DAVIDE VIVIANI: esce oggi il nuovo disco L’OREFICERIA

L’Oreficeria” è il titolo del nuovo disco del cantautore bresciano Davide Viviani, disponibile da oggi, venerdì 17 novembre (in spregio alle superstizioni), con la produzione di Alessandro “Asso” Stefana (PJ Harvey, Vinicio Capossela) e la collaborazione di Marco Parente. Viviani presenterà il nuovo lavoro giovedì 23 novembre in un concerto al Carmen Town di Brescia. Sul palco con lui (voce e chitarra) una band composta da Andrea Abeni alla chitarra elettrica, Massimiliano Tonolini alla batteria e Luca Ferraboli al rhodes e fisarmonica (inizio ore 21.30, ingresso libero).

Anticipato nei mesi scorsi dal video di “E a tutto quel mondo lì”, “L’Oreficeria” – che arriva a sei anni dal precedente “Un giorno il mio ombrello sarà il tuo” – è il disco di un cantautore con l’indole da artista-artigiano, che scrive i suoi brani costruendoli verso dopo verso e accordo dopo accordo. Sono pezzi cardiaci quelli di Viviani, che diventano fiato e suono portandosi dietro nulla che non sia genuino e vero; uno scrittore di canzoni con spirito da outsider e tanta verità umana a portata di mani – quelle mani segnate da scampoli di dolore ma anche da una contagiosa gioia malinconica.

Ogni traccia è la protagonista di una combutta fra lui e Asso Stefana, che hanno organizzato un ritrovo di chitarre languide, steel sottili come piccoli fasci di luce, batterie trotterellanti e pianoforti che incastonano precisi le melodie. Si rafforza così, con quel tanto che basta, un disco breve, poco oltre i trenta minuti, ma di episodi importanti, che vivono da soli e stupiscono di continuo. Brani spontanei perché arrivati improvvisi, perlomeno quando non nascono da una visione. Tracce che cercano sempre, fra stati d’animo diversi, una quadra troppo capace di scivolare via.

Davide, attraverso il titolo “L’Oreficeria”, suggerisce forse che quello del cantautore è un mestiere che riguarda il tempo, il nostro, e anche i meccanismi del vivere, il ticchettio dell’anima che si sfasa quando le cose non vanno come dovrebbero. Una questione di dettagli microscopici e strumenti da lavoro, qualcosa da tenersi al polso, o in tasca, per la vita. I suoi strumenti sono una voce tanto levigata e gentile da raddolcire quell’incredibile ritratto in dialetto bresciano che è “Salomon David”.

E poi un’intenzione melodica che si equilibra su crepuscoli emotivi e quella rara capacità di accostare parole semplici per farle diventare squarci di immaginazione potente – ma in un modo carsico, sottocutaneo – o di raccontare piccole densissime storie dove le parole, tante, non sono mai troppe.
Sarà pure un songwriter artigiano Davide Viviani, ma in lui c’è anche qualcosa del radiografo, dell’entomologo di esistenze, di chi dice sinceramente di sé e ti accorgi che in realtà sta dicendo allo stesso modo di te.

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(foto ilpiccolostudio.com)