Intervista a Uganda

Benvenuti sul nostro sito. Come vi siete conosciuti? Come si è formata la vostra band?

Ciao, la nostra è una storia lunga, una storia di amicizie ed esperienze che si sono condensate in questo gruppo musicale. Fabio e Vincio fanno parte della mia adolescenza, loro sono l’anima punk-rock del gruppo, ci siamo conosciuti proprio grazie alla musica, per tanti anni hanno suonato in un gruppo garage e io li seguivo, una volta ho fatto pure da autista in un tour in Germania, sbronze incluse… Pier ed Eliana li ho conosciuti un po’ più tardi, ai tempi del conservatorio, i tempi delle jam e delle schitarrate notturne di via Giarelli. A Pier devo molto della mia conoscenza della musica, è stato un grande compagno di viaggio da quando suonavamo in duo la musica brasiliana nei locali fino ad oggi. Eliana è sempre in moto, non si ferma mai, insieme con la musica e per la musica abbiamo fatto davvero tanto… Loro sono le persone che danno vita e valore alle canzoni di Uganda.

“poesia musicata” come apprendo dal comunicato. Perché questo modo di fare musica? Cosa potete dirmi a riguardo?

E’ uno dei tanti modi in cui può essere concepita una canzone, “Non so perché” nasce da un testo scritto su una specie di diario… le parole spesso portano con sé un ritmo, l’armonia fa da scenario e la melodia viaggia fra queste tre cose.

..suonare “Non so perché” mi emoziona ad ogni concerto…Potete commentare queste parole?

Questa canzone è l’unico pezzo acustico di tutto il repertorio, ai concerti dico sempre che è la canzone più romantica che ho scritto. Il testo è sincero e intimo… il clima che si crea e l’atmosfera volutamente rarefatta mi fanno sempre sentire un po’ più vulnerabile rispetto alle altre canzoni.

“Non so perché” è il vostro ultimo singolo. Lo potete presentare ai nostri lettori? Di cosa parla?

Parla delle insicurezze e delle speranze, penso che parli della vita, spesso mi capita di non sapere dove sto andando, di non avere un obiettivo preciso e di andare avanti nell’attesa di qualcosa che ti appaghi. Io parlo delle mie sensazioni, parlo di quei momenti in cui ti senti così solo che la fantasia diventa una necessità. E’ una canzone intima e sincera, non ha la pretesa di essere di più e sono queste le cose che la rendono bella.

Quale è la differenza tra “Non so perché” e le canzoni precedenti?

Sicuramente la differenza è nel modo in cui è stata musicata, l’arrangiamento è stato curato in ogni dettaglio a livello di partitura. I due singoli precedenti sono usciti da un lavoro collettivo basato su un canovaccio. In sala prove di solito porto la canzone fatta con chitarra, voce e delle idee che possono fare da guida, per esempio un ritmo o una melodia da inserire in una parte strumentale. “Aperitivi Lunghi” è stata un laboratorio che ci ha permesso di trovare un’identità come gruppo, lavorando molto sul tipo di suono e sullo stile, “Non so perché” invece è una cosa completamente diversa ed è basata sul lavoro di una parte del gruppo.

Quale è il filo rosso che unisce le canzoni di Uganda?

Prima di tutto penso che siano i testi, io parlo della gente, di quello che mi sta intorno e di personaggi di fantasia ispirati dalle varie situazioni che mi sono capitate, parlo delle mie impressioni, esorcizzo le mie paure, e cerco di mettere in luce l’ipocrisia mia e che contraddistingue questo periodo storico.

Quanto è importante la contaminazione nella musica? E la sperimentazione?

Bisogna cercare di essere aperti e di godersi tutta la musica, per me non ha senso fissarsi su un genere o cercare di incastrare tutto in una cosa preconfezionata. La sperimentazione è al centro delle nostre canzoni. A livello compositivo cerco di trovare qualcosa che mi interessa e in sala prove ognuno fa le proposte che vuole in base anche alla propria esperienza e agli ascolti che sta facendo. Insieme sperimentiamo questo collage di esperienze, è un processo lento ma interessante e anche divertente.

Talento, tecnica e studio. Come si devono intrecciare in una band?

Si dovrebbero intrecciare in modo equilibrato, spesso è capitato che alcuni di noi si siano fissati fra uno di questi aspetti tralasciando un po’ gli altri. Alla fine con cinque personalità completamente diverse ci si scorna… per adesso un equilibrio l’abbiamo trovato ma sicuramente lo perderemo di nuovo, ma questo è il normale processo della musica.

Per finire, salutate i nostri lettori e parlateci dei vostri progetti futuri….

Grazie, spero che le risposte siano state interessanti e che questa intervista sia servita a far conoscere un po’ che cos’è per noi questo progetto musicale. Sulle pagine social pubblichiamo sempre le date dei nostri concerti in varie formazioni, come band e in acustico. Dal 15 ottobre, per un mesetto circa saremo in studio a registrare il nostro primo album (Aperitivi Lunghi) che conterrà i tre singoli e altri sei brani made in Uganda. Un caro saluto a tutti!

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