>>BIRTHH: a marzo tra America e Canada sui palchi di SXSW e Canadian Music Week. Ad aprile Inghilterra

Continua il successo di BIRTHH che, dopo il lungo tour italiano e la recente partecipazione all’Eurosonic Noorderslag, torna a esibirsi fuori dallo stivale, in occasione di due importanti e prestigiosi Festival Internazionali: SXSW di Austin (Texas) e il Canadian Music Week di Toronto (Canada).

Prima dei palchi internazionali, però, BIRTHH – rivelazione 2016 con il debut album “Born in the Woods“, disco acclamato sia dalla stampa di settore che dal pubblico – sarà in concerto per alcune date italiane nelle città di Pordenone, Livorno, Genova e Firenze.

Recentemente la cantautrice ha preso parte a Demonology HI FI, il nuovo progetto di Max Casacci e Ninja, collaborando infatti al brano Line contenuto nell’album “Inner Vox”: “Birthh è stata una grandissima sorpresa […] è forse quella che porta un più ampio respiro internazionale all’album”. (Max Casacci).

Ecco il calendario nel dettaglio dei prossimi live dove suonerà in formazione trio con Lorenzo Borgatti (seconda chitarra e gestione samples) e Massimo Borghi (gestione parte ritmica):

02-02 : Lubljiana (SLO) – Ment Festival
04-02 : Pordenone – Astro Club
11-02 : Livorno – The Cage Theatre
24-02 : Genova – Bangarang @Crazy Bull
25-02 : Firenze – Tender

Dal 13-3 al 19-3 : Austin – TX (USA) – SXSW
Dal 18-4 al 22-4 : Toronto CANADA – CANADIAN MUSIC WEEK

09-05 : Londra (UK) – Hoxton Bar&Kitchen
10-05 : Brighton (UK) – Green Door Store

Artista del mese su MTV New Generation con il video di “Queen of Failureland” (video visibile a questo link: http://bit.ly/2dn6VPI), secondo estratto dal suo album d’esordio, BIRTHH ha sin da subito incantato pubblico e addetti al settore con la sua voce intensa, ma allo stesso tempo delicata, e con la sua notevole maturità sia nella scrittura che nella composizione, nonostante la giovane età.

BIO
Birthh è l’oscuro alter-ego di Alice Bisi, “la coscienza di una diciannovenne che spende la maggior parte del proprio tempo a pensare a eventi apocalittici”. Un personaggio che, per prendere in prestito il titolo di una delle canzoni del disco, si definisce “Queen Of Failureland”, una giovane regina che non trova pace: “I thought love was enough / But truth is love is dead”. Born In The Woods non è solo la voce di questo personaggio, è il suo stesso corpo: con i suoi colpi di cassa a mimare un inquieto battito cardiaco, i respiri affannosi tra i versi, le sue chitarre nauseanti, i suoi cori caldi, quasi tangibili, intrecciati a tappeti sintetici che avvolgono ed entrano nelle vene.

Anche le parole di queste canzoni sono colme di riferimenti alla fisicità, alla carne stessa attraverso cui Birthh si racconta: “I’ll be poison in your blood / And I’ll be darkness in your eyes / And I’ll be propane in your lungs” proclama Wraith, mentre Chlorine descrive un avvelenamento da amore: “You’re chlorine in my veins / The blood flooding to my brain”. L’esito in ogni caso è fatale: “Kill my senses now, I don’t mind / if you want death, darling, death you’ll find” (Senses).

Il suono di questo tormento mostra una grande attenzione per i particolari e un gusto per le atmosfere downtempo e ambient. «Ho preferito che i suoni del Wurlitzer e di gran parte delle chitarre avessero un certo timbro lo-fi, a fare da contrasto ai suoni precisi e netti dei beat e degli arpeggiatori. Anche l’organo e l’armonium sono stati inseriti con lo stesso scopo. Mancano quasi del tutto gli elementi della batteria acustica. Abbiamo lavorato molto per aggiungere suoni percussivi presi dalla quotidianità (snap, battiti di mani, acqua, porte che sbattono…) e integrarli dentro ritmi frammentati, a volte disorientanti. In gran parte dei brani non abbiamo usato nemmeno il basso: mi piaceva l’idea di poter fare un disco di musica elettronica senza l’ausilio di questo elemento centrale: per ottenere quella profondità abbiamo optato per delle casse con una frequenza bassissima».

Born In The Woods unisce la sensibilità di una scrittura cantautorale, dalle evidenti radici folk, alle ricercatezze degli arrangiamenti elettronici. Il vero elemento distintivo del disco restano le armonie vocali (artificiali e non), che portano le canzoni a climax dai toni quasi gospel, e fanno parlare l’intensa voce di Birthh direttamente al cuore.