Intervista a Franco Giaffreda

Benvenuto su System failure. Puoi parlarci del tuo percorso musicale fino ad adesso?

Ciao a tutti, ho iniziato da ragazzino e ho sempre avuto una passione sfrenata per la chitarra elettrica pur essendomi diplomato al Conservatorio in chitarra classica. Ho composto molti CD con la mia vecchia band Evil Wings, dove mi divertivo, insieme ai miei compagni di avventura, a suonare una musica senza confini. Dopo aver inciso il mio primo album solista “Angeli nel Vento”, l’antefatto di questo ultimo album, ho iniziato a collaborare con diversi artisti di svariati generi musicali: Priviero, Concato, Nic Potter, lo storico gruppo Biglietto per l’Inferno, cercando di tenere sempre il mio stile chitarristico. Dopo una parentesi particolare nella tribute band dei Genesis “Get’em Out”, dove mi sono messo in gioco come cantante/flautista e performer, eccomi qui con questo nuovo lavoro che mi ha fatto re-innamorare della chitarra.

Quali sono gli artisti e le band che hanno influenzato le tue scelte musicali negli anni passati come nei giorni recenti?

Domanda molto difficile…diciamo, chi più chi meno, tutti gli artisti hard rock e progressive degli anni ’70.

Nomina tre dischi che tanto hanno contato tanto per te….

Tre, credimi, sono pochissimi ma ci provo…”Nursery cryme” dei Genesis, “Sabbath Bloody Sabbath” dei Black Sabbath” e “Rising” dei Rainbow più altri 200 circa..

Come nasce una tua canzone? Parla del processo creativo alla base…

Spesso nasce da un riff ma al 90% nasce dal testo. Ho sempre visto i brani musicali come una colonna sonora, devono rispecchiare il mood di quello che si sta cantando. Il mio ultimo CD lo vedo come un insieme di cortometraggi, anzi sarebbe bello crearli. Mai dire mai..

Abbiamo recensito il tuo “Gli strani giorni di NOInessUNO”. Dove è stato registrato? Che tecnica di registrazione è stata usata?

“Gli strani giorni di NOInessUNO”(cover subito sotto) è stato registrato negli “Streetrecstudio” ad Albese con Cassano (Como). Il bravissimo fonico Mauro drago Bertagna, ha centrato perfettamente il suono che avevo in testa. Pochi strumenti, poche sovra-incisioni e suoni molto presenti e nitidi. Fondamentalmente è un disco quasi in presa diretta con sovra-incisioni di chitarra e di voce.

Quale è la traccia che preferisci di “Gli strani giorni di NOInessUNO”?

Vedendo i brani come un unico “lungo brano” ti direi tutte ma se devo sceglierne una direi “Ladri di Sogni” perché racchiude in quattro minuti tante belle idee.

Quali sono le differenze tra “Gli strani giorni di NOInessUNO” e i tuoi lavori precedenti?

Sicuramente il cantato in italiano e aver detto in maniera diretta finalmente quello che pensavo.

Riesci a conciliare la tua carriera artistica con la tua vita? Quante volte a settimana provi?

Certamente sì perché, essendo l’insegnamento della musica il mio lavoro, riesco a ritagliarmi il tempo per dedicarmi a comporre o a fare concerti. Questa è una fase un po’ tranquilla dal punto di vista dei concerti perché stiamo cercando di trovare date e spazi per promuovere il disco e, come si sa, in Italia non è semplice. Le prove di solito vengono fatte a ridosso dei concerti.

Se la tua musica fosse una città a quale assomiglierebbe? E se fosse un film o un libro?

Su questo disco direi Lecco, la mia città, perché da sempre il paesaggio e le montagne mi ispirano nella composizione. Se fosse un film…direi tutti i film horror anni ’70 italiani: noterai che “dormiveglia”, ” incubo notturno” e “prima del risveglio”, sono strutturate come sigla-film-sigla finale….ovviamente in bianco e nero ahahaha.

Oltre alla musica quali forme d’arte preferisci?

Sono sincero…essendo la musica il mio mondo al 100%, ho sempre fatto fatica ad apprezzare altre forme d’arte non per svalutarle assolutamente ma semplicemente per una questione di tempo mio personale.

In un “mondo al collasso” sia dal punto di vista economico che climatico, un mondo dove l’immagine e l’apparire imperano, ebbene, in un mondo come questo, quale è il ruolo della musica?

Bisognerebbe ritornare tutti alle cose semplici. Ti faccio un esempio: il mio disco è molto semplice e diretto ma penso che colpisca comunque le persone. I Beatles scrivevano brani epocali con poche sovra-incisioni e tanto sentimento. La musica ci insegna a stare bene e consiglio a tutti di ascoltare brani che ci portano benessere, qualsiasi genere sia; non bisogna ascoltare musica perché va di moda o perché l’ascoltano gli amici. Ascoltate quello che piace a voi e che vi da sensazioni positive!

Per finire saluta i nostri lettori ed invoglia loro ad ascoltare la tua musica…

Grazie a tutti i lettori di system failure per aver dedicato del tempo a leggere queste mie parole e vi dico solo, ripetendomi, ascoltate musica che vi fa stare bene. Spero che la mia vi faccia stare bene come fa star bene me.

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