Das Es – Viola

Dal caldissimo polo sud della musica alternativa italiana ecco un altro arrivo. 5 ragazzi palemitani segnano il passaggio dal cantato in inglese all’italiano, una decisione comunicativa importante che segna anche una scelta del pubblico da raggiungere e con il quale si vuole interagire. E quindi la propria terra, con la propria gente e quel sound di sottofondo che ti fa capire da dove vengono…qualunque sia il genere. Ho già menzionato questa sensazione qui su System Failure per cui gli artisti siciliani hanno una particolare vibrazione del sound che li accomuna.

Loro si definiscono Post-punk, Dark Wave, io ci sento Cure e Joy Division e quel tanto di elettronica che mi riporta al kraut-rock, nell’ispirazione germanica del nome: ‘das Es’ sono rispettivamente l’articolo e il pronome personale del genere neutro in tedesco..

Mi riportano mentalmente indietro a quegli anni ’80 pieni di fermento contro-culturale dei CCCP, dei primi Litfiba, insomma la sinistra Hegeliana di Maroccolo…un periodo in cui sarei stato volentieri adolescente, attratto e impaurito da quella nuova orda di freaks, graffiti e feste/festini improbabili di cui andava capita la spinta e la tensione politica. In questo contesto ‘caldo’ e ‘di piombo’ le registrazioni anche ‘di fortuna’ o ‘d’emergenza’ avevano e ne hanno ancora di piú oggi un gran valore come mezzo di diffusione di idee e come documenti storici.

Un simile fermento in un periodo apparentemente piú pacifico lo stanno vivendo in Sicilia. Ma questi ragazzi del gruppo das Es sono dovuti passare per nascita e morte del grunge, cloni/epigoni dei Coldplay, festival locali per gruppi emergenti e chissà quali altre nefandezze dell’underground nostrano per giungere fino a noi con questo EP.

Viola, uno tra i miei colori preferiti, fiore, livido, paramento sacro, deep purple, tramonto sul mediterraneo. Momenti di difficoltà e bellezza racchiusi in un colore. I testi sono intimi, racchiusi in un cantato a volte poco intelligibile impastato dai reverberi e riservato quasi iniziaticamente a quella comunità italiana, siciliana e raccolta che desidera andare a fondo.

Sezione ritmica potente e ben costruita, fraseggi di basso gonfiati dal flanger che a volte svolgono la mansione di violoncelli orchestrali. Chitarre flangerate e distorte, ma al tempo stesso molto pulite e divise tra destra e sinistra grazie all’intelligente produzione di Francesco Less (mixer alla Roadhouse11) e Francesco Barbata (Disco33 per il master) il tutto crea un ascolto molto immersivo e profondo per dei brani non eccessivamente lunghi ma ben suddivisi tra le parti e le variazioni ritmiche. Nulla di rivoluzionario a livello compositivo, ma sicuramente efficace per gli amanti del genere – é musica un po’ per iniziati e per conoscitori di certi contesti pregressi. Tenere lontano dalla portata delle generazioni da Z a C…se non per somministrazione a piccole dosi per conoscenza…poi…non si sa mai.

La formazione é composta da:
Davice Russo: Voce
Leonardo Vetrano: Chitarra
Mauro Maniscalco: Basso
Valerio Gambno: Batteria
Salvo la Rosa: Synth

A cura di RikiAbi.

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