Intervista a Kory Walt Blek

1)Bentornato su System failure. Su System failure abbiamo recensito il tuo album “Moon”. Quanto tempo hai impiegato per registrarlo? Che tecnica di registrazione hai usato?

Ciao ragazzi. E’ un grande piacere ritrovarvi. Per la registrazione di “Moon” ho impiegato circa tre mesi di lavoro molto intensi. Ogni traccia è nata da una piccola idea nella mia mente, che poi ho cercato di trasformare in musica concreta. Essendo da solo e volendo un buon prodotto, ho dovuto sovra incidere moltissime tracce, dalle percussioni, alle armonie di chitarre, ai synth, le orchestrazioni. E poi una miriade di voci per ricreare l’effetto di un enorme coro alle mie spalle, che agli effetti non esiste. Ho cercato di innovare il sound e le varie componenti, lavorando tantissimo sui suoni e sulla qualità audio.

2)Quali strumenti hai usato per l’elettronica?

Le parti elettroniche sono composte per la maggiore da diversi synth, sequencer, organi e parti di chitarre.
Amo molto costruire le parti elettroniche utilizzando strumenti che non siano solo synth ma sperimentando sulle chitarre, organi eccetera, per creare nuovi suoni, nuovi orizzonti e per avere il mio modo di creare musica e di realizzarla. Ho usato anche molti tipi di drum machine e batterie che ho sintetizzato. Anche per il basso ho lavorato molte sotto tracce per creare un suono profondo ed efficace che si miscelasse perfettamente con la batteria creando una base solida e corposa.

3)Ci parli della cover di “Moon”? Cosa rappresenta?

La cover di “Moon” è la rappresentazione del mio mondo. Un vero e proprio cartoon. Avevo bisogno di questo stato di confusione e di felicità che si rappresentassero simultaneamente. E’ quasi un taglio con il passato. Simboleggia un po’ il ritorno alla vita, una vita felice, in espansione, dove tutto può accadere. Fondamentalmente questa copertina rappresenta me stesso e la mia nuova vita. Un chaos di colori, di immagini, di emozioni. Lo stile cartoon del tutto è la fanciullezza. Come se il tutto me lo avesse dettato il bambino che sono ancora. Quello che sono nella vita praticamente.

4)Su quale canzone di “Moon” dovrei soffermarmi e perché?

Ci sono tanti spunti in questo album, tante sfaccettature da cogliere. Non saprei prendere una canzone sola perché ognuna ha un significato specifico. Ci si potrebbe soffermare su “In The End” che a mio parere sembra ricordare Le Petit Prince del primo album e ha un ambient e delle sonorità tutte sue, capaci di rapirti. “I’m Learning” è un altro brano molto significativo sia dal punto di vista della scrittura, che dal punto di vista realizzativo. Un connubio di elettronica e rock riuscitomi molto bene. Una canzone nata su uno scacciapensieri, che poi è il filo conduttore di tutto il brano. Anche in “Do You Cry” amo le atmosfere e poi c’è “In A Dream” che è il mio viaggio oltre la realtà, la fisica. Solo chiudere gli occhi e viaggiare.

5)Quali sono le differenze tra “Moon” e i tuoi album precedenti?

Sicuramente una maturità più grande ed affermata. Una miglior modo di scrittura e realizzare il tutto. Le atmosfere sono simili ma in “Moon” c’è una felicità assente negli album precedenti. Mi ripeto, è il mio ritorno alla vita. C’è pace, spensieratezza, gioia, un ritorno ad esser bambini.

6)Quanto è importante emozionare con la propria musica?

Penso sia la cosa più importante e ciò che cerco dalla mia musica. Non sono una persona che compone e arrangia in modo teorico o nozionistico. Mi lascio andare come in balia delle onde. Devo assaporare quello che faccio. Ho bisogno di sentire i brividi altrimenti non è un buon pezzo. Non mi importa di quanto una persona sia teoricamente brava. Tutti con un po’ di studio ci arrivano. Mi interessa che qualcuno mi faccia venire la pelle d’oca, mi faccia piangere. Ho costantemente bisogno di emozioni dalla musica. Ho bisogno di estraniarmi e di entrare in un’altra realtà, una astratta. La musica è fatta per salvare l’uomo. Non ci sono teorie o meccanicismi nell’arte. E’ una questione di emozioni. Vedete quando compongo la mia testa non lavora. E’ la parte più intrinseca del mio essere che lavora, perché voglio tenerti fisso li, rapirti per il tempo di una canzone e lasciare che per quel tempo tu ti senta davvero umano, con le tue emozioni, le tue insicurezze, i tuoi pensieri. Voglio che tu costruisca il tuo viaggio e la mia musica sarà il tuo cicerone.

7)Nomina 3 dischi che hanno segnato la tua vita in modo indelebile…

Sicuramente inizierei da “Queen II”. Amo i Queen e quell’album è avanguardia allo stato puro. “The Dark Side Of The Moon” è impossibile non menzionarlo. Un lavoro unico e strabiliante. Infine non posso non citare “The Rise And The Fall Of Ziggy Stardust” di David Bowie. Che dire di quest’uomo? Un artista fuori dal mondo che ha creato innovazioni dopo innovazioni.

8)Per finire, un saluto ai lettori di System failure…

Ciao a tutti ragazzi. Vi ringrazio tutti per aver letto la mia intervista e mi raccomando ascoltate “Moon”. Buona musica tutti e alla prossima (molto presto)…