Kaiju – “Kaiju”

Kaiju, termine nipponico dal significato: mostro misterioso che viene dal mare. Nella cinematografia fantascientifica giapponese i Kaiju sono delle creature gigantesche e ibride, di solito generatesi da altri animali investiti dalle radiazioni atomiche, cambiando così forma e dimensioni. Lo stesso avviene per questa band, nata dalle ceneri di un altro gruppo per modificarne e ampliarne l’energia creativa.

Il gruppo parte infatti dalle note decennali dei De Void, band dall’inedito crossover tra hard rock, funky-fusion e i ritmi, le melodie e i linguaggi mediterranei. Dopo aver riscosso consensi in vari festival italiani e dopo la pubblicazione dell’album “Wahed” (Oinè Records, 2006), la band interrompe la sua attività fino a qualche anno dopo, quando il leader Ivan Gojira Franzini e il bassista Antonio Void Colaruotolo decidono di riformare un combo per ripartire da dove i De Void si erano fermati e ampliare ancor di più la loro idea di crossover musicale. Con l’arrivo di Augusto Snakeseater Bortoloni alla batteria e di Gianluca Mosquito Merenda alla chitarra, la band assume una nuova identità: Kaiju.

I Kaiju sono una formazione dal sound alquanto eterogeneo da decifrare. Il nome che si sono scelti con il significato che abbiamo messo sopra è proprio opportuno. Il loro sound è un crossover, un ibrido tra generi musicali diversi: progressive, rock, alternative metal, un vero e proprio dedalo sonoro. System failure ha ascoltato il loro disco omonimo, un disco davvero sorprendente. Il sound di Kaiju in questo disco fa pensare ai Mr. Bungle, tra le tante band. Come loro sono una formazione dal sound alquanto complesso e stratificato, una sorta di art rock sperimentale.

Le innumerevoli variazioni e cambi di ritmo rendono il sound di Kaiju una continua sorpresa. Spesso la ritmica è forsennata come ad esempio ascoltiamo nell’ansiogena Self Aftermath. I refrain in questa canzone sono magnifici e ottimamente combinati tra loro. Unavoidable ci porta sonorità/riff alternative metal davvero taglienti che si combinano con altre sfuriate sonore forsennate. Altro alternative metal è presente in Italy’s a bitch dove a tratti ci sembra di ascoltare i Rage against the machine.

Tumultuosa la title track Kaiju, un vero colpo nello stomaco. Un pezzo oltremodo esaltante, tra i migliori del disco insieme ai suddetti. Colpisce di sicuro anche la surreale e farsesca Clam Academy con le sue sonorità tanto hard rock in alcuni passaggi. Ultima che citiamo è Tyra, canzone dove si fondono sonorità alternative metal con sonorità progressive rock, un ibrido alquanto singolare che è una sorta di manifesto del sound di questa band.

In Kaiju i due chitarristi a nostro giudizio sono autentici fenomeni ben supportati da ritmiche di basso e di batteria che di certo non sono da meno, a tratti anche queste eccellenti. Di certo i Kaiju vanno ascoltati più volte e compresi per benino nella loro straordinaria multiformità. A noi su System failure piace davvero tanto la sperimentazione sonora e non possiamo che accogliere con giubilo il disco di Kaiju, un qualcosa di mai ascoltato prima, un disco da possedere assolutamente, da custodire come un monile prezioso.

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