre cose, è stata la prima che abbiamo tirato fuori. Con le linee vocali di Less quella canzone ha raggiunto la maturità che meritava. E’ il nostro primo vero inizio.
Come vi siete sentiti al lancio dell’ep?
(Maiqqu): E’ una emozione stupenda, ci si sente sempre come se fosse la prima volta.
Ci potete parlare della cover dell’ep? Cosa rappresenta?
(Less): Anche la cover(subito sotto in figura), come il disco, è “ermetica”. E’ stata realizzata da un’artista contemporanea/creative material designer, Nuddru c’è, e fa parte di un ciclo di collages, non realizzata appositamente per noi, ma che noi abbiamo scelto. Adoriamo quell’immagine, e non solo quella. Infatti le copertine delle nostre copie fisiche sono state realizzate a mano proprio da lei, con una carta speciale, ed esistono in tre versioni diverse, in tiratura limitatissima, di 50 copie per tipo.
E il video di “Walls of people”? Come è nata l’idea e chi vi ha aiutato a realizzarlo?
(Maiqqu): Il videoclip è stato interamente realizzato da me, con go-pro e smartphone. L’idea è quella di un ragazzo che si sveglia con questo tema martellante nella testa, e va a cercare la sorgente perché ha bisogno di spegnerla per trovare pace. La metafora rappresenta la compulsione della competitività indotta nella quotidianità e di come riscoprire le ragioni dell’amore possa riscattarci da questo darwinismo sociale. Per la realizzazione, è stato determinante l’aiuto di Gioele Galioto, il protagonista del video, e degli amici che ci hanno dato supporto logistico e operativo.
La domanda sorge spontanea per noi che non ne abbiamo mai avuto uno. Come si fa a fare musica con un Gameboy?
(Maiqqu): E’ un comune Gameboy (di quelli che se ci metti dentro Metroid puoi giocarci). Poi esiste una cassetta in cui dentro, al posto del gioco, c’è un editor dei suoni 8 bit.
Come è il vostro live perfetto? Dove sognate di suonare? Cosa non può mancare in un vostro live?
(Less): Il live perfetto è quello in cui si balla sopra e sotto il palco. Cosa non può mancare? Il buio e il volume. Con troppa luce e poco suono, soffriamo.
Potete anticiparci qualcosa sui vostri prossimi progetti musicali?
(Maiqqu): E’ appena uscito un disco di cui andiamo fieri, vogliamo godercelo e suonarlo in giro. Ma si… abbiamo tanta altra carne sul fuoco.
Per concludere, salutate i nostri lettori e invogliateli ad ascoltare la vostra musica…
(Less): Grazie a System Failure e a chiunque leggerà queste parole, ma soprattutto a chi ascolterà i Bunnyblack. Non ci va di invogliare nessuno, chi ci ascolterà lo farà perché gli andiamo a genio.
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