Japanese Ghost Army – Ok Laptop

C’è qualcosa che unisce inevitabilmente gran parte della scena underground contemporanea, una componente che, diffusasi dagli anni ’70 del secolo scorso, ha da un po’ di tempo trovato una denominazione nel termine “Bedroom Music” o “Lo-fi” (bassa fedeltà), termini utilizzati per far riferimento a sperimentazioni musicali che rinunciano alle sale di registrazione e agli strumenti “classici” e “sofisticati” per la realizzazione dei brani, e che piuttosto ricorrono alle Recording Sessions <> (home recording) e ad un intenzionale effetto DIY che rende i suoni inclini a sensazioni nostalgiche, distorsioni armoniche e alla psichedelia. La scelta di registrare l’intero EP in una casa e di servirsi solo di un computer portatile (“laptop”) per portare a termine la lavorazione intera del loro EP d’esordio “Ok Laptop” rende semplice ricondurre le volontà del duo napoletano Japanese Ghost Army (Domenico Iorio, voce – Ciro Rapicano Aiello, batteria) a quelle della tendenza Lo-fi. Tuttavia, grazie alla coerenza nelle intenzioni e ad una particolare cura delle proprie influenze, il duo riesce a distaccarsi con prepotenza dai milioni di tentativi “fai da te” disseminati sul web.

Quelle sonorità a cui spesso ci si riferisce con il termine “fuzzy” ovvero sfocato, nebuloso, onirico, caratterizzato dall’utilizzo preponderante del riverbero e del Delay. Se per certi versi è possibile attribuire alcune di queste caratteristiche alla musica dei Japanese Ghost Army, è impossibile non constatare il fatto che le loro influenze siano tanto decise da rendere il progetto una proclamazione nitida e sistematica: contorni tanto delineati da riuscire a scorgerli nonostante la componente Lo-fi che lo permea. D’altronde, ripercorrendo la storia di generi come il Math Rock o il Prog Rock, è facile scorgere le ragioni di questo dualismo musicale. Le prime sperimentazioni dei suddetti generi miravano esattamente a rompere i rapporti con il Rock “tradizionale” e a ritrovare le radici primordiali del genere relegandogli una nuova “complessità” ed un nuovo spessore, fondendo i generi in tracce con dei tratti “alla Jam Session”. Questo è il punto di partenza per addentrarsi in un EP come “Ok Laptop”: così come l’Art Rock o lo stesso Progressive Rock mostravano una chiara intenzione di riprendere tra le mani sonorità associate alla musica Jazz, Blues, musica classica e Fusion in generale.

I Japanese Ghost Army riescono a consegnare una netta e precisa idea delle loro influenze pur accingendo a ritmiche asimmetriche e atmosfere sospese, maniacali nonostante il carattere performativo “à la jam session”. “Ok Laptop” (il riferimento all’album dei Radiohead del 1997, perla dell’Art Rock, è più esplicativo che mai) attinge al Free Jazz dei Naked City, al Post-rock romantico degli Slint e al Progressive surreale dei King Crimson.

La opening track dell’EP, “22 Accent”, la prima delle quattro ad essere stata composta, presenta e “mette gli accenti” su molte delle componenti che verranno approfondite nelle tre tracce a seguire, sistemate in maniera più ordinata e pronte ad esplodere già nella traccia successiva; “(nth)” è forse il più grande momento di splendore per entrambi i componenti del gruppo: la sovrapposizione della batteria aggressiva e della voce sognante esplode in una performance violenta e dai toni tormentati/Punk per poi essere rilasciata in un’ultima parte catartica che ricorda in più parti i Sonic Youth. Dalle sonorità estremamente cinematografiche, “(nth)” è in “Ok Laptop” quello che “Exit Music (for a film)” è in “Ok Computer”: la traccia perfetta ad accompagnare i toni drammatici delle immagini finali di un film. “X Emperor”, il brano più breve tra tutti, è un manifesto programmatico: nonostante non sia la traccia d’apertura, tra le quattro è quella che meglio rappresenta tutto ciò che si trova nel disco, tra ritmi quasi ancestrali (che danno alla traccia un interessante look “da western”) e distorsioni malinconiche. Dai toni decisamente più tendenti al Noise Rock. “Alkaline Third” chiude l’EP con una dicotomia tra una melodia decisamente “calda” che attribuisce al brano quella sensazione di “sospensione” preannunciata, e un suono disturbante, <> dal tono aspro; l’ultima traccia ha la funzione di accumulare la tensione disseminata in tutte le tracce del disco, progressivamente e di portarla tutta in unico brano: un saluto all’ascoltatore che fa venire decisamente voglia di ascoltare di più dal duo napoletano.

Il nome della band non è casuale: i Japanese Ghost Army sono davvero tra gli unici sopravvissuti che continuano a lottare per una non-standardizzazione della musica, soprattutto quella underground e per dare una nuova lucentezza a generi che hanno vissuto la loro age d’or in tempi sempre più distanti da quello attuale. Fortunatamente, i tanti elementi messi in campo nelle sole quattro tracce di “Ok Laptop” fanno auspicare ad un full-lenght con sperimentazioni sicuramente non meno interessanti e ricercate.

Canale Youtube della band: https://www.youtube.com/channel/UCAT7ElMsBdo7JVsbdL-yXXA