INTERVISTA A Jacopo Ratini

Dormire abbracciati” è il nuovo singolo di Jacopo Ratini. Una canzone che affronta, in modo ironico ma riflessivo, un argomento scottante e divisivo per molte coppie: dormire abbracciati o separati durante la notte? Ecco cosa ci ha raccontato in merito alla nuova uscita e non solo.

Ciao Jacopo, hai appena pubblicato il tuo nuovo singolo Dormire abbracciati, quando e come è nato questo lavoro?

“Dormire abbracciati” l’ho scritta molti anni fa, nel 2017, ma non l’ho mai inserita in nessun album. È una canzone con una tematica particolare rispetto alle altre; ho sempre pensato che fosse molto intima e personale per condividerla con il pubblico ed interessarlo. Poi, un giorno, l’ho fatta ascoltare ad alcune persone di fiducia, con le quali mi confronto prima di scegliere i singoli da pubblicare, e quando è partito il brano ho visto in ognuno di loro la stessa identica reazione entusiasta e positiva. In quel momento ho capito che “Dormire abbracciati” sarebbe diventato un singolo.

Ce lo descriveresti con tre aggettivi?

Solare, ironico, originale.

Ci sono delle realtà in Italia che hanno influenzato il tuo modo di fare musica? E fuori dall’Italia?

Mi sono ispirato sempre più alla letteratura, alla poesia e al cinema, piuttosto che ad un cantante o ad un genere musicale specifico. Se, però, dovessi fare un elenco di artisti dei quali avrei voluto scrivere alcune canzoni appartenenti al loro repertorio, ti direi in ordine sparso: Battisti-Mogol, Lucio Dalla, Rino Gaetano, Cremonini, Bersani, Vasco, Carboni, Grignani, Jovanotti, Tiromancino. Stranieri: Beatles, Paolo Nutini, Incubus, Michael Jackson, Coldplay, Ed Sheeran.

Ti senti più a tuo agio in veste di solista o preferiresti una dimensione più da band in cui ci si divide i compiti e ci si sostiene?

Dal punto di vista compositivo mi sento meglio a scrivere da solo o al massimo con un altro autore/musicista. Dal punto di vista live preferisco esibirmi, tutta la vita, con una band al mio fianco.

C’è un album che avresti voluto scrivere tu?

“Emozioni” di Lucio Battisti e “These Streets” di Paolo Nutini.

Secondo te la musica può ancora avere il potere di cambiare qualcosa? Quale ruolo possiamo attribuire oggi a questa arte?

Ti rispondo con un pensiero che ho pubblicato qualche giorno fa sui miei social. “Le canzoni non cambiano il mondo ma possono cambiare il modo in cui guardarlo. Le canzoni non salvano il pianeta ma possono salvare l’anima e la mente dai momenti di sconforto. Le canzoni non sono indispensabili ma sono importanti per le orecchie, le gambe, le mani, i polmoni, la bocca, il cuore. Le canzoni ti capiscono, ti parlano, ti raccontano, ti consolano, ti proteggono, ti soccorrono, ti abbracciano, ti fanno piangere, sorridere, riflettere, ti liberano. Alcune ti capitano, altre ti cercano, altre ancora le vai a cercare tu. In quel preciso istante che diventa il momento giusto nella tua vita. Ognuno con la canzone che si merita”.

Il tuo sogno nel cassetto?

Sentire cantare una mia canzone, dal pubblico, allo Stadio Olimpico.