Hertzen – Emotionally numb

Lo Zen e l’arte del tiro con l’arco – Gli Hertzen e l’arte del suono. Finalmente é uscito l’album che stavo attendendo, quello dove si preannunciava un sound che fosse simile a quello di una band live con basso, chitarra e batteria pur rimanendo ‘elettronico’. Vuol dire che tutti gli strumenti sono comunque ‘riprodotti’ da synth? Missione compiuta e come sempre con grande eleganza.

Qui su System Failure abbiamo già recensito altri lavori degli Hertzen e della cantante solista Mey Rei e vi consiglio di andare a vedere i precedenti articoli cosí potete sapere chi sono.

In breve, per chi approda su queste pagine per la prima volta, gli Hertzen sono un duo di musica elettronica, sul genere Chill…dalle atmosfere abbastanza rilassate senza dimenticare il groove e l’energia.

La voce é di May Rei, italiana di origini pugliesi, si occupa anche di looping, programmazione e di altri elementi della parte strumentale. L’altra metà della formazione é Marcelo Dias, brasiliano, ossia ‘Self’. I due si incontrano in Germania…

In questo ultimo lavoro sento una influenza piú chiara dei Depeche Mode per una questione di mood e per qualche fraseggio vocale. Il preannunciato sound ‘live’ é invece dato con degli escamotage intelligenti: grancasse ottenute dalla sovrapposizione di piú tipi, rullanti lasciati volutamente un po’ aspri in alcune frequenze, suoni di basso molto realistici, ma che nell’utilizzo non vanno a simulare esattamente quello che un bassista farebbe, tuttavia lasciano allo strumento il mestiere che deve fare: tenere il groove.

Il capolavoro sono peró le chitarre. Difficile, difficilissimo credere che siano sintetizzate, a volte hanno una precisione sull’attacco che non lascerebbe dubbi che sia uno strumento reale – oppure sono campionate. I suoni di chitarra sono comunque spesso trattati, effettati e ‘rivoltati’ mandando la forma d’onda all’inverso. Resta comunque quell’alone di realismo che a me come tecnico fa dubitare, ma come sound generale funziona benissimo, molto armonico ed equilibrato. Sicuramente un band ‘umana’ potrebbe suonare agevolmente gran parte dei brani.

La voce di May Rei é piú coraggiosa con l’effettistica rispetto ai lavori precedenti, tuttavia il risultato é di grande chiarezza e pulizia. Sempre suadente e sofisticata la voce su temi introspettivi, ritratti di caratteri moderni ed irrisolti tipici dei tempi che stiamo vivendo, restando di base il bisogno d’amore.

Disperazioni buie ma non gridate, caos calmo, maestro zen nell’occhio del ciclone, ma é lui stesso il ciclone.

A cura di Riki Abi.

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